Comuni: risparmio energetico per recuperare i tagli della Finanziaria
I nostri lettori sostengono questa tesi. Proviamo a verificarne la fattibilità...Interviste
17 October, 2006
<i>Per partecipare al "risanamento" e compensare i tagli che arrivano dal Governo proporresti ai Comuni di introdurre sostanziali risparmi e/o imposte favorevoli all'ambiente?</i>
È questa la domanda che poniamo con il sondaggio ai nostri lettori, che hanno votato a larghissima maggioranza indicando il settore energetico come quello su cui si possono ottenere i più ampi risparmi.
Proviamo a indagare sulla via indicataci dai lettori.
L’<b>OCSE</b> indica come percentuale di possibile risparmio energetico generalizzato una valore compreso fra il <b>30% e il 50%</b>, specificando come per la <b>pubblica amministrazione</b> (da intendersi nella sua totalità: non solo gli enti locali, ma anche quelli centrali come i ministeri, la sanità, l’esercito…) i valori siano molto prossimi al limite massimo della forbice. La stessa Unione Europea fissa nell’<b>1% annuo</b> l’obiettivo di risparmio energetico per gli stati membri, specificando come per le pubbliche amministrazioni l’obiettivo sia dell’1,5% all'anno. Numeri che potrebbero sembrare piccoli e insignificanti, ma che, se riportati su 10 anni assumono una rilevanza completamente differente e che rappresentano come la stessa Unione Europea valuti che la pubblica amministrazione possa (e debba) risparmiare il <b>50% in più di un singolo cittadino</b>.
“Il problema della razionalizzazione dell’uso dell’energia nella pubblica amministrazione – ci dice <b>Giuseppe Tomassetti, vice presidente del FIRE (Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia)</b> – non viene considerato. In particolare nella sanità, dove ci sono sacche di sprechi enormi, con una possibilità di risparmio stimabile attorno al 20%, non viene preso in analisi. Se ci sono soldi, li si investe nei nuovi macchinari, non certo nelle nuove caldaie. Anche perché le autorità presenziano alla presentazione della nuova TAC, non certo a quella delle nuove caldaie. L’energia (e tutti i discorsi legati al risparmio energetico) è poco visibile e non interessa. Tanto più che nella pubblica amministrazione non esiste il rischio d’impresa. Teniamo conto che molto spesso, fra contributi legati ai decreti sull’efficienza energetica e il fatto che gli stessi fornitori sono disposti ad addossarsi le spese per l’ammodernamento degli impianti (come successo di recente nell’ospedale di Bari)ci sarebbe ben poco da spendere.Eppure.. Evidentemente non c’è la volontà e l’interesse per migliorare la situazione. I consumi? Per fare un esempio, <b>un posto letto in un ospedale consuma fra le 3 e le 10 tonn/equivalenti di petrolio all’anno. Un appartamento standard 1 tonn/equivalente</b>”.
Per <b>Giorgio Tessari, Energy Manager del Comune di Venezia</b>, il risparmio energetico derivante dall’utilizzo di lampadine a basso consumo, di efficienti sistemi di riscaldamento e di isolamento termico, è minore rispetto al risparmio che si potrebbe ottenere ripensando la logistica delle amministrazioni pubbliche. Secondo Tessari esistono troppi sprechi: "Strade di campagna disabitate ma illuminate, uffici troppo grandi per una sola persona, stanze vuote ma riscaldate. <b>C’è bisogno di una grande azione logistica di razionalizzazione degli spazi</b>: ci sono troppe sedi distaccate, bisogna avere il coraggio di acquisire sedi in grado di ospitare tutti gli uffici in uno stesso luogo”. Tessari aggiunge: "Gli orari di lavoro degli impiegati pubblici dovrebbero essere rivisti. Anche qui esistono grandi sprechi. Se si coordinassero gli orari degli impiegati, non ci troveremmo di fronte ad uffici attivi dal mattino fino a sera, che a volte vengono riscaldati e illuminati per l'unico impiegato che ci lavora. Anche questa è logistica”.
Per <b>Giuseppe Onufrio di Greenpeace Italia</b>, un problema sta nella progettazione delle spese e degli interventi: “Non si ha una visione globale della situazione. Molte volte l’ufficio che si occupa di redigere un progetto, non è poi lo stesso che si occupa del finanziamento e della sua realizzazione. Le proposte di risparmio energetico provengono generalmente dall’assessorato all’Ambiente. Chi mette in pratica l’opera è sempre un altro assessorato. A volte tra loro manca la comunicazione, o le proposte di programmazione energetica fatte dall’assessorato all’ambiente, appaiano come un appropriazione di competenze che spettano, invece, ad un altro assessorato (es. urbanistica o edilizia, ndr)”.
Secondo Onufrio, un altro problema riguarda le <b>politiche di acquisto</b>: “Raramente esistono politiche di acquisto che tengano conto del consumo energetico, tantomeno quando si assegnano gli appalti per nuovi impianti o nuovi edifici. Normalmente prevale la logica del prezzo più basso. Non si tengono conto dei vantaggi che si possono avere con spese che hanno un "extracosto", ma che mirano al risparmio energetico: se normalmente un appalto mi costa 100, e un appalto attento al risparmio energetico costa 120, il 20 in più lo riguadagno nel giro di pochi anni con l'energia risparmiata. E quando un ente locale programma interventi su grande scala, il costo maggiore diventa contrattabile e rientra in minor tempo”.
Onufrio continua: “Esistono valide soluzioni per la riduzione dei consumi luminosi nelle scuole, negli uffici pubblici, nei laboratori. Nella costruzione di nuovi edifici, la voce risparmio energetico (isolamento energetico, coibentazione) è più facile da inserire. Per quanto riguarda gli edifici esistenti, negli interventi di edilizia e manutenzione straordinaria bisogna intervenire con la sostituzione dei vecchi impianti luminosi e l’installazione di caldaie a basso consumo”.
“<b>Le amministrazioni devono diventare un esempio di risparmio energetico per gli operatori privati</b>. Finché gli enti locali non si muoveranno della direzione del risparmi energetico, gli altri soggetti non saranno spinti a farlo. Il programma Greenlight dell’Unione Europea ha finanziato diversi progetti volti ad un uso razionale dell’energia degli enti locali: la Provincia di Reggio Emilia, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente, ha avviato la sostituzione dei corpi illuminanti in cinque edifici scolastici; a Sassari sono stati installati punti luce a regolazione crepuscolare, che si regolano in base al flusso di luce che ricevono”.