Traffico e smog, allarme Oms in tredici città novemila morti
Monitorati quasi tutti i centri italiani con più di 200.000 cittadini. Il 9% della mortalità degli over 30 - da Repubblica del 16.06.2006
16 June, 2006
<b>Nelle aree urbane costantemente violati i limiti di legge. Pecoraro: bisogna intervenire con urgenza
Antonio Cianciullo</b>
Lo smog ne uccide uno su dieci. Da uno studio su 13 città italiane con oltre 200 mila abitanti, condotto dall´Oms (Organizzazione mondiale di sanità) e dall´Apat (Agenzia per la protezione dell´ambiente), è venuto fuori un quadro allarmante: tra il 2002 e il 2004 si sono registrati, in media, 8.220 morti all´anno per le polveri sottili. Il che equivale al 9 per cento della mortalità degli over 30, comprendendo tutte le cause tranne gli incidenti stradali.
In altre parole, se l´obiettivo di qualità dell´aria che diventerà legge a partire dal 2010 - una concentrazione massima di PM10 (le particelle con un diametro inferiore a 10 millesimi di millimetro) pari a 20 microgrammi per metro cubo - fosse già in vigore e venisse rispettato, ogni anno si salverebbero più di 8 mila vite.
Oggi la soglia massima di polveri consentite è più alta: 40 microgrammi per metro cubo. A portare la responsabilità di queste morti aggiuntive (a cui si aggiungono 516 vittime da ozono) non è però il passo lento delle direttive europee che ci garantiscono un quadro legale più protettivo, ma lo scarso impegno nel disciplinare il traffico che si è tradotto in un sostanziale aggiramento della legge formalmente in vigore e di fatto ignorata.
La normativa attuale prevede infatti che quando una città raggiunge i 35 superamenti del tetto massimo di polveri sottili previsto in un anno scatti un piano di contromisure efficaci. In questo modo si eviterebbe l´effetto di accumulo che può scatenare, nell´arco di alcuni anni, le malattie elencate nel rapporto Oms-Apat: infarto, cancro al polmone e ictus. Ma questo tetto continua ad essere oltrepassato senza che le città reagiscano. Anzi, negli ultimi anni il problema si è aggravato: i fondi per il trasporto pubblico sono stati tagliati e le domeniche senz´auto, poco incisive sul piano pratico ma utili come strumento di comunicazione del cambiamento necessario, sono state abolite.
Il nodo che nessuno sembra voler sciogliere è proprio il traffico. Lo dice con chiarezza il rapporto Oms-Apat che ha fotografato la salute di 9 milioni di persone precisando che nelle città prese in esame i veicoli a motore sono responsabili di oltre metà dell´inquinamento totale (il resto dipende dal riscaldamento, dalle industrie e, in misura ridotta, da cause naturali): «Un sostanziale guadagno in salute può essere ottenuto grazie a politiche che mirino al contenimento delle emissioni da trasporto privato motorizzato e promuovano il trasporto pubblico, la pratica di camminare e andare in bicicletta. Nelle città italiane un´attenzione particolare dovrebbe essere dedicata all´inquinamento provocato dai ciclomotori, in particolare quelli con il motore a due tempi».
«I dati Oms e Apat confermano che siamo di fronte a una situazione grave che richiede interventi energici e mirati», ha commentato il ministro dell´Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio. «Si dovrà arrivare in tempi rapidi a piani regionali per la qualità dell´aria e occorrerà studiare incentivi in grado di spostare quote importanti di traffico verso il mezzo pubblico. E´ un impegno che non possiamo rimandare».
Alcune delle contromisure possibili si potrebbero attuare rapidamente con effetto immediato. Ad esempio, ha ricordato ieri la Coldiretti, con il biodiesel ottenuto da coltivazioni come il girasole si può dimezzare l´emissione di polveri sottili.