Acqua: come ridurre gli sprechi al tempo della siccità
L'Italia ha sete. Il caldo record ha ormai fatto scattare l'allarme siccità e con essa l'emergenza idrica
01 July, 2003
L'Italia ha sete. Il caldo record ha ormai fatto scattare l'allarme siccità e con essa l'emergenza idrica. Terre bruciate, fiumi ai minimi storici, coltivazioni in fumo. Tra preghiere e processioni per l'arrivo della pioggia, si moltiplicano gli inviti delle autorità a limitare il consumo idrico dei cittadini. Ma quanto effettivamente servono questi appelli? (Nel caso dei consumi elettrici si direbbe non molto, visto che dopo il blackout si è raggiunto il 17 luglio il record storico dei consumi italiani). E allora bastano le parole, i consigli tipo "fate la doccia invece che il bagno" per far fronte all'emergenza estiva? Lo abbiamo chiesto alle autorità degli Ambiti Territoriali Ottimali, gestori dei servizi idrici. Silvano Ravera, direttore dell'Ato Torinese, l'Autorità d'Ambito più grande d'Italia, che fa capo a ben 306 comuni. "Abbiamo fatto tre quadri della siccità, da cui risulta che i casi gravi di siccità nella nostra zona sono diminuiti negli primi 15 giorni di luglio. Adesso però stanno aumentando di nuovo quelli meno gravi. In alcuni comuni con maggiori difficoltà sono state emesse ordinanze (una ventina in tutto), cioè non ci si è limitati a invitare al risparmio di acqua, ma si è stabilito che l'uso distorto dell'acqua potabile (per esempio il suo utilizzo per innaffiare i giardini) può essere punito con una multa. Risultati? A partire dal 7 luglio fino alla settimana successiva, nell'area più metropolitana, si sono registrati 300 litri al secondo in meno di acqua potabile consumata sui quasi 6000 litri di media". Dunque sembrerebbe che nel caso del consumo idrico gli appelli funzionino. "Sì. Il calo è stato del 5%, mentre la popolazione dei comuni in cui sono state emesse le ordinanze è assai inferiore al 5% del totale". Facciamo presente a Ravera che nel frattempo però giovedì 17 si è registrato il massimo storico nei consumi elettrici. "Già, ma nel caso elettrico non mi risulta siano stati fatti inviti ufficiali da parte di prefetti e dalla Protezione Civile, né tanto meno ordinanze per limitare l'uso di energia elettrica". Ma è più facile risparmiare sui consumi idrici piuttosto che su quelli elettrici? "Be', se uno innaffia il prato si vede che sta facendo qualcosa che non va, mentre se uno usa la lavatrice alle 11 del mattino lo fa nel chiuso della sua casa. E poi non ci sono tariffe elettriche differenziate a seconda delle fasce orarie, per cui i consumatori non sono incentivati a risparmiare nelle ore del mattino, quando la situazione energetica è più grave". Paolo Peruzzi, direttore Ato Firenze "La soluzione per contenere gli effetti dell'emergenza idrica non è quella di risparmiare sul consumo civile. In altre parole, una strategia nazionale efficace e capace di affrontare queste emergenze non può basarsi esclusivamente su un invito ai cittadini a farsi una doccia in meno. L'uso potabile ammonta a circa 8 miliardi di metri cubi di acqua per uso civile, altri 8 sono destinati all'uso industriale, 6 alla produzione di energia elettrica, mentre la parte del leone la fa l'agricoltura, con i suoi 20 miliardi di acqua consumati. Dal punto di vista delle azioni è allora inutile indirizzare l'attenzione verso la componente minoritaria del consumo, la cui dotazione idrica pro-capite non denuncia sprechi di risorse rispetto alla media europea. Le politiche di contenimento andrebbero invece rivolte verso quei settori che consumano di più, come l'industria e l'agricoltura, adoperando per esempio in quest'ultimo settore tecnologie di irrigazione in grado di favorire risparmi idrici". Roberto Tamburini, direttore dell'Ato Astigiano-Monferrato "Se gli appelli e/o le ordinanze sono in grado di influenzare i consumi dei cittadini? Bella domanda, ma non ho una risposta suffragata da dati. Credo comunque che in generale ci sia abbastanza sensibilità da parte dei consumatori e che dunque una risposta positiva ci sia. Certo, per ottenere un risparmio idrico realmente importante, più che chiedere ai cittadini di rinunciare ad innaffiare il prato, servirebbero interventi infrastrutturali sugli acquedotti per diminuire effettivamente le perdite di acqua. In quel caso davvero la risorsa non sarebbe persa". Vanni Carraro, direttore dell'Ato Bacchiglione "Il problema è complesso e tocca, secondo me, due punti. Il primo riguarda la difficoltà di controllare l'uso idrico: non ci sono al momento strutture adatte, autorità con queste competenze. E comunque risulterebbe assai difficoltoso verificare se a casa sua uno fa la doccia piuttosto che il bagno. Il secondo invece deriva dalla convinzione che le abitudini sbagliate si correggono con i piani tariffari, come prevede la legge Galli, più che con le ordinanze. Per esempio, aumentando le tariffe alle industrie, queste cominciano a reciclare l'acqua. Perciò se si paga in base ai consumi, la gente riduce gli sprechi, è sicuro".