Ragionando su Chiaiano, discariche e differenziata per uscire dalla crisi
Intervista a Giulio Facchi, ex sub-commissario per l’emergenza in Campania. “E’ necessario un ciclo integrato per la gestione dei rifiuti. Raccolta differenziata, discariche, inceneritori e compost devono essere parti di un processo industriale di smaltimento”
29 May, 2008
“Parlare di Napoli in un momento come questo, in cui si sancisce, almeno in parte, il fallimento di una certa forma di ambientalismo di cui sento di aver fatto parte non è semplice…”
Così esordisce Giulio Facchi, ex sub-commissario del commissariato Bassolino.
Siamo ormai da mesi in piena emergenza. Come ne usciamo? Solo con la raccolta differenziata? Con discariche?
Non credo sia possibile uscire da questa situazione senza utilizzare nuove discariche e senza ricorrere alla solidarietà delle altre regioni. La discesa in campo in modo diretto del presidente del Consiglio riconduce l’emergenza, come ormai inevitabile, a un problema di valenza nazionale che deve essere risolto anche utilizzando possibili soluzioni nel territorio del mostro paese. In ogni caso siamo in emergenza e le discariche sono necessarie. Lo dimostra la situazione di altre regioni del sud. Non hanno inceneritori, ma riescono a gestire la situazione attraverso l’utilizzo, appunto, delle discariche.
Perché allora in Campania c’è questa forte opposizione?
Stiamo pagando errori del passato, anche comunicativi. Basta osservare che, negli anni passati, tutti dicevano che l’emergenza si superava realizzando gli impianti, gli inceneritori, e che le discariche andavano superate perché erano sinonimo di malavita, di inquinamento, di morte. Oggi che le discariche sono la soluzione necessaria per uscire dall’emergenza, si pagano quegli errori, si manda l’esercito e si minacciano condanne pesanti a chi protesta contro le nuove discariche.
Discariche, dunque, ma dove?
Dove ..è un problema… Chiaiano è una cava dalle pareti verticali in tufo. Verificai più volte il sito, e difficilmente ci saranno le condizioni tecniche. Pianura è un simbolo. La storia è fatta anche di simboli che vanno rispettati. È un po’ come se in Lombardia si volesse tornare a Cerro Maggiore…
E’ tutto molto complicato, ma vorrei ricordare che la conurbazione di Napoli città non offre certo grandi soluzioni, in verità non molte città capoluogo, di quelle dimensioni, hanno la discarica tra le loro mura. La provincia di Napoli ha caratteristiche ben precise, fissate dalla presenza di un’area sud incredibilmente affollata, di una importante area vesuviana vincolata a parco e di un mare che delimita tutto il confine a ovest. Temo che una corretta scelta ambientale finisca con il ricondannare aree che già sono state in passato utilizzate e che, oggettivamente, ne hanno le caratteristiche. Credo comunque che sia difficile una corretta gestione ambientale senza democrazia.
Siamo di fronte ad un equivoco che si protrae da anni, rispetto al ruolo del commissario. Bertolaso o chi per esso non potrà fare programmazione: senza democrazia e con leggi e poteri di emergenza si potrà uscire dall’emergenza, ma la programmazione di un reale ciclo integrato dei rifiuti non può prescindere dalla partecipazione, dagli enti preposti e dalla applicazione delle normali regole democratiche istituzionali.
E una volta finita l’emergenza?
Fuori dall’emergenza, sono sempre stato convinto che solo un ciclo integrato dei rifiuti possa risolvere in pianta stabile la situazione. Per ciclo integrato si intende un processo industriale nel quale ognuno degli strumenti di cui siamo in possesso (raccolta differenziata, discariche, inceneritori) svolga appieno il suo compito.
Solo il ciclo integrato dei rifiuti consente di rendere ambientalmente accettabile e sostenibile la gestione di forme di smaltimento finale, come l’incenerimento e la discarica.
Anni addietro la Regione acquistò 19 impiantini modulari per il compostaggio. Sarebbe ora di metterli in funzione, o di convertire (e si può fare senza spese enormi) almeno uno degli impianti di CDR in impianti per il compost di qualità. Così si spazza il campo da equivoci e si potrà finalmente puntare alla raccolta differenziata.
Infine bisognerà intervenire sul primo anello della catena, ovvero il rapporto fra Comuni e ditte che si occupano di raccolta. Troppo spesso la raccolta rifiuti è vista come una sorta di ammortizzatore sociale e non come il primo anello di un ciclo industriale. Se non è credibile e forte il primo anello, non si può pensare che quelli successivi possano reggere. Un sistema impiantistico, per quanto complesso e tecnologicamente avanzato, non può essere costruito su fondamenta di cartapesta, pena il suo inevitabile crollo, e il sistema di raccolta, la credibilità nei confronti del cittadino e la corretta gestione e controllo dei servizi sono le fondamenta del ciclo industriale di trattamento, recupero e smaltimento dei rifiuti.