Piano europeo contro lo smog limiti più duri per le auto del futuro
Dal 2009 in vigore Euro5 e Bruxelles preme sulle case produttrici - da La Repubblica del 16.01.07
16 January, 2007
Legambiente: decenni di annunci di politici e amministratori, ma nessuna applicazione
Da Londra a San Diego: il boom degli accessi in centro a pagamento
Dal 24 gennaio la Ue chiederà ulteriori riduzioni alle emissione di anidride carbonica: il no delle aziende
Mentre all´estero si moltiplicano le iniziative, l´Italia è in ritardo e in ogni città si decidono misure diverse
Antonio Cianciullo</B>
La difesa del clima passa per la difesa dei nostri polmoni. A minacciare entrambi è il traffico urbano, grande produttore di gas serra e di smog, contro il quale sta partendo un´offensiva globale. La Commissione europea il 24 gennaio proporrà nuove regole per diminuire l´anidride carbonica sfornata dalle auto: dopo la serie degli standard anti inquinamento (nel 2009 si arriverà al più rigoroso, l´Euro5) inizia la corsa per ridurre le emissioni che mettono a rischio la stabilità climatica. La Ue proporrà da subito ai produttori d´introdurre nel 2012 il limite massimo di 120 grammi per chilometro di C02; le aziende lo reputano eccessivo e si attestano su 140 g/km.
Ma, nel mondo, alcune grandi città hanno già cominciato a reagire. Il sindaco di Londra, Ken Livingstone, ha portato a 12 euro il pedaggio per entrare nel centro di Londra: gli ingressi sono diminuiti del 30% e l´inquinamento del 20. Sull´interstate 15 di San Diego, un´autostrada urbana, la scelta di una tariffa proporzionale al traffico (si pagano 2 dollari se la circolazione è fluida, 8 se è intasata) ha risolto buona parte dei problemi. Nel settembre scorso anche Stoccolma, con un referendum, ha deciso di seguire la via del road pricing, aperta da Singapore e Melbourne.
In Italia invece ha prevalso la paura di perdere consensi cambiando le abitudini dei cittadini. Lo documenta il rapporto «Storia degli interventi mancati» preparato dalla Legambiente e pieno di dati e di citazioni sul ripetersi ossessivo di promesse non mantenute. L´elenco è lungo, vale la pena di citare i casi principali.
Nel 1999 il vicesindaco di Roma Walter Tocci annuncia la creazione di un sistema d´ingresso a pagamento nel centro storico e ipotizza, in vista del Giubileo, un´analoga misura sul raccordo anulare. Nel 2002 il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni avverte: «Dal 2005 chi vuole comprare un´auto in Lombardia dovrà sceglierne una a idrogeno o a motore ibrido perché dal 2008 sul territorio della regione non potranno più circolare auto inquinanti». L´ex sindaco di Milano, Luigi Albertini, a cui erano stati conferiti dal governo Berlusconi i poteri speciali di commissario all´emergenza mobilità, rincara la dose ripetendo per due mandati consecutivi che il pedaggio per le auto è la cura giusta; poi, dopo aver evitato per 8 anni di adottare la terapia da lui stesso suggerita, resta coerente nel proporla al suo successore.
Nel gennaio 2006 il sindaco di Firenze Leonardo Domenici affida uno studio sul road pricing all´assessore alla mobilità. Anche Genova si impegna a fondo: per 3 anni lavora a una simulazione d´ingresso in centro a pedaggio che si conclude con un verdetto inequivocabile: funziona.
«In nessuno di questi casi alle parole sono seguite azioni», ricorda Alberto Fiorillo, responsabile delle aree urbane della Legambiente. «A Roma e a Bologna sostengono che c´è una forma di road pricing perché tra i filtri utilizzati per diminuire l´afflusso delle auto in centro c´è anche il pagamento di una cifra annuale, ma siamo ben lontani dal livello di dissuasione scelto a Londra. Dopo anni di disastro, le corsie preferenziali coprono appena l´1% della rete del rete trasporto pubblico di superficie e le zone a traffico limitato corrispondono a 0,31 metri quadrati per abitante. Neanche i consumi sono migliorati. Nel 1986 facendo la media delle prestazioni di tutti i modelli d´auto sul mercato si arrivava a 10,1 chilometri per litro; nel 2006 la media era identica: la tecnologia è servita a offrire più prestazioni, non a diminuire la quantità di benzina utilizzata. Le uniche misure praticate con continuità restano i palliativi più discussi e discutibili: targhe alterne e rottamazione».