«Smog in città». Ue contro Oms
- da Il Manifesto del 27.09.2006
27 September, 2006
<b>Alberto D'Argenzio</B>
Bruxelles
Avverte l'Organizzazione mondiale della salute che ogni anno 350.000 persone muoiono in Europa per colpa delle polveri sottili, le subdole Pm10 che svolazzano nelle nostre città. Una strage con interessanti ripercussioni economiche, visto che tra spese sanitarie e mancati giorni di lavoro l'inquinamento dell'aria si porta via un 9% del Pil della Ue. Ieri questi numeri non sono entrati nella sala plenaria del Parlamento europeo impegnato nella votazione in prima lettura (verrà poi ridiscussa dai 25 e quindi dovrà tornare a Strasburgo) della direttiva sulla qualità dell'aria nella Ue, sono invece entrati gli interessi delle industrie automobilistiche e le pressioni delle amministrazioni pubbliche di alcuni paesi. Risultato: l'Eurocamera ha approvato dei limiti per l'inquinamento dell'aria ben al di sopra di quelli raccomandati dall'Oms. Ma ha fatto pure di peggio: ha concesso ancora più tempo agli Stati per mettere in ordine l'aria delle proprie città.
Il Parlamento, infatti, concede alle capitali 6 anni, e non 3, per far rispettare i limiti attuali di Pm10 presenti nell'aria. Inoltre ha deciso di aumentare il numero di giorni in cui si può sforare la soglia giornaliera, che passano da 35 a 55. «L'aria è sempre la stessa - sbotta Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente - piena di smog, polveri sottili ed altri veleni, dannosa per la salute e per l'ambiente. Ma l'Europarlamento ha deciso che possiamo continuare a respirarla senza problemi, inquinata e pericolosa per almeno altri sei anni».
Il voto a favore dell'innalzamento dei limiti permessi parte da destra, dai popolari, ma raccoglie anche una grande fetta dei socialisti e quasi tutti i liberali. Si ribella a questa ondata il liberale Vittorio Prodi, fratello del premier, che vota contro gli emendamenti più lassisti (dai 3 ai 6 anni e dai 35 ai 55 giorni) e, coerentemente, pure contro la proposta finale. Contrari agli emendamenti, ma a favore del testo conclusivo, i suoi compagni di partito Pistelli e Toia e i Ds Sacconi, Vincenzi, Pittella e Panzeri. Gli altri socialisti votano con la destra, mentre verdi e comunisti si esprimono in maniera compatta contro questa revisione al ribasso della direttiva.
«Strasburgo - è l'analisi di Prodi e Sacconi - si è piegata a un approccio troppo compiacente verso le amministrazioni pubbliche che non sono state in grado di approntare gli strumenti e i piani necessari per garantire la salvaguardia della salute pubblica. È inutile intervenire sulle soglie, alzandole o abbassandole, occorre - concludono i due - mettere a fuoco una strategia diversa di approvvigionamento energetico». «E' evidente - riassume Monica Frassoni, capogruppo dei verdi - che la Grosse Koalition e le lobby industriali hanno colpito ancora». Adesso la palla passa ai ministri dell'ambiente dei 25 che il prossimo 23 ottobre dovranno riprendere in mano il dossier, con la possibilità di ricondurre la direttiva sulla qualità dell'aria entro limiti più decenti. Ma non sarà facile, viste le pressioni di Berlino che già ha osteggiato con il potente commissario all'industria Ghunter Verheugen, ben appoggiato da Barroso, tutta la genesi della direttiva.