Pechino: la nazionale australiana diserta la cerimonia di apertura
Troppo smog.Il team manager della rappresentativa di atletica non invierà la propria delegazione per preservare la salute degli sportivi. Stupore e costernazione del Comitato organizzatore, che deve fronteggiare il primo caso di “boicottaggio ambientale” nella storia dei giochi.
26 June, 2008
Stupore e costernazione: è la reazione espressa dal comitato organizzatore dei Giochi Olimpici di Pechino alla notizia apparsa ieri su un quotidiano australiano, secondo la quale la rappresentativa locale di atletica non presenzierà alla cerimonia inaugurale con la propria delegazione. La mancata partecipazione è una misura precauzionale, predisposta dalla Federazione australiana di atletica leggera per prevenire possibili rischi alla salute considerato l’alto tasso di inquinamento che ancora oggi, a dispetto dei proclami del governo cinese, opprime la capitale rendendo l’aria irrespirabile.
E’ il primo caso di “boicottaggio” di una cerimonia inaugurale per problemi di natura ambientale; una notizia che ha colto di sorpresa gli atleti stessi, i quali resteranno ad allenarsi in Giappone e a Hong Kong sino all’inizio delle competizioni. “State scherzando?!”. Queste le parole pronunciate da un esterrefatto Jeff Ruffolo, portavoce del Comitato organizzatore dei giochi, dopo aver appreso la notizia: “E’ la prima volta – ribadisce Ruffolo – che gli atleti si rifiutano di partecipare alla cerimonia inaugurale di loro iniziativa”, senza una presa di posizione ufficiale da parte delle autorità governative.
A poco meno di due mesi dall’inizio dei giochi, la decisione presa dall’allenatore del team australiano di atletica Max Binnington ha colto di sorpresa gli organizzatori: ma i pericoli per la salute degli atleti, ribadisce il team manager, sono “troppo elevati perché il livello di inquinamento della città mette a rischio non solo le performance, ma l’incolumità stessa dei partecipanti”. Perplessità espresse il mese scorso anche dall’attuale recordman della maratona, l’etiope Haile Gebrselassie, il quale dice che “non correrà perché teme per la propria salute”. “Non voglio uccidermi a Pechino”, queste le parole pronunciate dall’atleta il quale ribadisce che “è impossibile correre la maratona ai giochi a causa dell’inquinamento, della calura e dell’umidità”. Anche il trainer australiano conferma i pericoli paventati dall’atleta etiope: “Di recente abbiamo predisposto una serie di test in loco – sottolinea Max Binnington – e uno dei nostri atleti ha dovuto interrompere gli allenamenti per 10 giorni per problemi respiratori: non vogliamo esporre i nostri ragazzi a questo genere di pericoli, e poi gli atleti ricorderanno le vittorie ottenute, non la partecipazione alla cerimonia di apertura”.
Il terremoto diplomatico causato dalle parole espresse dal coach australiano rappresentano un altro ostacolo alla lunga marcia verso i giochi, un “sogno” che si sta trasformando in un “incubo”, già segnati dalle proteste contro il viaggio della torcia olimpica nei 5 continenti e dalle manifestazioni dei monaci tibetani. In serata Max Binnington ha peraltro in parte ritrattato le proprie affermazioni, sottolineando che la mancata presenza alla cerimonia inaugurale è dovuta più alla “necessità di garantire agli atleti un ambiente stabile, nel quale preparare le gare in tutta tranquillità” e non a causa “dell’inquinamento”, ma le sue sembrano giustificazioni di facciata: “Non ho mai voluto esprimere critiche – ribadisce il team manager australiano – alla Cina, al suo Governo o al Comitato olimpico. Sono sicuro che assisteremo a giochi stupendi, preparati nel miglior modo possibile e gli organizzatori faranno di tutto per ridurre al minimo i disagi agli atleti”.