Gassificatore di Malagrotta, battaglia a colpi di esposti
Il comitato che si oppone alla realizzazione dell’impianto ha presentato un atto di opposizione al gip chiamato a decidere sull’archiviazione del caso. I residenti chiedono la valutazione ambientale strategica per stabilire l’impatto del gassificatore
01 February, 2008
<b><i>Silvana Santo</b></i>
Gli abitanti di Malagrotta non ci stanno. Non accettano la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura di Roma sul caso del gassificatore di rifiuti in costruzione nell’area della discarica. Per questo hanno depositato un atto di opposizione presso l’ufficio del gip, il giudice per le indagini preliminari, chiamato a dirimere la questione nell’udienza del prossimo 19 febbraio. La richiesta di archiviazione è partita dal procuratore aggiunto Gianfranco Amendola, che più volte, nei mesi scorsi, aveva sostenuto che i pericoli sanitari e ambientali denunciati dai cittadini non esisterebbero, dal momento che l’impianto contestato ancora non è attivo. Nessuna necessità di fermare il cantiere, dunque.
Di parere opposto i rappresentanti del comitato civico che si oppone alla realizzazione del gassificatore, secondo i quali il progetto dell’impianto non rispetta i parametri di sicurezza fissati dalla normativa in materia e dal Comune di Roma. I residenti chiedono quindi che venga effettuata una valutazione ambientale strategica per misurare l’impatto che avrebbe il gassificatore. L’area interessata, tra l’altro, è classificata, in base alla legge Seveso II, “a rischio di incidente rilevante”, dal momento che ospita diversi impianti pericolosi: una raffineria, un inceneritore di rifiuti ospedalieri, una cava, un deposito di carburanti e, naturalmente, la gigantesca discarica di Malagrotta – la più grande d’Europa. La richiesta del comitato è appoggiata dall’assessore all’Ambiente della Regione Lazio, Filiberto Zaratti, che vorrebbe estendere la procedura di valutazione all’intero piano rifiuti presentato dal governatore Piero Marrazzo.
La centrale di gassificazione dovrebbe trattare oltre 180mila tonnellate di combustibile da rifiuto (cdr) all’anno, ricavandone vapore e quindi energia elettrica. La tecnologia dell’impianto si basa sui processi di pirolisi e gassificazione, con impiego di ossigeno e metano come combustibili ausiliari. La messa in opera della centrale dovrebbe consentire la chiusura della mega-discarica, già prorogata diverse volte.