Tari: Dio stramaledica la pizza al taglio!
29 December, 2014
Qualche giorno fa mi è cascato l’occhio sulle scartoffie che accompagnano il bollettino per il pagamento della TARI a Milano, e guardando la tabella con le tariffe per le diverse categorie non domestiche, l’attenzione si è catalizzata sulle sventurata tipologia post salvato correttamente! la URL di questo post è:
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Autore:“pizza al taglio”. Pur avendo tra le mie rimembranze di rifiutaro/rifiutologo qualcosa nella memoria che mi diceva che l’attività di pizza al taglio costituisce a suo modo una sorta di isola infelice, mi sono chiesto quale sia il “peccato” di costoro per meritarsi dal Comune di Milano il livello massimo di TARI, pari a 29,28 Euro per metro quadro tra parte fissa e parte variabile.Preso dalla curiosità, e sfruttando le stupefacenti opportunità offerte da internet, ho allora deciso di fare una piccola inchiesta proprio incentrata su questo parametro, comparando almeno le diciannove città capoluogo di Regione più Trento e Bolzano. Meraviglia! Non si tratta di accanimento, ma di naturale conseguenza dei complessi calcoli inseriti nel DPR 158/99, che avrebbero dovuto contribuire a sfornare il “metodo normalizzato” per l’applicazione della tanto evocata tariffa rifiuti: le diverse attività economiche sono state raggruppate in 30 categorie in base al loro potenziale di produzione di rifiuti e quella di “pizza al taglio” si è trovata ai vertici massimi, insieme alle pescherie, ai negozi di ortofrutta e a quelli di fori e piante.
A guardare i risultati della mia veloce inchiesta, i comuni hanno per lo più ricopiato pedissequamente questa tabella e, quindi, ne hanno riprodotto gli esiti: a parte Bolzano, per la quale pare che la TARI non esista vista la totale assenza di qualsiasi riferimento sul sito del comune, Torino e Perugia, le quali invece non fanno mai cenno all’incriminata “pizza al trancio”, e Bologna che (come “pizza da asporto”) la mette al quinto posto per onerosità insieme alle rosticcerie, ai supermercati e ai negozi di generi alimentari, separandola da fioristi e pescivendoli, tutti gi altri sono inesorabili nel rispettare la norma e, quindi, nell’applicare la tariffa massima. Inutile dire che, proprio come tariffa massima, la variabilità è tale da lasciare perplessi: Bologna è stata clemente ed ha in effetti la tariffa più bassa, ossia 11,54 Euro per metro quadrato. Ma tra i “rigorosi”, si va dai 15,12 Euro per metro quadro di Campobasso (ma anche dai 18, 49 dell’Aquila e i 18,57 di Aosta) ai 70,39 di Venezia (e passi, è una città unica…), ai 62,74 di Napoli, ai 50,90 di Genova, ai 50,66 di Roma, passando per i 35,66 di Palermo, i 33,53 di Potenza, i 33,52 di Firenze, i 32,22 di Trieste e, appunto, i già evocati 29,28 di Milano che tanto avevano attizzato la mia curiosità.
Premesso che non ho mai avuto un negozio di pizza al taglio, che non voglio intraprendere in futuro simile attività, che neppure alcun mio amico o parente è in qualche modo interessato, si impongono alcune riflessioni: 1. a me a naso un negozio che vende pizza al taglio non pare produca normalmente così tanti rifiuti (oltretutto il consumo non è in loco), o, per lo meno, non più di un’hamburgheria, di una pizzeria "stanziale", o di una rosticceria: l’unico “torto” che ha è di essere in genere piazzato in pochissimi metri quadri, per cui la produzione di rifiuti non si spalma su di una superficie vasta; 2. di conseguenza non può non venire qualche dubbio sull’impostazione dell’ormai mitico (vista la fine che la tariffa puntuale ha fatto….) DPR 158/99; 3. un rapporto di quasi uno a sei tra la tariffa unitaria più bassa e quella più alta si giustifica? Forse un ragionamento sui costi normalizzati andrebbe fatto anche in questo settore, dato che non direi che più paga abbia sempre il servizio migliore….