Conferenza nazionale della bicicletta, conclusa la prima giornata
L’Italia è il fanalino di coda della mobilità ciclistica. Secondo un’indagine del servizio ciclistico di Francia, la bicicletta in Italia è un primario servizio di trasporto solo nel 4% degli spostamenti, un dato che non raggiunge neppure la media europea (9,45%)
09 November, 2007
<i><b><font size="1">Ovidio Diamanti</font></b></i>
La notizia non ha stupito nessuno. L’Italia è messa molto male sul fronte della mobilità in bicicletta. Il termometro che misura i diversi sistemi di spostamento all’interno di un paese, in gergo modal split, ha rivelato che solo in quattro casi su cento si usano le due ruote come mezzo di spostamento primario. La media europea è di 9,45%. In testa alla classifica l’irraggiungibile Olanda, seguita da Danimarca e Svezia. Sono messi meglio di noi anche Germania, Belgio e Stati Uniti. A ruota ci inseguono Francia e Gran Bretagna. Ma è da credere che senza provvedimenti tempestivi, a breve, i cugini d’oltralpe ci supereranno visti i progressi in città come Lione, Parigi e Strasburgo nell’incentivare l’uso della bicicletta.
Occorre quindi che la mobilità ciclistica sia incoraggiata a livello nazionale, e non solo locale come è avvenuto in tutti questi anni. Per fare questo è necessario un piano nazionale della bicicletta, una delle ragioni per cui è nata l’idea di organizzare la prima conferenza nazionale dedicata alla due ruote e organizzata dal Ministero dell'ambiente e dalla Provincia di Milano.
Con la moderazione e la simpatia di <b>Paolo Garimberti</b>, nota firma di Repubblica, gli interventi hanno tutti focalizzato l’attenzione sulla bici come strumento ecologico che contribuisce a ridurre il traffico e a contenere lo smog. Ma è anche emerso come sia insufficiente a livello nazionale avere previsto solo <b>4,5 milioni</b> di euro per promuovere la mobilità ciclistica.
Il <b>vicepresidente della Provincia di Milano Alberto Mattioli</b> ha ricordato come la Provincia di Milano si sia impegnata per creare un gruppo di coordinamento delle province italiane per la mobilità ciclistica, nell’ottica di andare verso una conduzione nazionale uniforme. Il lavoro del gruppo è stato illustrato dall’assessore provinciale milanese alla mobilità Pietro Mezzi. Dal 2005 ad oggi, ha spiegato Mattioli, Palazzo Isimbardi ha speso oltre <b>15 milioni di euro</b> a sostegno delle due ruote. Non è mancata la vena polemica nei confronti di Milano, quando il vicepresidente ha giudicato insufficienti gli attuali 70 km di piste ciclabili a Milano e ha sostenuto che l’Ecopass non è un intervento risolutivo perché non farà diminuire il traffico e non abbasserà lo smog. Mattioli ha comunque mostrato apprezzamento per il lavoro che il Comune di Milano sta facendo per la ciclabilità.
La replica dell’<b>assessore milanese alla mobilità, Edoardo Croci,</b> , al tavolo dei relatori, non si è fatta attendere. L’Ecopass è parte del più ampio Piano della mobilità sostenibile da 3 miliardi di euro condiviso e finanziato da Governo, Regione e Provincia, oltre al Comune di Milano. Croci ha comunque insistito come il tema della bicicletta vada inserito nelle azioni di politica ambientale ed ha ricostruito gli interventi fatti, o previsti, dall’amministrazione del capoluogo lombardo. Metrò 5, potenziamento del trasporto pubblico locale, nuove corsie riservate, sosta regolamentata, zone a traffico limitato, controllo dei mezzi inquinanti. Ma l’assessore ha anche tracciato le linee del Piano della mobilità ciclistica milanese.Principio fondamentale del piano è che ogni intervento urbanistico deve essere accompagnato da piste ciclabili e da aree verdi. Realizzazione di piste ciclabili in città, “raggi verdi” che si collegano in periferia con i progetti MiBici della Provincia, logica bici più treno, aumento degli spazi di sosta delle bici, bike-sharing,sono i punti di forza del Piano.
A chiudere le polemiche è stato infine il sottosegretario all’ambiente Gianni Piatti, che è intervenuto al posto del ministro Pecoraro Scanio. Piatti ah ricostruito le difficoltà finanziare ma anche tutti gli impegni del ministero per incentivare la mobilità dolce e le mobilità alternative come strumenti di lotta all’inquinamento da polveri sottili soprattutto dopo che la Ue ha messo l’Italia in infrazione per le polveri sottili e il rischio di una maximulta si fa più alto.