Il blocco spazza via lo smog
'Ma tra un anno rischiamo lo stop un giorno sì e uno no'
09 February, 2004
Ambientalisti ed esperti: se il governo non interviene i divieti si moltiplicheranno Calano le concentrazioni di veleni nell´aria dopo la domenica senza auto ANTONIO CIANCIULLO ROMA - Un po´ di vento e la buona volontà di otto milioni di italiani hanno permesso di chiudere in attivo il bilancio della prima domenica a piedi della nuova serie aperta dalla direttiva antismog sulle polveri sottili. La prova generale ha funzionato, cioè ha raggiunto il massimo obiettivo possibile: un calo immediato degli inquinanti che a Roma si sono dimezzati. Ma è una boccata d´ossigeno destinata a esaurirsi rapidamente. «Se il governo si ostinerà a non cambiare posizione, nel 2005, quando la direttiva europea sulle polveri sottili entrerà in vigore a pieno regime, le città si fermeranno un giorno sì e un giorno no», prevede la senatrice verde Anna Donati. «Stiamo pagando il costo della scelta che ha portato a concentrare le risorse economiche sulle autostrade invece che sulla mobilità urbana. Non solo i Comuni sono stati abbandonati a se stessi, ma sono stati anche spolpati fino all´osso dai tagli che li hanno costretti a una scelta impossibile: o far annegare i cittadini nello smog o eliminare i servizi di assistenza agli anziani e le politiche di sostegno alla scuola». In realtà una soluzione al problema traffico ci sarebbe. L´ha proposta due anni fa l´Asstra (l´associazione delle ex municipalizzate dei trasporti) e l´hanno ripresa l´associazione dei sindaci e gli ambientalisti: un´imposta di 3 centesimi su ogni litro di benzina per finanziare la rinascita del trasporto pubblico urbano. Con questa misura si assicurerebbe un gettito annuale di 600 milioni di euro: quanto basta per onorare gli impegni assunti con i tranvieri e per avviare una politica di investimenti seria che in dieci anni farebbe uscire le città dallo stato di emergenza cronico. In Parlamento l´opposizione si è battuta per difendere i 3 centesimi a litro e anche all´interno della maggioranza si è registrato un certo consenso, ma il no del ministro dell´Economia ha bloccato tutto. «Almeno fino al momento in cui i tranvieri di Milano hanno deciso di smettere di regalare una quota delle loro busta paga alla finanza creativa di Tremonti», continua Anna Donati. «A quel punto è stata rapidamente votata una norma che prevede l´aumento di 1,5 centesimi su ogni litro di benzina. In questo modo si è chiusa la partita stipendi ma si è lasciata aperta quella sulla salute degli abitanti delle città: una scelta miope perché a partire dal prossimo anno il blocco a singhiozzo costerà molto di più in termini di produttività persa. E´ ora che il ministro Matteoli esca dallo stato di latitanza o abbandoni la sua poltrona». Al ministero dell´Ambiente obiettano che i 140 milioni di euro a disposizione dall´inizio della legislatura sono stati utilizzati per incentivare l´acquisto di 150 mila motorini meno inquinanti (gli euro 2), per la riconversione a metano o a gpl di 48 mila vetture, per l´acquisto di 600 taxi o mezzi di trasporto merci a metano, per l´avvio del car sharing in cinque città e per qualche esperimento sul telelavoro. Di fatto però i fondi a disposizione dell´Ambiente sono spiccioli che servono a lanciare programmi guida, non a risolvere il problema: si tratta di circa un decimo dei fondi che si ricaverebbero dai 3 centesimi sulla benzina. Se a questo aggiungiamo che il vecchio piano per costruire tram e metropolitane, previsto da una legge del ?92, è ancora in alto mare, otteniamo il quadro di una paralisi programmata che rischia di costare al paese un prezzo molto alto sia in termini di vite umane che di capacità produttiva.