«Un decesso al giorno per inquinamento»
L’allarme in un rapporto riservato dell’Asl inviato a Comune, Regione e Provincia. Monitorate le morti dal ’98 al 2003 - da Corriere della Sera del 22.06.2006
22 June, 2006
<b>Andrea Galli</b>
Un morto al giorno «attribuibile all’inquinamento da Pm10» fissando il limite medio a «40 microgrammi per metro cubo» quando a Milano, come lo scorso 21 gennaio, d’inverno si toccano anche i 276 microgrammi (centralina di via Juvara). Una mortalità a breve termine per patologie cardiovascolari legata allo smog, che provoca 120 casi l’anno. E, ancora, tenendo il limite dell’ozono a 10 microgrammi - limite impossibile da raggiungere: martedì, per esempio, alla centralina Parco Lambro è stata raggiunta quota 143 - si salverebbero altre 128 vite. Ma soprattutto: una ricerca condotta con vecchi parametri, non gli attuali con i quali «le stime dell’impatto sulla salute risulterebbero più che raddoppiate». Eccolo qui, il dossier dell’Asl intitolato «Stima dell’impatto dell’inquinamento atmosferico», con oggetto l’aria malata di Milano e i suoi effetti letali. Un dossier redatto, con riferimento al periodo temporale 1998-2003, dal Dipartimento di prevenzione in applicazione alle «indicazioni dell’Oms». Un dossier mai reso pubblico nonostante le richieste del gruppo Mamme antismog, ricorse al Tar perché «un documento che parli di salute dei cittadini dev’essere reso leggibile» così come sostiene Carlo Monguzzi, capogruppo in Regione dei Verdi e da sempre in prima linea nelle battaglie ambientali. Un dossier che l’Asl ha definito, per voce di Chiara Porro, oggi responsabile del Dipartimento di Prevenzione, «solo una brutta copia» ma che è stato inviato, il 13 gennaio 2005, a Regione, Provincia e Comune, da Antonio Mobilia, direttore dell’Azienda sanitaria.
<b>LO STUDIO</b> - Due i passaggi-chiave nella pagina in cui i responsabili dello studio tirano le conclusioni. Primo: «Il principale contributo alle concentrazioni degli inquinanti è dato dal trasporto su strada (per il Pm10, circa il 70%)». Secondo passaggio-chiave: «La possibilità di riduzione degli effetti sulla salute è legata al contenimento delle emissioni di inquinanti nell’atmosfera». Ha scritto Mobilia nella pagina di presentazione: «A seguito dei ripetuti superamenti dei limiti di legge per quanto riguarda l’indicatore atmosferico Pm10, il Dipartimento di Prevenzione Medico della Asl ha predisposto una relazione sulla stima degli effetti sulla mortalità generale e per cause specifiche a Milano». Obiettivo, «contribuire al dibattito sulle strategie di intervento per la riduzione degli inquinamenti atmosferici e sugli effetti sulla salute».
<b>ALLARME PM10</b> - Nel capitolo «Mortalità a lungo termine per tutte le cause attribuibili all’inquinamento da Pm10 con limite di 40 microgrammi per metro cubo», dal 1998 al 2003 i numeri registrano un calo anno dopo anno. Ma restando su quote alte. Nel 1998 si sarebbero potuti evitare 387 decessi, tre anni dopo 300 e nel 2003, 266. Ci fosse invece stata una media di 7,5 microgrammi, i decessi evitabili sarebbero stati 1.572 nel 1998 e 1.500 nel 2003. È un’aria che uccide e manda in ospedale. Sempre nel 2003: stimati 142 ricoveri per broncopneumopatie e 797 per patologie cardiovascolari che, con un’adeguata lotta allo smog, forse non ci sarebbero stati.
<b>EMERGENZA OZONO</b> - Le Pm10 sono un inquinante «caratterizzante» dell’inverno. L’ozono lo è dell’estate, e per questo motivo l’allarme, lanciato dall’Asl, è più che mai attuale. «L’inquinamento da ozono rivela un andamento in crescita che si associa a un aumento degli effetti sulla salute della popolazione» si legge nel dossier dell’Azienda sanitaria. La mortalità a breve termine con limite di 10 microgrammi al metro cubo ha visto 325 casi nel 2003, mentre nel 2001 erano stati 283 e l’anno successivo 278. La mortalità, sempre a breve termine, sempre legata all’ozono, con riferimento al limite di 10 microgrammi e sfociata in patologie respiratorie ha registrato 87 ricoveri nel 2003. Ventuno in più di quanto avvenuto nel 2001.