Non ci piace, ma partecipiamo, per controllare e far sentire la nostra voce dall\'interno
Legambiente e Torino 2006: intervista a Vanda Bonardo
09 January, 2004
Prima ci fu la candidatura. “Torino 2006”, nel 1997, pareva lontanissima e l’impegno delle associazioni ambientaliste allora fu decisamente contrario all’ipotesi olimpica. Legambiente, Italia Nostra e WWF studiarono i documenti, i progetti di massima e presero le loro decisioni: “Non volevamo assumere posizioni aprioristiche, – spiega Vanda Bonardo coordinatrice di Legambiente Piemonte – perciò valutammo bene il dossier di candidatura olimpica e non ci piacque. Gli impianti di bob e trampolino non erano necessari, data la vicinanza della sede di Albertville, e chiedemmo che al massimo fossero costruite strutture smontabili. Non ci ascoltarono. Ponemmo anche condizioni contro la cementificazione del suolo, contro il sorgere di nuove strutture ricettive e perplessità sui bacini dai quali prendere l’acqua per l’innevamento artificiale”. La storia è nota. Torino 2006 oggi è assai più vicina e le associazioni ambientaliste si comportano di conseguenza: “abbiamo deciso di partecipare ai lavori della Consulta ambientale del comitato organizzatore per essere in qualche modo dentro a un processo che, ci piaccia o no, va avanti. E’ anche in quella sede che cerchiamo di fare sentire la nostra voce e che cerchiamo di controllare quello che avviene”. Gli aspetti più negativi di queste olimpiadi restano i due impianti, bob e trampolino: “Veri e propri ecomostri. – denuncia Vanda Bonardo – Le ipotesi di riutilizzo future mi paiono molto vaghe e presuppongono la nascita di nuovi praticanti per due sport che in tutta Italia contano poche decine di atleti. Inoltre la pista da bob ha avuto dei problemi: prima doveva sorgere a Salice d’Ulzio, poi a Beaulard ora infine a Cesana. Ma mai in mezzo a tutte queste difficoltà è stata ascoltata l’ipotesi di utilizzare l’impianto francesi al di là delle Alpi”. Con la fine del 2003 è arrivata un’ulteriore fonte di preoccupazione: nella legge finanziaria si prevede un aumento dei rappresentanti governativi nella cabina di regia, un organismo che gestisce parte dei fondi per le olimpiadi: “temiamo che questo soffochi le richieste delle comunità montane e in particolare le opere previste dal Piano delle acque, opere di risistemazione del sistema idrico e fognario che compenserebbero l’impatto sul sistema acque portato da maggiori consumi, dagli invasi per l’innevamento artificiale ecc. E’ chiaro che una visione meno ‘decentrata’, soprattutto se bisogna operare dei ‘tagli’ porterà a penalizzare le opere di salvaguardia ambientale”. Proprio sulle opere accessorie e di compensazione vengono messe in risalto anche alcune preoccupazioni rispetto al rischio di progetti speculativi o di utilizzo di questi fondi in modo più o meno ‘clientelare’. E’ invece il Piano delle acque che nel suo complesso risulta il lavoro più apprezzato da Legambiente: “Insieme alla Provincia di Torino ci si è mossi bene - spiega ancora Vanda Bonardo – lo studio preliminare e le opere di compensazione rappresentano buoni strumenti di salvaguardia per il sistema idrico complessivo, con uno sguardo anche al dopo, perché opere come collettori fognari e acquedotti resteranno”. Non piacciono invece le prospettive di sviluppo economico per le vallate montane: “Si punta su un turismo da sport invernali proprio quando un recentissimo studio dello UNEP (United Nation Enviroment Programme) spiega come i cambiamenti climatici porteranno ad avere neve ad altitudini sempre più elevate con gravi problemi per molte stazioni sciistiche. A fronte di tutto questo ci aspetteremmo più impegno rispetto a proposte di turismo sostenibile, rispettoso delle montagne e che sia praticabile in estate come in inverno. Credo che un’idea di sviluppo locale concreto e durevole nel tempo debba andare in quella direzione, mentre mi pare che anche su questi temi tutto ruoti eccessivamente intorno ai 15 giorni dell’evento olimpico, senza grandi prospettive future. In sostanza: voglio credere che esistano singoli progetti innovativi e interessanti dal punto di vista ambientale, ma non credo che nel suo complesso Torino 2006 possa essere ritenuto un esempio di sviluppo sostenibile”.