"Stati Generali della Green Economy": posto sbagliato, momento sbagliato?
01 March, 2021
Sono passate più di due settimane dalla fine di Ecomondo, che ha ospitato per la terza volta come "fiore all’occhiello" gli "Stati Generali della Green Economy". Senza nessun intento polemico né verso la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile né verso Rimini Fiere, proprio perché ormai la "curva di esperienza" è abbastanza lunga, è forse lecito porsi la domanda se sia opportuno continuare con questa formula "embedded" o se non sia forse opportuno cercare soluzioni diverse. Gli "Stati Generali" sono infatti un’occasione dall’importanza e dalle potenzialità troppo alte per tutti quelli che in Italia hanno a cuore le politiche e ambientali e le sorti del loro sviluppo nella società e nel sistema economico nazionale per non preoccuparsi per il rischio di un loro "inabissamento" in un contesto forse poco adatto. Le ragioni sono presto spiegate: 1. Ecomondo è una grande evento, indubbiamente, e una grande occasione di attrazione per un pubblico vasto di operatori economici del settore. Paradossalmente perಠquesta forza rappresenta anche una criticità : negli anni, la fiera si è sempre più trasformata una una "normale" fiera di settore, shiftando gradualmente dal "salone delle idee e delle innovazioni culturali" (il "software") all’esposizione "delle attrezzature e dei "camion" (l’"hardware"). La maggioranza del pubblico, di conseguenza, è sempre più orientata all’aspetto specificamente commerciale e pare sostanzialmente estranea alla filosofia e al taglio degli "Stati Generali". Per altro, anche quella non piccola sua porzione potenzialmente interessata, è distratta da un contesto turbinoso e faticosissimo, che non aiuta certo la concentrazione e la continuità per seguire un programma di due giorni in un’area convegnistica che, anche di suo, non risulta forse proprio invitante; 2. Le fiere di settore sono qualcosa di chiuso, circoscritte in quartieri fieristici sostanzialmente estranei alle città che li ospita, un "mondo di dentro" protetto da tornelli e biglietti d’ingresso (anche se per gli "stati Generali" è stata data giustamente la possibilità di accedere gratuitamente). Oltretutto a Rimini non sono mai riusciti a decollare i diversi tentativi fatti negli anni per creare una sorta di "Fuori Ecomondo", che mettesse il "popolo della fiera" in contatto con la città , al di là della ressa negli alberghi e nei ristoranti; 3. Proprio perché contesto chiuso a vocazione prettamente commerciale, il mondo dei media non ama storicamente le fiere, trovandole un contesto a troppo elevato rischio di "marchetta", oltretutto gratuita, per cui tende ad evitarle. Ripeto: in queste osservazioni non c’è nessuna volontà di polemica con i diretti interessati, ma solo la frustrazione nel vedere un’occasione importante andare in parte vanificata. E proprio perché l’intento vuole essere costruttivo, azzardo una "modesta proposta". Gli "Stati Generali" meritano un contenitore tutto loro che ne permetta la massima valorizzazione sia per il pubblico che per i media. Per questo una soluzione potrebbe essere quello di una "due giorni" fortemente aperta alla città , in grado di sviluppare in uno spazio ristretto ma aperto e fruibile a tutti, come potrebbe essere il centro storico di una delle tante città d’arte (relativamente) minori della provincia italiana, tanti momenti di dibattito tematici oltre che una doverosa sessione plenaria. Il modello potrebbe essere quello di "Ravenna Ambiente", l’evento settembrino che si tiene da qualche anno nel capoluogo di provincia romagnolo. Una formula di questo tipo, se convenientemente sostenuto dalle istituzioni locali e adeguatamente comunicato, potrebbe diventare una vera vetrina della "Grenn Economy", attrattiva anche per un pubblico meno "addetto ai lavori", in un contesto di eccellenza. Non si tratterebbe di trasformare gli "Stati generali" in una sagra, ma di integrarli in maniera tale da dare loro un respiro non solo istituzionale, per produrre un evento in grado di calamitare al meglio l’attenzione di un pubblico più vasto (ad esempio del mondo della scuola) e dei media anche non specialistici.replica rolex