Il segretario della Cgil Elettrici: «Non è un problema di impianti. L’assurdo è affidarsi all’estero
15 October, 2003
Emanuele Perugini ROMA «Stavolta non si può parlare dimancanza di centrali in Italia. Qualcunoha sbagliato i calcoli. Non ci si puòaffidare alle importazioni dalla Franciae dalla Svizzera e lasciare i nostri impiantispenti». Per il segretario nazionaledella federazione degli elettrici (FNLE)della CGIL, Giacomo Berni il blackout che ieri ha paralizzato l'Italia è fruttodi «calcoli sbagliati da parte del Ministerodelle attività produttive e del Gestoredella Rete Nazionale di Trasmissione(GRTN)» e non della mancanzadi impianti per la produzione di energiaelettrica.«Affidarsi esclusivamente all'importazioneper mantenere in tensione larete durante la notte - ha spiegato infattiil sindacalista - è una scelta che puòavere un senso sul piano economicoimmediato, ma ci espone anche al rischiodi nuovi black out come quello diieri. Chissà quante altre volte abbiamosfiorato un incidente di questo tipo.Credo che bisognerà rivedere i calcoliche hanno portato il GRTN e ilMinisterodelle Attività Produttive a fare questotipo di scelta». Il problema, secondola FNLE-CGIL, sembra infatti essere legatoalla decisione di mantenere in tensionela rete elettrica nazionale affidandosiin larga misura alle importazionidall'estero, senza prevedere un sistemaalternativo di alimentazione che mettesseal riparo da possibili interruzioni.Durante le ore notturne l'Italia ha bisognodi circa 20.000 Megawatt, menodella metà della capacità massima diproduzione delle centrali italiane. Diquesta energia, oltre un terzo - per laprecisione 6.400 Megawatt - viene importatodalla Francia e dalla Svizzera. Sitratta di energia che viene prodotta negliimpianti nucleari di quei paesi chenon possono essere spenti come inveceavviene per quelli alimentati a combustibilifossili (gas, carbone, petrolio) oidroelettrici. Quando i consumi sonoridotti e cioé durante le ore notturne,l'energia prodotta dalle centrali nucleariperò non può nemmeno essere assorbitadalle reti di Francia e Svizzera chesi trovano quindi a dover gestire unasituazione di sovrapproduzione di elettricità.Questo permette loro di vendereal nostro paese a costi ridotti le loroeccedenze. Al contrario chiedere aduno dei produttori nazionali di metterea disposizione per una notte un grandeimpianto, ha costi molto più elevati. Èper questa ragione che si preferisce importareenergia dall'estero, soprattuttodi notte.«Evidentemente - ha spiegato Berni- sono state sbagliate le previsioni e nonè stato previsto un sistema che prendessein considerazione l'ipotesi di una improvvisainterruzione della fornitura dienergia dall'estero». Quando infatti lascorsa estate si erano raggiunti i livellimassimi di fabbisogno, circa 55.000 Megawatt,il GRTN aveva attivato un pianodi distacchi programmati della fornituradi energia che gli hanno permessodi superare in maniera controllata i momentidi crisi, senza cioè causare deiblack out di carattere nazionale, ma solotemporanei interruzioni della fornituraa livello locale. «In questo caso - haspiegato ancora Berni - non è stato previstoné un sistema di distacchi che permettessedi attenuare l'impatto del guasto,né un sistema di chiamata di emergenzadegli impianti italiani che potessefar fronte al vuoto causato dalla cessazionedelle importazioni». «Il fatto è -ha detto ancora il segretario generaledella FNLE-CGIL - che la disponibilitàad entrare i servizio durante la nottedegli impianti italiani deve essere pagatae questo costo è superiore ai ricaviottenuti dalla semplice importazione.Mi chiedo ora se i guadagni ottenutidalla mancata chiamata di disponibilitàdegli impianti italiani possa compensarei costi causati in tutto il paese da unblack out di queste dimensioni».