Mobility manager crescono
A dieci anni dal decreto ministeriale che li ha introdotti, i mobility manager impiegati nelle aziende italiane sono 674. Un risultato importante, ma ancora incapace di influenzare concretamente le dinamiche generali della mobilità
14 March, 2008
<b><i>Silvana Santo</b></i>
Sono passati dieci anni da quando, il 27 marzo 1998, un decreto del ministero dell'Ambiente ha introdotto la figura del mobility manager nel mercato professionale italiano. Un provvedimento nato nel tentativo di far recuperare all'Italia il ritardo quasi decennale accumulato nei confronti degli Stati Uniti e di alcuni Paesi europei, dove i primi “manager della mobilità” sono comparsi già all'inizio degli anni Novanta. Da allora, l'idea che un professionista si occupi di coordinare e razionalizzare gli spostamenti casa-lavoro dei dipendenti di un'azienda, incentivando la condivisione dei mezzi di trasporto, si è diffusa sempre di più, trasformandosi da iniziativa di nicchia a concreta realtà aziendale.
Tanto che ormai sono 674 i mobility manager che lavorano nelle imprese italiane, mentre in 61 province sono attivi altrettanti uffici d'area che gestiscono gli spostamenti dei dipendenti degli Enti locali. Un risultato importante, secondo gli addetti ai lavori. «Il mobility management – commenta infatti Lorenzo Bertuccio, direttore scientifico di Euromobility, l'associazione italiana dei “manager della mobilità” – è una realtà che cresce abbastanza velocemente soprattutto nelle regioni del Sud, che negli ultimi anni sono piuttosto impegnate su questo fronte». Visti i numeri, però, è evidente che la diffusione di queste figure professionali ha avuto per ora una valenza più che altro simbolica, contribuendo soprattutto a diffondere l'attenzione nei confronti della mobilità sostenibile. «Fino ad oggi – ammette Bertuccio – i risultati raggiunti non sono riusciti ad influenzare la mobilità generale, anche se alcune aziende hanno raggiunto, singolarmente, risultati importanti».
Che fare, allora, per ottenere il definitivo salto di qualità? Il direttore scientifico di Euromobility non ha dubbi: «La strada da percorrere è quella della pressione sui decisori politici, per fare in modo che adottino incentivi alle imprese sensibili al tema della mobilità». Ad esempio, consentendo alle aziende di recuperare i costi sostenuti per predisporre i piani di spostamento dei propri dipendenti, oppure abbassando il numero di dipendenti (800 per le aziende private e 300 per gli enti pubblici ) al di sopra del quale la figura del mobility manager diventa obbligatoria.