Legambiente a convegno sull'emergenza rifiuti: Italia ancora divisa. Il documento congressuale
Secondo i dati presentati a Roma dall'associazione ambientalista, è ancora grave il ritardo del sud nella corretta gestione dei rifiuti. Della Seta: "Le parole d'ordine sono ridurre, differenziare e costruire impianti di compostaggio"
04 December, 2007
<b><i>Silvana Santo</b></i>
Ripartire dalla riduzione a monte della quantità di rifiuti prodotti, estendere la raccolta differenziata domiciliare e realizzare nuovi impianti di compostaggio. È questa, in sintesi, la "ricetta" di Legambiente per risolvere l’eterna “emergenza” rifiuti che assedia le regioni meridionali. Nel convegno “Emergenza rifiuti, fuori dal tunnel”, organizzato il 4 dicembre 2007 a Roma a margine del congresso nazionale, l’associazione ha riunito amministratori, ambientalisti e imprenditori del settore che hanno commentato gli ultimi dati sulla gestione del ciclo dei rifiuti nel nostro paese. Evidente il ritardo delle regioni del mezzogiorno, che smaltiscono in discarica ancora il 93% dei rifiuti prodotti, nonostante la spesa complessiva di quasi due miliardi di euro per i commissariamenti. Per la precisione, 1,8 miliardi di denaro pubblico che, secondo una sentenza recente della Corte dei Conti, non sono serviti praticamente a nulla.
«Quello che emerge - ha sottolineato il presidente di Legambiente, Roberto Della Seta, - è che l’Italia è ancora un Paese diviso in due: un nord con prestazioni degne dei migliori Paesi europei e un centro sud in gravissimo ritardo, con lo smaltimento in discarica che continua a farla da padrone». Anche se vanno sottolineati i risultati eccellenti in termini di raccolta differenziata raggiunti da molti comuni delle regioni meridionali. «Completare l’impiantistica - suggerisce infine Della Seta - soprattutto per il recupero di materia, diffondere le raccolte differenziate, a partire da quelle domiciliari, praticare la riduzione della produzione dei rifiuti e chiudere definitivamente la fallimentare stagione dei commissariamenti che hanno deresponsabilizzato la politica regionale e locale sono le parole d’ordine per uscire dalla crisi».