\"Insegniamo ai pendolari a lasciare a casa l´auto\"
Il mobility manager: gli uffici pubblici diano l´esempio. L´80% dei dipendenti della Provincia in sei anni ha imparato a muoversi in treno e autobus
05 February, 2004
Architetto Francesco Pierri, dal 1998 lei è il mobility manager della Provincia di Milano, che per prima ha nominato questa figura. Sono utili le domeniche di blocco del traffico? «Servono a far capire che ci si può spostare con mezzi diversi dall´auto, e a non far peggiorare la situazione. Vanno accompagnate però da una politica di preparazione rivolta ai cittadini. È chiaro che i blocchi sono una soluzione di brevissimo termine, che per funzionare davvero dovrebbe essere draconiana». Tipo fermare il traffico per un mese intero in tutta la Lombardia. «Quasi. Ipotesi impraticabile, mentre ciò che è praticabile ha una efficacia limitata. Inoltre, si parla sempre di misure di restrizione, mai di gestione della mobilità». La gestione della mobilità è esattamente il suo lavoro. «È un approccio più complesso e più lento. Un lavoro da mediano, direbbe Ligabue, senza sapere se farai gol. È un risultato evitare che anche solo qualche centinaio di persone vada in auto». Appunto, l´impressione è che si ragioni di cifre che non spostano nulla. «Intanto in sei anni, grazie anche alla collaborazione con il vicepresidente Vermi, che ha la delega ai Trasporti, abbiamo portato l´80 per cento dei quasi 2.000 dipendenti della Provincia a utilizzare il treno o il treno più l´autobus per venire al lavoro. Se ogni grande polo di attrazione del traffico facesse così, i problemi sarebbero risolti». Magari il mobility manager ce l´avesse anche il Comune, allora. «Non critico chi fa scelte diverse, la coperta spesso è corta. Certamente gioca una scarsa attenzione verso la mobilità, un tema che viene assunto come dramma ma mai come occasione di impegno. Le amministrazioni sul traffico hanno poco da proporre, perché hanno poco da spendere». Il mobility manager cosa può suggerire in concreto? «Interviene sui flussi di traffico, consiglia itinerari alternativi, promuove il car pooling, il car sharing...» Ancora cose piccole. «Da qualche parte tocca pur cominciare. In sei anni abbiamo coinvolto oltre 18.000 lavoratori, con un aumento del 13 per cento di spostamenti sottratti all´auto privata con il car pooling, navette aziendali, abbonamenti agevolati ai mezzi pubblici». Parlava di interventi sui flussi di traffico. «L´Arpa fa una media degli inquinanti, noi dobbiamo ragionare anche sui picchi di smog, creati dagli ingorghi nelle viuzze del centro. Prendiamo per esempio le corsie preferenziali: se il mezzo pubblico viene rallentato da troppi altri utilizzatori muniti del permesso per usarle, le preferenziali sono solo strade sottratte alla viabilità di tutti. E da una nostra indagine risulta che la gente le vede così. La paralisi degli scioperi Atm ha dimostrato che usare meno l´auto fa bene all´auto. Un obiettivo possibile, a Milano: il trasporto pubblico è diffuso, la rete infrastrutturale è buona, le dotazioni tecnologiche, come le fibre ottiche, adeguate. E il sindaco ha poteri straordinari». Si potrebbe fare di più? «Si potrebbe fare di più». (ste.ro.)