L'ansimante bike-sharing all'italiana
Roma, Milano e Torino fino a qualche mese fa sembravano gareggiare per il titolo di prima grande città italiana con un servizio capillare di bike-sharing. Ritardi e bandi di gara falliti bloccano al momento i progetti. In compenso sei comuni dell'hinterland torinese partono entro l'estate
20 May, 2008
Roma, Milano e Torino fino a qualche mese fa sembravano doversi contendere al photo finish il titolo di prima grande città italiana dotata di bike-sharing. Masse di ciclisti hanno scoperto per l'occasione anche un certo orgoglio campanilistico, nella speranza che fosse la propria città ad aggiudicarsi l'apparentemente ambita palma d'oro. Niente da fare, per il momento ci si deve accontentare delle notizie d'oltralpe sul gran successo del parigino Vélib'.
Dalle nostre città arrivano invece notizie di ritardi e bandi di gara falliti. A Roma il piano della giunta Veltroni prevedeva l'inaugurazione delle stazioni di prelievo il 15 gennaio scorso, con la messa in circolazione delle prime 250 biciclette (su 20 mila totali previste al completamento del progetto). Ad oggi le stazioni sono pronte ma ancora incellofanate, le bici invece riposte nei magazzini comunali. Si attende infatti che la nuova amministrazione Alemanno confermi l'autorizzazione a partire.
Il quadro è ancora più incerto a Milano e Torino. Nel capoluogo lombardo la gara d'appalto per l'affidamento del servizio è andata deserta. All'indomani l'assessore alla Mobilità Edoardo Croci ha però voluto rassicurare sui tempi delle messa in esercizio delle 250 stazioni. In un paio di settimane, attraverso trattativa privata, si dovrebbe arrivare alla stipula del contratto di gestione con una delle aziende che hanno manifestato comunque il loro interesse.
A Torino il bando è scaduto senza che nessuna azienda si sia fatta avanti. Tra i requisiti richiesti per la partecipazione alla gara, un fatturato superiore ai 5 milioni di euro. Clausola che, ad esempio l'italiana Bicincittà, avrebbe potuto bypassare come precedentemente fatto a Roma, presentandosi insieme alla multinazionale spagnola Cemusa. Ciò non è avvenuto, forse anche per ragioni di prospettive commerciali poco allettanti.
Per accelerare i tempi sembra dunque profilarsi come a Milano la via della trattativa diretta.
Gli annunci sull'arrivo delle bici sotto la Mole si sono susseguiti copiosamente negli scorsi mesi. A partire dallo stesso assessore all'Ambiente Domenico Mangone, che a marzo annunciava: "La prima bici sarà in strada a giugno, al massimo luglio". Oggi lo stesso assessore ammette che sarà difficile arrivare a vedere in strada le bici prima di Ferragosto: "Per me è importante che il bike-sharing parta per l’estate, a settembre non avrebbe molta spinta". Arriva intanto la rivincita dell'hinterland. Dopo un anno ad aspettare invano la decisione definitiva del capoluogo sul bike-sharing, i comuni di Collegno, Grugliasco, Rivoli, Venaria, Druento e Alpignano, partono entro l'estate con 17 postazioni e 150 biciclette in rete. Un unico bando di gara tra Torino e circondario avrebbe fatto risparmiare le diverse amministrazioni, rendendo inoltre possibile un servizio integrato, usufruibile da chi si sposta regolarmente tra cintura e città.