La signora "porta la sporta"
Massimiliano Milone per Eco dalle Città ha intervistato Silvia Ricci, ideatrice e referente della campagna “Porta la Sporta” e promotrice per l’Italia del recente “International Plastic Bag Free Day”. Proviamo a fare insieme un bilancio dei risultati ottenuti e delle iniziative in partenza a pochi mesi dal lancio della campagna a favore delle borse riutilizzabili, che sta raccogliendo in tutta Italia un crescendo di adesioni
02 October, 2009
Massimiliano Milone
Questa è la storia di un’Italia che guarda avanti, etica e intelligente, dove i problemi si affrontano e dove le buone pratiche si mettono in rete. È la storia di un’idea grande da realizzare e c’è chi ci sta provando e si diverte a farlo.
Ma chi è Silvia Ricci? Una persona grintosa, appassionata e intraprendente, per metà astigiana e metà romagnola, ma con un modo tutto anglosassone di affrontare le questioni. Ex insegnante, ha vissuto in Olanda per quattro anni. «Un’esperienza formativa» mi dice. Ha lavorato nella cultura, nell’editoria, nella comunicazione e nel marketing in piccole e grandi aziende e per le Olimpiadi di Torino. Mi confida: «Da sempre ho pensato che la mia vita lavorativa sarebbe dovuta culminare in un progetto non profit: tutto ciò che fai per te stesso non ha un valore perché lo fai per te stesso; ciò che fai per gli altri ha un valore perché trascende da quello che sei tu e i tuoi interessi».
Cos’è Porta la Sporta? Qual è la vostra mission?
La campagna di educazione ambientale Porta la Sporta, promossa dall’Associazione dei comuni virtuosi con il patrocinio del WWF e di diversi enti, vuole stimolare l’opinione pubblica a riflettere sul consumo ormai fuori controllo del sacchetto in plastica, a favore di un’alternativa più ecosostenibile come la borsa riutilizzabile. Questa campagna non si limita a dare il messaggio generico: “Disimballatevi!”, ma mette a disposizione di tutti (cittadini, istituzioni locali, associazioni, esercenti commerciali, aziende) una serie di strumenti da utilizzare per diffondere il messaggio. Il modello di azione proposto prevede che gli attori si attivino e concorrano alla soluzione del problema, facendo ognuno la propria parte. È un modello che si è dimostrato di grande efficacia in Inghilterra. Missione della campagna è anche trovare delle soluzioni pratiche da proporre a chi all’interno degli enti provinciali o regionali si occupa di fare tavoli di concertazione con le aziende o la grande distribuzione per ridurre i sacchetti.
Quando è nata Porta la Sporta?
Praticamente dall’estate dell’anno scorso. I primi tempi si è lavorato sui contenuti del sito, che è andato on line il 22 di marzo. La partenza delle iniziative è arrivata verso l’estate con l’insediamento delle nuove giunte dopo le recenti elezioni amministrative. Oggi il sito è un punto di riferimento per tutti coloro che, a vario titolo, vogliono contribuire a ridurre e contrastare l’impatto ambientale rappresentato dai sacchetti in plastica. Abbiamo ricevuto numerose conferme sull’efficacia del modello di azione proposto e dei materiali di comunicazione che lo supportano.
A chi vuole dire grazie?
Sono profondamente grata a tutti coloro che come singoli cittadini, proprietari di negozi, amministratori hanno reagito con entusiasmo adottando e dando voce a questo progetto, sviluppato e promosso con la collaborazione dell’Associazione dei comuni virtuosi. Ma sono anche altrettanto grata a chi ci ha detto di no perché è anche dalle “sconfitte” che si può trarre forza, lottando per convincere e conquistare anche gli scettici. Inizialmente volevo solo dare l’input e lavorare gratuitamente insieme ad un’associazione ambientalista, che sviluppasse il mio progetto. Non avendo ottenuto alcuna risposta ho deciso di mettermi in gioco comunque trovando altre strade. Quando allo scorso Vaffa Day è salito sul palco il coordinatore dei comuni virtuosi ho avuto un’illuminazione! Partendo dall’esperienza inglese delle plastic bag free cities, cittadine che hanno ridotto drasticamente l’utilizzo dei sacchetti, grazie a un processo virtuoso innescato dai cittadini ho pensato che in Italia, non potendo contare sullo stesso livello di coinvolgimento dei singoli, avrei potuto agire attivando gli enti comunali. Attraverso i comuni il progetto si sarebbe potuto trasmettere in modo più capillare e si sarebbe potuto contare sull’iniziativa dei gruppi locali spontanei o delle amministrazioni sul territorio. La strada del dialogo e del confronto, il desiderio di contribuire a generare processi virtuosi può partire infatti sia da gruppi spontanei che si rivolgono direttamente alle amministrazioni sia dalle amministrazioni, che impegnandosi in prima persona, decidono di collaborare con i gruppi spontanei dando loro voce. Inoltre nelle piccole realtà risulta più facile il coinvolgimento di esercizi commerciali, cittadini e scuole previsto dal progetto e la realtà italiana che conta oltre 5000 comuni con meno di diecimila abitanti su 8100 totali può rappresentare un terreno fertile.
Ha trovato difficoltà nel diffondere il messaggio?
Le difficoltà riscontrate nell’aggregare associazioni di varia natura sono riconducibili a una caratteristica tutta italiana: invece di fare sistema si preferisce correre da soli anche a costo di pregiudicarsi l’obiettivo finale per paura di perdere il proprio “posto al sole” o la propria identità. Alcuni gruppi ambientalisti, non riuscendo a concepire il progetto come uno strumento aperto che può essere adattato aggiungendo i propri loghi, i propri contatti o modificando alcuni contenuti hanno preferito replicare dei materiali simili piuttosto che adottarlo. Per quanto riguarda la grande distribuzione, che stiamo tentando di coinvolgere da mesi (con qualche spiraglio visibile con alcuni gruppi), la necessità di distinguersi come gruppo come essenza del vantaggio competitivo complica notevolmente le possibilità di riuscita. Le aziende, a cui non viene richiesto alcun contributo economico per aderire, ma un supporto di comunicazione che dovrebbe peraltro essere funzionale al raggiungimento dell’obiettivo di riduzione nella distribuzione dei sacchetti, stentano a riconoscere il contributo offerto dall’iniziativa. Come prima risposta ci viene detto che non trovano motivo ad aderire in quanto stanno già provvedendo a fornire borse riutilizzabili ai propri clienti... Ma non disperiamo: abbiamo motivo per credere che qualche gruppo importante collaborerà presto.
Porta la Sporta sta avviando progetti con le scuole?
La Sezione scuole del nostro sito raccoglie materiale divulgativo sui danni arrecati alla salute e all’ambiente dalla plastica e schede didattiche autoprodotte, che le scuole possono utilizzare come supporto allo scopo di indurre i ragazzi ad adottare comportamenti consapevoli ed ecoresponsabili. Le amministrazioni aderenti si stanno impegnando ad avviare la nostra campagna nelle scuole del loro territorio. In futuro intendiamo creare sinergie con i centri di educazione ambientale per la produzione di altro materiale. Porta la Sporta ritiene basilare educare le nuove generazioni a nuovi stili di consumo: ai ragazzi a cui abbiamo lanciato un input per il futuro diciamo che un mondo più pulito dipende anche da loro!
Facciamo un primo bilancio della campagna Porta la Sporta. Quanti comuni avete contattato? Quali sono le iniziative in partenza?
A pochi mesi dal lancio della campagna non possiamo che rallegrarci dei risultati ottenuti. La nostra comunicazione verso i comuni italiani è partita a fine giugno e ha coperto il 90% degli oltre 5000 comuni del nord Italia, Toscana, Emilia Romagna e Marche. Siamo stati contattati da oltre 150 comuni nelle ultime settimane e da una decina di province per richieste di informazione. Ora bisogna contattare i restanti comuni: Umbria, Lazio, e a scendere verso il sud Italia e le isole. Abbiamo chiesto ai Comuni di aderire alla campagna adottando un modello di delibera scaricabile dal nostro sito, che stabilisce una riduzione progressiva della distribuzione dei sacchetti nel settore alimentare pari al 25% entro i primi tre mesi dalla partenza dell’iniziativa, al 50% in sei mesi e al 75% entro un anno. Come documentato dal nostro sito decine di comuni hanno adottato il nostro modello di delibera e stanno programmando iniziative: siamo in attesa di conoscere dettagli e primi esiti. Dialogare con tanti assessori e sindaci motivati e pieni di voglia di fare è esaltante e fa pensare che davvero esista un altro paese con amministratori che amano il proprio territorio e che non si arrendono al fatalismo del... “tanto è inutile”.
Sul sito di Porta la Sporta è riportata una frase significativa: «Nessuno fece errore più grande di colui che non fece nulla pensando di poter far ben poco» di Edmund Burke. Cosa può fare concretamente il semplice cittadino?
Sono sempre di più le persone che fanno la differenza, trascinate dalla passione! Abbiamo pubblicato sull’home page del nostro sito la “firma scaricabile”: l’immagine di un alberello con un cuore che batte ed il celebre motto: “Riduci, Riusa, Ricicla”. Questo jpeg è stato realizzato da un nostro fan oculista e docente universitario. Si è talmente appassionato a questa campagna che ha deciso di aggiungere, sempre e comunque, quest’immagine alla sua firma; inoltre ogni volta che partecipa come relatore ad un convegno conclude la sua relazione proiettando l’immagine dell’alberello di Porta la Sporta, che rimane fissa fino a quando non completa il suo intervento. Questo esempio dimostra che quando un progetto è in grado di attrarre e catalizzare la voglia di cambiamento, di pulizia, di attenzione le energie positive delle persone vengono fuori!
Perché sui giornali vanno a finire solo le cose che non funzionano e non le buone pratiche?
Possiamo provare a far sì che le cose positive vadano sui giornali oltre che sui blog. Siamo tutti bombardati da una serie di notizie e messaggi negativi. Per spingere le persone a fare la cosa giusta questa deve essere mostrata, evidenziata e fatta comprendere nella sua importanza.
Mettendo a frutto poi la parte positiva che ogni cittadino ha e la voglia di stare dalla parte giusta il cittadino finisce in un percorso quasi obbligato, che gli consente di fare la scelta giusta autonomamente.
Come possono cambiare le scelte?
Per facilitare il cambiamento bisogna guidare le persone verso un percorso di scelte alternative che li indirizzi, senza forzarli. Non con prescrizioni o divieti, ma con la “spinta gentile” di piccoli incentivi sufficienti a cambiare i comportamenti casuali della gente lasciando però ognuno libero di fare le proprie scelte (riferimento al libro “La spinta gentile” di Richard H. Thaler e Cass. R. Sunstein). Piccoli sforzi che possono avere conseguenze importanti, anche sul piano economico e su quello sociale. Il cittadino è maggiormente disposto a modificare comportamenti dannosi quando può dare un senso ai suoi sforzi personali in un disegno comune in cui gli obiettivi sono chiari e condivisi. A queste condizioni diventa naturale voler stare “dalla parte giusta”.
Come si può stimolare la partecipazione?
Si può spingere le persone a partecipare riuscendo a tenere accesi costantemente i riflettori su quello che sta succedendo: attraverso l’utilizzo del web, che in questo caso diventa uno strumento di democrazia partecipata, diamo la possibilità agli enti che vogliono aderire di stare sotto i riflettori. Il primo step è l’informazione: un sito deve contenere tutta le informazioni necessarie su quanto viene fatto e i risultati ottenuti.
L’azione del web diventa quindi decisiva per gli enti locali?
Il nostro progetto è uno strumento, che se compreso e utilizzato a livello ottimale può permettere agli enti locali, che hanno sempre meno fondi a disposizione, di utilizzare le proprie risorse umane, tecnologie e strumenti a disposizione che accompagnate dal peso istituzionale e presenza e conoscenza sul territorio possono contribuire a raggiungere risultati insperati.
Si impara molto guardando alle esperienze positive degli altri paesi?
Moltissimo. Per fare un esempio concreto abbiamo cercato di dare rilevanza ad un evento, avvenuto nel Colorado di cui hanno parlato solamente le cronache locali, nella speranza che un giorno si possa organizzare un evento analogo anche in Italia. Oltre 30 cittadine montane del Colorado, si sono cimentate nella seconda edizione della competizione Reusable Bag Challenge, una sfida a favore dell’ambiente. In ogni cittadina si è tenuto il conto, con la collaborazione dei commercianti, di tutti i sacchetti che si sono potuti risparmiare ogni volta che i cittadini effettuavano un acquisto senza sacchetto o servendosi di una borsa riutilizzabile. La sfida, durata 6 mesi ha permesso il risparmio di oltre 5.000.000 di sacchetti in plastica riuscendo a coinvolgere grande parte dei supermercati e negozi locali. Alla città vincitrice, Basalto, è andato un premio che ha permesso l’installazione di pannelli solari per la scuola locale.
Fare rete...
Questo progetto vuole convincere tramite l’esempio ad andare contro questo modo, che non è solo nazionale, che è l’incapacità che noi abbiamo di fare sistema, di fare rete. Quest’incapacità va contro la filosofia del futuro, di internet, dell’interconnessione. Per quel che riguarda problematiche urgenti di tipo ambientale bisogna riunirsi e marciare insieme. È importante che ci siano progetti che riescano a entrare in sintonia con la realtà del paese e che coinvolgano tutti i soggetti attivi in modo che nessuno possa tirarsi fuori. Questo processo è già cominciato!
Appuntamento alla Prima Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti di novembre. Porta la Sporta sarà presente?
Porta la Sporta riporterà nell’home page gli eventi che si svolgeranno in quella settimana e verremo invitati a dibattiti sul tema. Invitiamo tutti coloro che in quella settimana aderiranno con eventi ed iniziative legate alla tematica dei sacchetti a darci comunicazione scrivendo a adesioni@portalasporta.it, in un’ottica di rete e condivisione. Tutti i vostri contributi serviranno a integrare questa campagna e a migliorare quanto sino ad ora prodotto e messo a disposizione.
In conclusione cosa le piacerebbe mettere in evidenza?
Dobbiamo andare contro una situazione di stallo, generata da un fatalismo nazionale che pian piano si è diffuso e ha permeato le persone e le istituzioni; per prima cosa dobbiamo dimostrare attraverso progetti concreti che, quando si tratta di ambiente, è possibile lavorare in modo diverso andando contro il sistema del “Io ballo da solo!”. Soltanto mettendo insieme più associazioni, più comuni, ecc. il processo diventa credibile anche per i cittadini che di solito trovano scuse per non partecipare, stimolando al tempo stesso gli enti meno reattivi a prendervi parte. Tutto questo deve essere inquadrato in un percorso visibile e chiaro a tutti. Per suscitare il cambiamento è opportuno che ognuno disponga di un livello di informazione, di comunicazione, di educazione e sensibilizzazione adeguato al problema. Per questo deve essere considerato anche il web: può essere a volte inattendibile, può avere tutti i difetti della società, ma è uno strumento democratico, che permette a tutti quelli che ne hanno voglia di rimboccarsi le maniche e scegliere la strada del fare. E tutto questo può essere fatto a costo quasi zero. Come ha riportato Marinella Correggia parlando della nostra campagna in un suo articolo dello scorso agosto, uscito su Il Manifesto: «Sarebbe il minimo sindacale e invece pare rivoluzionario...».
Di fronte allo spreco molti si arrendono. Lei ci ha dimostrato che la battaglia contro i sacchetti di plastica è da combattere, anche con gioia, per andare verso un nuovo stile di vita…