La complicata vicenda di Chiaiano
Quasi un mese e mezzo di dibattito sull’apertura di una discarica a Chiaiano, tante proposte e motivi per dire no. E le voci di chi è a favore? Solo dopo l’incontro con Bertolaso del 10 giugno qualche possibilità di compromesso
11 June, 2008
Maggio 2008, comincia più o meno allora la complicata vicenda della discarica di Chiaiano. Il sindaco Iervolino propone l’apertura di una discarica nell’area nord di Napoli e per un po’, nonostante le proteste, tiene il pugno di ferro e decide che Chiaiano è una “scelta dolorosa ma necessaria” per far uscire la città dall’emergenza rifiuti. A metà del mese, il consiglio comunale vota contro l’apertura della discarica ed il sindaco fa marcia indietro, quindi chiede al Commissario per l’Emergenza Rifiuti De Gennaro di trovare nella provincia di Napoli dei siti alternativi. Il commissario non riuscirà in questa impresa, poichè, come viene dichiarato, non esiste alcun sito nell’area napoletana che sia in grado di assicurare alla provincia un’autonomia di due anni, né esistono quartieri sufficientemente isolati da consentire la costruzione di una discarica. A togliere d’impiccio il comune ci pensa il governo. Con il decreto sui rifiuti, infatti, viene stabilito che una delle discariche previste per la provincia di Napoli, oltre a quella di Terzino, sarà proprio Chiaiano. Prima della decisione definitiva però vengono previsti degli esami che possano stabilire l’effettiva idoneità del sito. E così arriviamo ad oggi. I risultati sono quasi pronti anche se la comunicazione di quelli definitivi è stata rinviata di una settimana. Dovrebbero, infatti, essere resi pubblici il 16 o il 17 giugno.
In più di un mese si sono levate molte proteste da parte dei cittadini di Chiaiano, ed un coro di pareri negativi da parte di numerosi esperti. Opinioni non sempre in linea tra loro, ma che in modo diverso hanno fatto emergere i motivi per cui la costruzione di una discarica a Chiaiano ed in generale in tutta la provincia napoletana non è plausibile. Innanzitutto, va considerata la natura dei suoli, che, come sostenuto più volte dal prof. Ortolani, geologo della Federico II, permetterebbero infiltrazioni di percolato nelle falde sottostanti le cave. C’è poi la questione del progetto di un parco metropolitano delle colline proprio nella selva di Chiaiano, sostenuto dal presidente dell’ottava municipalità Carmine Malinconico. Altro punto è l’alta densità abitativa del capoluogo campano e provincia, come ribadito dall’Ordine degli Ingeneri di Napoli, ma anche da Legambiente e da Raffaele Raimondi, magistrato e presidente del comitato centro storico Unesco. Infine, c'è anche chi ha parlato di reato di molestia olfattiva a cui sarebbero soggetti gli abitanti di Chiaiano qualora venisse costruita una discarica vicino alle loro case.
Anche le proposte non sono mancate. Da un lato, chi, come ad il prof. Giovan Battista Medici, ha proposto di utilizzare i siti in provincia di Avellino, Benevento e Salerno come megadiscariche, dall’altro, chi, come Raffaele Raimondi, ha parlato di minidiscariche da costruire in tutte le province campane, eccetto in quella napoletana, che trattino ognuna una quota parte dei rifiuti del capoluogo. In questa visione, la ripartizione dei rifiuti per provincia trova la sua ragione d’essere anche nel fatto che la provincia di Napoli ha già sopportato per anni il peso della regione, con le discariche di Villaricca, Giugliano, Caivano, Marigliano, Pianura, avendo di conseguenza prosciugato le possibilità dei suoli. La suddivisione, infine, sarebbe la scelta naturale ancor prima di chiedere la stessa solidarietà, dietro ingenti pagamenti, alle altre regioni ed ad altri paesi. In ultimo, c’è un elemento che accomuna quasi tutte le voci, ed è la proposta di avviare in Campania un sistema di gestione industriale dei rifiuti, tuttora assente nella regione, chiarito esplicitamente anche da Amato Lamberti, ex presidente della provincia di Napoli.
In più di un mese le voci del no hanno, dunque, addotto motivazioni diverse tra loro. Contrapposizioni ci sono state tra gli stessi ambientalisti, ma anche tra i geologi che hanno partecipato al dibattito. Nonostante questo, c’è stato un filo conduttore: il convinto no all’apertura di Chiaiano. Di contro, non si sono sentite voci esperte, eccetto quelle del governo, che si siano dette favorevoli all’apertura della discarica. Non un articolo, né un’argomentazione tecnica per cui i cittadini residenti nell’area dovrebbero convincersi ad accettare la decisione del governo.
L’unica ipotesi di trattativa è arrivata da parte di chi difende le cave, dopo l’incontro che si è tenuto il 10 giugno con il sottosegretario Bertolaso. Un compromesso, sussurrano i comitati, potrebbe essere l’utilizzo delle cave non per ospitare rifiuto “tal quale”, ma per garantire un posto alle ecoballe.
La vicenda di Chiaiano, dunque, si complica nuovamente. Non resta, a questo punto, che attendere ancora una settimana.