Traffico e salute: pagato chi usa la bici per lavoro
Partito il primo esperimento in Norvegia. Coinvolti tremila dipendenti pubblici
09 February, 2004
BRUXELLES - Pagati per pedalare in orario d\'ufficio. Di incentivi all\'uso della bicicletta se ne erano già visti: Belgio, Olanda, Danimarca hanno fatto scuola. Chi s\'impegna a recarsi al lavoro su due ruote, lì trova sempre qualcuno, pubblico o privato che sia, disposto a rifornirlo del mezzo. Biciclette regalate o date via quasi per niente. Ma versare soldi ai dipendenti (soldi contanti, che finiscono in busta paga) per inforcare la bici, questo no: l\'idea è nuova, nessuno si era ancora spinto a tanto. Ci prova, adesso, un distinto signore norvegese, Hans Ivar Soemme, manager al comune di Sandnes, 55 mila abitanti sparpagliati in villette dai colori pastello nella parte più meridionale del Paese, quella classica dei fiordi. Quaranta centesimi di euro netti al chilometro a chi lascia ferma la macchina e usa la bicicletta per sbrigare le mansioni lavorative quotidiane, la corsa all\'ufficio postale, il trasferimento di una pratica, le riunioni da un punto all\'altro della città. Il progetto è partito lunedì e fra i tremila dipendenti pubblici di Sandnes che d\'ora poi avranno il dilemma - \"Uso l\'auto o guadagno qualcosa con la bici?\" - ci sono insegnanti e ingegneri, impiegati dell\'anagrafe e dell\'ufficio catasto. Come l\'hanno presa? \"Troppo presto per fare bilanci\", risponde Soemme sornione. Però l\'idea è piaciuta, giura: qualcuno lo farà per i soldi, qualcun altro \"per non restare escluso da un progetto in cui tutti, qui, crediamo molto\", spiega il manager. Le regole sono chiare e per niente elastiche: c\'è pedalata e pedalata, non tutte vengono retribuite. Sono esclusi i tragitti casa-lavoro e lavoro-casa e la ricompensa può arrivare ad un massimo di cinque chilometri al giorno. Soemme fa due conti: bene che vada, un impiegato volonteroso ed ecologista può guadagnare 2 euro in più al giorno, che moltiplicati per un mese fanno attorno ai 40 euro, ovvero circa 300 corone norvegesi, in un Paese dove un piatto unico al ristorante ne costa 200 e una birra altre 50. \"Ma è il principio che conta: l\'incentivo in danaro è la dimostrazione dell\'impegno dell\'amministrazione su questo fronte. Puntiamo a due obiettivi: migliorare la salute dei nostri lavoratori e di conseguenza ridurre le assenze per malattia. Quindi una miglior qualità della vita. E poi meno traffico e meno inquinamento\". L\'amministrazione non andrà in rosso: il budget c\'è, \"e poi - insiste lui - investire in prevenzione significa risparmiare sulla sanità\". Se l\'idea della retribuzione a chilometro è nuova, il principio è vecchio di almeno vent\'anni. In Paesi come l\'Olanda e la Danimarca, a furia di battere sul tasto dell\'ecologismo e della tutela ambientale, l\'uso della bicicletta si è assestato sui 700-800 chilometri per persona all\'anno, contro una media europea di 180. Per tutti, la mossa di partenza è stata la stessa: investire nelle infrastrutture, che significa costruire piste ciclabili larghe e sicure, rastrelliere con biciclette in affitto a prezzo modici nei punti più disparati delle città. Per i soldi in busta paga bisognava invece aspettare la Norvegia. \"L\'idea è buona, potrebbe funzionare anche qui\", commenta Carlo Pezzi, assessore a Ravenna, uno dei comuni italiani che ha saputo guardare più lontano, investendo danaro ed energie nel trasporto alternativo. Già oggi, racconta Pezzi, qualche dipendente del Municipio inforca la bici messa a disposizione dal comune per i trasferimenti a corto raggio. \"L\'incentivo economico potrebbe cementare questa buona abitudine\", chiude. Il manager norvegese è pronto a scommetterci: \"Datemi un mese e vi dimostrerò che i conti tornano\".