Rapporto rifiuti 2006 Apat
Nel 2005 raccolta differenziata al 24,3%. Doveva essere al 35% nel 2003 e nel 2007 al 40%. 31,7 milioni di tonnellate di rifiuti urbani prodotti ovvero un aumento del 5,5% e di 15 kg/abitante rispetto al 2003
13 February, 2007
Un Paese che nel complesso risponde positivamente alla <b><i>raccolta differenziata (24,3%)</I></B> ma non lo fa in maniera omogenea, con il risultato di ritrovarsi ancora troppo lontano dal target fissato dalla legislazione nazionale (35% nel 2003, 40% nel 2007). L’APAT, nel corso della conferenza stampa di presentazione del Rapporto rifiuti 2006 – alla quale sono inoltre intervenuti il Presidente della Commissione Ambiente del Senato, Tommaso Sodano, il Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, Roberto Barbieri, l’Assessore all’Ambiente e alla società sostenibile del Comune di Prato, Camilla Curcio e l’Assessore all'Ambiente della città di Torino, Domenico Mangone - ha mostrato <b>un’Italia a doppia velocità. Un nord che avanza</B> e continua a migliorare ed un <b>sud che</B>, travolto dall’emergenza, <b>si ferma e in alcuni casi addirittura regredisce</B>. Accanto a regioni più virtuose come il Veneto dove, oltre alle buone pratiche che riducono la produzione dei rifiuti alla fonte - ad esempio il compostaggio domestico - si raggiunge un livello di raccolta differenziata del 45%, arrivando a superare <b>anche il 70%</B> nei 2/3 dei comuni della <b>provincia di Treviso</B>, se ne trovano altre in cui, nonostante casi di eccellenza in cui si raccoglie una percentuale che oscilla tra il 50% ed il 60% (diversi comuni campani anche di media dimensione), la differenziazione dei rifiuti è quasi assente. <b>Nella provincia di Napoli</B>, infatti, il livello di separazione del 2004, già notevolmente basso, <b>si contrae ulteriormente nel 2005 passando dall’8,4% al 7,7%</B>. Ciò vuol dire che nelle aree in emergenza, come ad esempio in Sicilia, vengono raccolti meno di 80 di rifiuti al giorno per abitante e Puglia e Calabria, con 110 g al giorno, non si discostano di molto. Anche il Lazio, raccogliendo in maniera differenziata meno di 200 di rifiuti al giorno per abitante, non riesce a raggiungere alti livelli. Diversa la situazione al nord dove Veneto (che raggiunge quasi 630 ), Trentino Alto Adige, Lombardia e Piemonte oltrepassano ampiamente il target fissato dalla legislazione nazionale, superando il mezzo chilo di rifiuti diversificati al giorno. <b>Padova, Torino e Prato sono le città che “fanno la differenza”</B>, raggiungendo valori di raccolta superiori al 35%, seguite da Brescia, Milano, Verona e Livorno con livelli compresi tra il 30 ed il 35%. Nella capitale invece, la raccolta differenziata stenta a decollare registrando un tasso medio del 15,3% e a Messina, risulta addirittura inesistente (secondo i dati del MUD e dell’Osservatorio Provinciale Rifiuti). Tutto questo a fronte di una <b><i>produzione di rifiuti urbani</I></B> complessiva in continuo aumento. Nel 2005 <B>l’Italia ha prodotto 1,6 milioni di tonnellate in più rispetto al 2003</B>, raggiungendo un totale di 31,7 milioni di tonnellate. Catania, con 806 6g per abitante all’anno, è la città che <B>genera la maggiore quantità di rifiuti urbani</B> con più di 150 mila abitanti, mentre a <B>Messina</B> va il merito di produrne di meno. La stessa Messina è anche la città con il <B>maggior numero di discariche</B> presenti sul territorio e, nonostante si assista ad una riduzione nel 2005 - se ne contano 61 in meno soprattutto al sud - quella dello <b>smaltimento in discarica</B>, con oltre <b>17 milioni di tonnellate</B>, si conferma la modalità di gestione più utilizzata. In discarica, infatti, vengono avviati il 90% dei rifiuti di Puglia, Sicilia e Lazio, mentre in Lombardia solo il 15%. <B>Il compostaggio</b> risulta, nel 2005, un settore in crescita registrando un aumento del 13%. Infatti, dopo l’andamento negativo riscontrato nel periodo 2003-2004, aumentano sia i quantitativi di rifiuti trattati che il numero di impianti sul territorio. Anche in quest’ambito, però, il divario tra nord e sud sembra evidente: su un quantitativo pro capite, a livello nazionale, di 41,4 kg di rifiuti raccolti in maniera differenziata e inviati ad impianti di compostaggio, il nord arriva ad oltre 70 kg per abitante all’anno, il centro resta a 30 kg e il sud a soli 10 kg. In aumento anche il <b>ricorso all’incenerimento</B> (+9% rispetto al 2004) che, interessando il 10,2 % dei rifiuti gestiti, raggiunge la quota di 3,8 milioni di tonnellate. Su 50 impianti operativi, di cui 30 dislocati al nord, 47 sono dotati di recupero energetico e molti di essi vantano tecnologie di ultima generazione. Le operazioni di recupero di materia rappresentano la forma prevalente di gestione dei <B>rifiuti Speciali</B> (circa il 47%), che ammontano ad un totale di 108 milioni di tonnellate. Del rimanente, circa il 21% è smaltito in discarica e il 15% è avviato ad impianti di trattamento chimico, fisico o biologico e ricondizionamento preliminare. Infine, la produzione di <B>rifiuti pericolosi</B>, essenzialmente dovuta al settore della chimica, si attesta a 5,3 milioni di tonnellate.
<b>Argomenti del primo volume</B>
Il contesto europeo
Rifiuti urbani
Imballaggi e rifiuti di imballaggio
Monitoraggio, analisi e valutazioni economiche del sistema tariffario
Valutazione dei costi di gestione del servizio di igiene urbana in italia elaborazioni delle dichiarazioni mud
La pianificazione territoriale
<b>Argomenti del secondo volume</B>
Rifiuti speciali
La gestione dei rifiuti speciali nelle regioni italiane
Appendice I - Studi di settore per la quantificazione della produzione dei rifiuti speciali
Appendice II - I veicoli fuori uso
Appendice III - Analisi di particolari flussi di rifiuti