Lavoriamo per delle olimpiadi \"verdi\"
Intervista a Angelo Saini, Direttore Ambiente del TOROC
09 January, 2004
Il Toroc, il comitato organizzatore delle Olimpiadi Torino 2006, è un’azienda particolare, perché “a tempo”: lavora dalla candidatura alla realizzazione dell’evento. In questo lasso di tempo si esauriscono problemi, iniziative, innovazioni, investimenti, idee, sperimentazioni. Quello che resta è l’eredità dei Giochi: impianti, strade, opere idriche, ma anche, per alcuni, degrado del paesaggio, sfruttamento indiscriminato della montagna. Angelo Saini è il Direttore Ambiente del TOROC: “Il primo strumento che è stato utilizzato per la salvaguardia ambientale è stato la Valutazione Ambientale Strategica, la cosiddetta VAS. Serve a valutare l’impatto complessivo di un evento di grande portata come le Olimpiadi, e il nostro Programma Olimpico è stato riconosciuto “complessivamente compatibile”. Il processo però non si esaurisce così, perché sono state individuate in ambito VAS, criticità e problemi e sono state proposte soluzioni. Oggi siamo in questa fase: lavoriamo cioè per rispettare tutte le condizioni evidenziate. Ci siamo così dotati di uno strumento di monitoraggio che definisce e controlla gli impatti ambientali su acqua, suolo, energia, paesaggio, trasporti ecc secondo parametri definiti. Il ‘bilancio ambientale’ alla fine deve essere positivo”. Quali sono gli aspetti qualificanti dell’azione del TOROC rispetto alle questioni ambientali? “In primo luogo sottolineerei il Piano delle acque, stilato con la Provincia di Torino che ha specifica competenza in questo campo. Punto critico è l’elevato fabbisogno di acqua per l’innevamento artificiale e per questo in quota sono stati costruiti bacini ad hoc. A questo si aggiunge l’aumento del fabbisogno idrico per usi civili nelle valli, dovuto all’affluenza di molte persone nel periodo dei Giochi. Oltre all’analisi del dove e come prelevare l’acqua, si è previsto che, per raggiungere la positività ambientale nel nostro bilancio, venissero realizzate opere compensative che lasciassero in eredità fognature, acquedotti, depuratori. Alla fine il Piano, così come è pensato, riscuote consensi anche dalla associazioni ambientaliste”. E per quanto riguarda i cantieri? “Ci siamo posti il problema della movimentazione degli inerti. Da un lato si tratta di grandi masse di terra da spostare a causa di sbancamenti e fondamenta, dall’altra del materiale ‘pregiato’ da utilizzare per le costruzioni. La VAS ci impone di non aprire nuove cave e noi dobbiamo rispettare questa indicazione. Per gli inerti di scarto è in atto un piano di spostamenti: dai cantieri dove la terra è prelevata a quelli dove invece è necessario materiale non pregiato, come ed esempio i rilevati stradali o come nel caso del cantiere del trampolino di Pragelato dove 200.000 metri cubi di terra sono di fatto rimasti in loco e riutilizzati per la pista da fondo. Per quanto invece riguarda i ‘pregiati’ si è calcolato che serviranno circa 400.000 metri cubi di materiale, ampiamente disponibili nelle 20 aziende che lo estraggono abitualmente e che sono presenti sul territorio olimpico. Inoltre privilegiamo la reperibilità di materiale nelle zone vicine a dove sarà utilizzato” Però si sono già registrati due incidenti mortali sul lavoro… Si tratta di uno solo, un operaio che lavorava a Cesana, l’altro episodio è invece avvenuto in un cantiere del Comune, non so perché gli organi di stampa lo abbiano legato ai cantieri del TOROC. Noi abbiamo previsto un piano di sicurezza nei luoghi dei lavori, ma i cantieri sono per legge autonomi e quindi sono tenuti a seguire le leggi ‘normali’. Dobbiamo anche tenere presente che sono oltre 50 i cantieri che lavorano. E per quanto riguarda l’inquinamento che sarà prodotto nei giorni dell’evento? Stiamo già lavorando secondo i criteri della mobilità sostenibile e in questa direzione vanno anche molte delle opere di viabilità che saranno realizzate e che resteranno dopo i Giochi. Inoltre è quasi pronto un programma messo a punto con Legambiente e con il “Kyoto club” che prevede la neutralizzazione delle emissioni di C02. Secondo quanto prevede il protocollo di Kyoto è infatti possibile “bilanciare” l’emissione di anidride carbonica, con la costruzione di un impianto ecologico o con l’ampliamento di zone verdi. Stiamo mettendo a punto un sistema di contribuzione volontaria in modo che alla fine il bilancio relativo alle emissioni possa essere in pareggio o addirittura positivo. Per quanto riguarda i rifiuti prodotti durante i giorni della manifestazione noi poniamo regole rigide per le zone gestite direttamente dove stiamo attenti a raccolta differenziata, imballaggi ecc. E’ chiaro che il tutto si deve confrontare con il sistema della raccolta e gestioni dei rifiuti presente sul territorio. Una delle critiche delle associazioni ambientaliste è che alla fine il loro giudizio conta poco. Sono presenti nella Consulta che è un organismo non decisionale che però lavora sino dall’inizio del 2001. Lo so che sono un po’ scettici, ma in realtà molte iniziative, programmi, piani sono proprio nati dalle indicazioni della Consulta. Restano il trampolino e la pista da bob… Io credo che un riutilizzo post olimpico sia possibile. Dal trampolino può nascere una scuola di salto che dia impulso anche a questo sport, mentre per la pista da bob si può prevedere un uso come attrazione turistica. Inoltre si tratta di un impianto all’avanguardia e può attirare le squadre nazionali di bob e slittino di diversi Paesi per i loro allenamenti. Intendiamoci l’impatto ambientale di un evento di questa portata esiste, ma bisogna sempre guardare il tutto in una dimensione complessiva, sganciandosi dai singoli progetti. Inviterei a riflettere su due aspetti. Il primo è l’eredità olimpica, ovvero tutte quelle opere ‘di compensazione’ che si sono potute fare proprio grazie alle olimpiadi e che resteranno; il secondo è il fatto che in ogni caso qui o altrove, i Giochi si sarebbero fatti. Se con Torino 2006 riusciamo a mettere in grande risalto le questioni ambientali, minimizzando questo impatto, allora io sono contento che questa responsabilità tocchi a noi.