Smog, sotto accusa la perizia sulle polveri
La relazione è quella commissionata all’Arpa e al Cnr dall’allora assessore regionale Vincenzo Saraceni - da Corriere della Sera del 16.05.2006
16 May, 2006
Nell’inchiesta del pm Amendola c’è un indagato per abuso d’ufficio
C’è un primo indagato. L’accusa: abuso di atti d’ufficio. Il procuratore aggiunto Gianfranco Amendola va così avanti nell’inchiesta sulle polveri sottili. E sul contestato studio che la precedente amministrazione regionale ha affidato all’Arpa, e che l’agenzia per la protezione dell’ambiente aveva a sua volta affidato al Cnr. Il sospetto di Gianfranco Amendola, procuratore noto per le sue battaglie sull’ambiente, è quello che ci sia stato un «accordo» per evitare di bloccare troppo il traffico, di fronte ai continui livelli in rosso per le famigerate PM10. E che lo studio, voluto dall’allora assessore all’Ambiente della Regione Vincenzo Saraceni, dove era scritto che le «polveri del sahara» erano colpevoli dell’inquinamento fino a livelli del 30%, servisse anche a questo scopo. Adesso c’è il nuovo capitolo. È costituito da una perizia che la Procura ha chiesto all’Istituto superiore di Sanità sulle conclusioni della ricerca Arpa-Cnr «tesa ad accertare il contributo attribuibile a sabbia sahariana». Ebbene: «Lo studio non è esaustivo». Secondo gli esperti dell’Istituto superiore di Sanità, infatti, la ricerca «non propone una valutazione globale ed omogenea dei risultati e delle eventuali conclusioni comuni, ma si limita a riassumere le valutazioni parziali dei diversi gruppi che non presentano, in alcuni punti, una perfetta concordanza». Ancora. «Non vengono indicati i criteri - così è scritto nella perizia dell'Istituto superiore di sanità - che rendono la distribuzione spaziale e la tipologia delle stazioni e la distribuzione temporale delle rilevazioni, rappresentative di eventi per l’intero territorio laziale».
Per i tecnici che hanno redatto la perizia, più in sintesi, «si avrebbe una sovrastima dell’apporto considerato naturale, a maggior ragione qualora tale sovrastima si attribuisse impropriamente ed esclusivamente a sabbie sahariane».
«Quando lo studio fu presentato dal mio precedente collega Vincenzo saraceni - ricorda l’attuale assessore all’Ambiente Angelo Bonelli - mi sono presentato con un sacchetto di sabbia», quasi a riprova del fatto che le polveri sottili con il Sahara c’entrano fino a un certo punto. E ricorda che una ricerca sulla composizione delle polveri sottili era già stata ampiamente eseguita dall’Apat, l’agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente, dove è scritto che «la forte prevalenza delle PM10 è dovuta alla combustione», come dire ai tubi di scappamento delle auto.
E le polveri naturali avrebbero un impatto sull’inquinamento dell’8-10%, non fino al 30% come sanciva il contestato studio. «La perizia dell’Istituto superiore di sanità - aggiunge Angelo Bonelli - non fa che confermare quanto ho sempre sospettato, ovvero che quello studio non vale niente. Ma quel che è più grave è che è costato ben 600 mila euro, che potevano essere destinati diversamente». Come? «Ad avviare un piano di risanamento dell’aria, ad acquistare mezzi ecologici per il trasporto pubblico», risponde l’attuale assessore regionale all’Ambiente.
Mentre la magistratura va avanti, mentre «sarà lei a dover prendere adeguati provvedimenti - come afferma Angelo Bonelli - noi andiamo avanti con il piano di risanamento dell’aria, perchè l’emergenza ambientale si è trasformata in emergenza sanitaria».
L. Gar.