Le voci del Chiaia NO
Slitta ancora l’annuncio definitivo sull’idoneità del sito di Chiaiano. La questione, dunque, è di nuovo tutta aperta. Pubblichiamo, a tale proposito, alcuni degli interventi che chiariscono i motivi di chi si oppone all’apertura della discarica e l'appello di Media Center Chiaia No, sito che sta seguendo la vicenda delle cave dell’area nord di Napoli, a non abbandonare il presidio
09 June, 2008
L’Appello lanciato dal Media Center Chiaia No
Sono trascorsi alcuni giorni dalle cariche di polizia, dalla tregua stipulata con il sottosegretario Bertolaso e dall´entrata dei tecnici nelle cave per verificarne l´idoneità a ospitare una discarica da 700mila tonnellate. Nell´attesa, gli abitanti di Chiaiano, Marano e Mugnano continuano a presidiare pacificamente i luoghi della contesa.
Nei capannelli che si formano tra i gazebo all´ingresso delle cave, le persone ripercorrono a mente fredda gli ultimi avvenimenti, analizzando il resoconto fatto dai media degli eventi di cui sono state protagoniste. E in quei racconti, nessuno si riconosce. Nei giorni di fuoco della protesta i cronisti di radio, giornali e televisioni hanno descritto chi si opponeva alla discarica come una folla di strani e sconsiderati personaggi, inventando storie di armi, droga e camorra per screditare i più giovani e attivi; insinuando come gli uomini sacrificassero senza scrupoli madri, mogli e figli sulla prima linea delle barricate; diffondendo notizie palesemente false come quella delle bombole del gas legate a un petardo, non confermata neanche dalle forze dell´ordine.
Gli editorialisti "democratici" (inutile soffermarsi sugli altri) hanno sostenuto, come fanno ormai puntualmente quando una comunità si oppone alla devastazione del territorio in cui vive, come sia giusto chiedere questo sacrificio alla gente di Chiaiano, quanto sia dolorosa ma inevitabile la decisione di scaricare i rifiuti nelle cave; con le solite acrobazie verbali, hanno giustificato la violenza sui manifestanti con la presenza di infiltrati o lanciatori di pietre, compatendo le persone "perbene" che protestavano come se fossero in balia di imprecisati manovratori o diabolici facinorosi di strada.
Era accaduto lo stesso a gennaio, a Pianura, nei giorni in cui l´opposizione dura e determinata degli abitanti della zona flegrea aveva impedito la riapertura di una discarica chiusa da tredici anni, un provvedimento che a posteriori è stato unanimemente giudicato deleterio dalle stesse istituzioni. Come a Pianura, anche a Chiaiano il sindaco di Napoli e i componenti del consiglio comunale si sono tenuti a distanza, mostrandosi colpevolmente incerti e confusi sulle decisioni da prendere; la stessa linea ha adottato il governatore della Regione, che ormai da mesi ha abdicato alle sue funzioni per chiudersi in un bunker da cui
uscirà solo tra un anno per occupare la sua poltrona nel parlamento europeo. Entrambi si sono limitati ad approvare, e anzi a sollecitare, le misure anticostituzionali adottate dal governo centrale.
Come a Pianura, gli abitanti di Chiaiano, Marano e Mugnano chiedono di non fare una discarica in un terreno palesemente non idoneo, già destinato a parco naturale. In cambio ricevono dalle elite intellettuali e istituzionali della città, nel migliore dei casi silenzio e indifferenza, se non esplicito scherno e rimprovero. È questo - l´isolamento, la demonizzazione, il pregiudizio - quello che si merita Chiaiano e con Chiaiano tutta la città?
L´emergenza come tecnica di governo dura in Campania dai mesi successivi al terremoto del 1980. Un dispositivo che consente di espropriare la democrazia ai cittadini per comporre interessi non sempre trasparenti, come emerge da numerose inchieste giudiziarie. Ma se questo è il meccanismo, perché non provare a uscirne con un radicale cambiamento, cercando di restituire democrazia e responsabilità, ma anche le scelte ai cittadini. Oggi la loro protesta non è solo localismo. È anche una reazione a questo esproprio di democrazia.
Nella concezione della stampa, degli intellettuali, della classe dirigente, la parte giovanile e sottoproletaria di questa città appare sempre passiva rispetto alla cosa pubblica, oppure se si mobilita lo fa perché prezzolata da loschi interessi. Al contrario, con i suoi codici e le sue contraddizioni, questa composizione sociale (tutta o in parte) cerca una collocazione nel sentimento civico della comunità, riuscendo finalmente a interagire con altre tipologie di cittadini che si riconoscono in questa lotta.
Si cita spesso la camorra. Come una spiegazione che non spiega molto, perchè non si prova mai davvero a ricostruirne gli interessi. Se analizziamo il passato recente, la camorra sembrerebbe più incline all´apertura che non alla chiusura delle discariche, avendo dimostrato di saper entrare nel loro funzionamento (compravendita dei terreni, trasporto dei rifiuti, sversamenti abusivi, ecc.). E se la camorra può far pesare i suoi interessi in queste vicende, le responsabilità non sono certo dei cittadini che protestano ma dei gruppi dirigenti che gli hanno più volte aperto la porta.
Il decreto Berlusconi si inserisce perfettamente in questa filosofia emergenziale. E lo fa in più punti: nella costituzione di una superprocura che controlli le inchieste accettabili e quelle "inadeguate", col rischio che queste ultime siano sempre quelle che colpiscono chi ha maggiori poteri e responsabilità nello sfascio; nella possibilità di agire in deroga alle norme igienico-sanitarie e ambientali; nella possibilità di stoccare in discarica diverse tipologie di rifiuti speciali e tossici; nello stanziamento senza controllo di altri 150 milioni di euro che permetterà di assegnare le infrastrutture senza gara d´appalto; nello stabilire uno stato d´eccezione con norme penali /ad hoc/ per colpire chi protesta. Allo stesso tempo non si aggiunge niente per il problema dello sversamento abusivo di rifiuti tossici, che sembra del tutto rimosso.
Ma esistono altre vie d´uscita dall´emergenza. Un piano con dieci discariche e quattro inceneritori è un piano di trent´anni fa. Si è cominciato chiudendo le discariche (come chiedevano le direttive europee) e si finisce con l´aprirne dieci. Ma se davvero il commissario aveva poteri speciali, negli ultimi mesi avrebbe dovuto ridurre drasticamente gli imballaggi, separare almeno il secco dall´umido per togliere la parte putrescente, provvedere ad allestire impianti per la trasformazione dei rifiuti differenziati, in grado di ricavare compost (utile per bonifiche e agricoltura), nuovi polimeri dalla plastica, nuovo vetro. La Sassonia (Ansa, 21 maggio) ci ha appena detto che differenzia "a valle" la nostra immondizia. Percentuali altissime con impianti che potrebbero essere costruiti in breve tempo e con tecnologie molto più semplici degli inceneritori. Perchè non si può virare il piano in questa direzione, visto che questo chiedono le legittime paure delle comunità? E perchè si continuano a fare scelte così bizzarre: aree vulcaniche come Terzino; l´unico polmone verde di Napoli, come la Selva di Chiaiano.
Insomma, si chiede ai cittadini di sacrificarsi al buio, senza nessun segnale di inversione reale di rotta, di emancipazione dalla sudditanza agli interessi forti, di affermazione del principio di responsabilità per cui chi ha sbagliato (e sono tanti, anche nell´imprenditoria, non solo Bassolino) deve andare a casa.
Con questo appello intendiamo esprimere la nostra solidarietà alle persone che abitano nella zona delle cave, che animano i presidi e partecipano alle manifestazioni contro la discarica; intendiamo non rimanere in silenzio come i nostri politici e rivolgiamo ai mass media l´esigenza di un racconto dei fatti il più possibile oggettivo, approfondito e non pregiudiziale. Il territorio di Chiaiano non appartiene solo a chi lo abita, ma è un patrimonio di tutta la città e da tutta la città va difeso.
Dal Media Center Chiaia No
Intervento sui rifiuti che, secondo il decreto del 24 Maggio, dovranno essere stoccati nella cava di Chiaiano
1. L’art. 9 comma 2 stabilisce che nella cava potranno essere stoccati anche materiali del tipo: ceneri pesanti e scorie, contenenti sostanze pericolose, ceneri leggere, contenenti sostanze pericolose, fanghi prodotti da trattamenti chimico-fisici contenenti sostanze pericolose, altri rifiuti (compresi i materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti, contenenti sostanze pericolose. La discarica, pertanto, dovrebbe contenere sostanza pericolose.
2. Il prof. Ortolani, riferendosi alla falda acquifera situata al di sotto delle cave, dice “L’inquinamento della falda proprio nella zona di principale ricarica idrica costituirebbe una serie minaccia per coloro che utilizzano la falda anche a chilometri di distanza”, inoltre, “la falda il cui inquinamento può incidere direttamente sulla salute dei cittadini che utilizzeranno le acque sotterranee per vari usi. I dati sintetizzati evidenziano la palese non idoneità ambientale delle cave a fossa di Chiaiano per la realizzazione di rifiuti inquinanti”.
3. La direttiva europea 1999/31/CE del Consiglio del 26 Aprile 1999 relativa alle discariche di rifiuti, stabilisce, nell’Allegato 1 “Requisiti generali per tutte le categorie di discariche”, che per l’ubicazione di una discarica si devono prendere in considerazione i seguenti fattori: a) le distanze fra i confini dell’area e le zone residenziali, le vie navigabili, i bacini idrici, e le aree agricole o urbane; c) le condizioni geologiche e idrogeologiche della zona; e) la protezione del patriminio naturale o culturale della zona. Inoltre, la discarica può essere autorizzata solo se le caratteristiche del luogo, per quanto riguarda i fatturi summenzionati o le misure correttive da adottare indicano che la discarica non costituisce un grave rischio ecologico.
4. Come se non bastasse, l’art. 32 della costituzione italiana sancisce che “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti [...]”
Potrei continuare a lungo, credo che i quattro punti sopra descritti possano, almeno per ora, bastare.
Perchè no alla discarica:
1. Per l’assurdità di una megadiscarica nell’unico polmone verde di Napoli
2. Per l’assurdità di un piano rifiuti che dopo 15 anni torna a 10 megadiscariche! (dopo essere partito dalla loro chiusura secondo le direttive europee).
Proprio mentre dalla Sassonia comunicano ufficialmente che i rifiuti campani dei treni “della mondezza” vengono riciclati quasi all’80% con dei banalissimi impianti di differenziazione “a valle della raccolta”. Impianti tecnologicamente banali e enormemente meno costosi del business inquinante degli inceneritori.
Sui rifiuti mandati in Sassonia
BERLINO, 21 MAG - I rifiuti campani già smaltiti in Sassonia non sono stati bruciati nei termovalorizzatori tedeschi, ma sono stati riciclati per ricavarne materie prime secondarie e composti organici che verranno venduti all´industria. Il ´percorsò dell´immondizia italiana in Germania lo ha spiegato all´ANSA una portavoce del Ministero dell´Ambiente della Sassonia, sottolineando che niente è finito in discarica. «Questi rifiuti non sono stati bruciati» negli inceneritori, ha detto la portavoce. Anzitutto, ha spiegato sono stati separati i rifiuti organici da quelli solidi, che diventeranno poi materie prime secondarie (plastica, metallo, etc.). Il resto, «una parte minore - ha proseguito - è statotrattato in un impianto meccanico-biologico e verrà venduto alle industrie», le quali bruciano questo materiale trasformandolo così in energia. Ma il grosso dei rifiuti campani diventa materia prima secondaria. E l´Italia, oltre a fornire l´immondizia, svolge anche un ruolo importante nella fase successiva del percorso di quest´ultima. Il Paese, infatti, è al terzo posto, con 2,01 milioni di tonnellate, della graduatoria degli acquirenti di materie prime secondarie.(ANSA).
Mi sembra che quest’Ansa abbastanza clamorosa ci dia alcune notizie importanti:
1) Che la differenziazione si può fare benissimo anche a valle della raccolta! Senza neppure una linea di separazione a monte ’secco-umido’, che pure non starebbe male… basta avere l’impiantistica giusta. Il modello di ciclo rifiuti della Campania gli impianti li deve ancora cosruire e a maggior ragione potrebbe scegliere questa direzione, ma va in quella opposta per una semplice questione di interessi privati (Fibe ed altri).
2) Il residuo viene trattato con metodo ‘a freddo’, meccanico biologico, la cui tecnologia è molto semplice.
3) Solo il residuo ulteriore viene venduto a ditte che lo inceneriscono. Ma questo non perchè sia indispensabile, bensì per una (opinabile dal punto di vista ambientale) scelta economica. Infatti, il secco pulito che viene da un ciclo del genere potrebbe essere tranquillamente usato per fare le strade o per produrre altre merci (come fanno ad esempio a Monebelluna in Italia ) ma in Germania le ditte che hanno sul groppone gli inceneritori sono in crisi perchè non hanno più combustibile (per i livelli altissimi di riciclo) e devono comprarlo. Perciò la Sassonia manda questo residuo all’incenerimento non perchè le è indispensabile, ma perchè gli danno i soldi (un rapporto pubblico-privato al contrario, visto che da noi i cip6 garantiscono 50 euro di finanziamento pubblico per ogni tonnellata incenerita).
Insomma gli inceneritori sono una tecnologia di 25 anni fa. Chi li ha riduce il danno (economico e ambientale) mentre grandi città come Sidney, Tel Aviv, San Francisco ne fanno ampiamente a meno (e anche San Francisco ad esempio non fa la differenziata porta a porta, ma differenzia a valle)
Per i pochi che non lo sanno, grazie all’uso distorto dei cip6, soltanto i 6-7 milioni di tonnellate di ecoballe che sono in questo momento stoccate valgono già oltre 300 milioni di euro di finanziamento pubblico
Varie sui rifiuti
• il decreto rifiuti legalizza lo smaltimento illegale di rifiuti tossici in discarica?
• i “termovalorizzatori” sono il sistema più costoso in assoluto di smaltimento rifiuti?
• stanno in piedi perchè li paghi anche tu, con una maggiorazione del 7% delle bollette Enel?
• ci sono 435 ricerche scientifiche che attestano un aumento significativo di cancri e patologie
cardiovascolari, neurologiche ed endocrine per chi vive nei pressi di un termovalorizzatore?
• il termovalorizzatore non elimina le discariche, anzi produce ceneri tossiche che vanno smaltite in discariche speciali a costi enormi?
• negli Stati Uniti non ne costruiscono da 15 anni?
• l’Ordine dei Medici francesi ne ha chiesto la messa al bando?
• la parola “termovalorizzatore” è semplicemente un’invenzione pubblicitaria per indicare gli inceneritori ed è vietata dall’Unione Europea in quanto ingannevole?
• in Italia, in provincia di Treviso, c’è un impianto in grado di riciclare il 95% dei rifiuti?
• sempre più città al mondo, tra cui San Francisco e Canberra, hanno adottato la strategia “Rifiuti Zero”, guadagnano, danno lavoro, non hanno inceneritori e stanno progressivamente eliminando le discariche?
• in Sassonia, Germania, hanno riciclato la maggior parte dei rifiuti campani che gli abbiamo inviato e ci rivendono le materie prime secondarie ottenute?
• da anni i vari comitati propongono queste soluzioni che risolverebbero davvero i problemi in tempi brevi ed a costi molto inferiori?
. il geologo prof. De Medici ha individuato 15 siti campani idonei e sicuri in cui smaltire i rifiuti accumulati, ma sono stati completamente ignorati dalle autorità che continuano a scegliere siti pericolosi, inidonei e spesso di proprietà della malavita?