LETTI PER VOI - I diari della bicicletta. "Che strano sentirsi più sicuri a New York"
da La Repubblica del 08.10.2006
11 December, 2006
<b>Paolo Garimberti</B>
Dopo l'ennesimo incidente mortale toccato a un ciclista, martedì scorso in piazza Oberdan, sono andato a vedere che cosa succede altrove nel mondo. Ho preso un esempio estremo: New York. L'avreste mai detto? «Una delle città più ciclistiche degli Stati Uniti», secondo «Bicycling Magazine». Il 6 per cento della popolazione adulta (gli abitanti di New York sono 8.008.278, fonte il «New York Times Almanac», edizione 2006) va al lavoro in bicicletta, la quantità di ciclisti amatoriali è incalcolabile, tanto che il Dipartimento di polizia ha recentemente emanato regole severissime per le biciclettate collettive, fino all'arresto immediato per chi non abbia il campanello o pedali fuori dalle corsie riservate. Con questi numeri impressionanti, un rapporto da poco pubblicato intitolato «Bicyclist Fatalities and Serious lnjuries» indica che tra il 1996 e il 2005 a New York ci sono stati 225 morti e 3.462 feriti. La media è di 2,8 morti l'anno ogni milione di abitanti.
Milano, lo abbiamo purtroppo ricordato due giorni fa, ha avuto dodici morti quest'anno con poco più di 1,2 milioni di abitanti. Basta fare due calcoli per vedere la gigantesca sproporzione. Eppure, le 125 associazioni ciclistiche di New York, il 14 novembre sono andate in delegazione dal sindaco Bloomberg con una dettagliata serie di richieste per aumentare la protezione delle categorie più deboli (pedoni e ciclisti) specie nei confronti dei mezzi pesanti.
Evidentemente, il Comune di New York è più sensibile di quello di Milano alle istanze dei ciclisti. Perché esattamente 16 giorni dopo il Transportation Commissioner lris Weinshall, insieme con gli assessori alla Salute, ai Parchi e alla Polizia urbana, ha annunciato una serie di «misure senza precedenti», comprese 200 miglia (circa 320 chilometri) di ciclabili e corsie riservate. Devono aver preso esempio da Milano.