Uniamo le energie: diario di un esordiente
Alla "kermesse" per l'eco-efficienza organizzata a Torino dalla Regione Piemonte. L'esperienza di un giovane apprendista giornalista e ambientalista. Il primo giorno
07 October, 2009
di Luigi Carnevale
Appena entrato nella hall del Torino Esposizioni debitamente allestita per l’evento organizzato dalla Regione Piemonte “Uniamo le energie“: hostess gentili mi introducono nell’edificio. Autoveicoli di ultima generazione provvisti di motori elettrici giustamente collocati sotto i flash dei fotografi professionisti e meno. Mostre e progetti architettonici eco-sostenibili presentati sui lati del palazzotto. File di scolaresche che giocano e imparano con i volontari di Experimenta. Più o meno come mi aspettavo. Nel mio primo giro all’interno di Torino esposizioni finisco nell’addentrarmi in una saletta isolata da teli neri, dedicata al progetto “Rivoluzione vegetale”. L’impatto è forte. Non più luci, non più chiasso, neppure il traffico da poco abbandonato fuori dall’edificio sembra appartenermi più. La sala è circondata da maxi-schermi . Uno scrosciante effetto sonoro cerca di imitare (e lo fa molto bene) una dolce cascata d’acqua. Ci si rilassa. Ci si ferma un momento e si può facilmente immaginare che un’utopia diventi realtà. E di utopia si parla quando dall’idea di “Rivoluzione vegetale” nasce la concezione di trasformare la città in un luogo in cui è il verde a dominare gli spazi, in cui piante e alberi permettano alle persone di respirare aria pulita, e i frutti siano incontaminati. Fermo lo sguardo sullo schermo davanti a me, sul quale compare Aarto Pasilinna, uno scrittore attempato, che pronuncia parole che mi aprono un mondo, che esauriscono per un attimo la mia sete di risposte ai più svariati problemi sociali. Cito: “ Se la gente cominciasse a trovarsi bene nella città probabilmente la criminalità diminuirebbe fino a sparire. Non avrebbe motivo di esserci. La violenza non avrebbe ragione di esistere e a poco a poco si trasformerebbe in amicizia. Le malattie mentali si ridurrebbero di molto e non ci sarebbe motivo di costruire ancora ospedali o manicomi”. Esco dalla sala spiazzato dalle luci, le avevo dimenticate, e mi propongo di rifare il giro del palazzetto. Mi accorgo pian piano di ciò che al mio primo giro di boa non era riuscito a sorprendermi. I veicoli elettrici li immagino nelle strade di domani. Scruto ancora i bambini delle scolaresche e immagino che quando saranno grandi guideranno quelle autovetture, realizzeranno i progetti di infrastrutture eco-sostenibili, oggi qui ampiamente presentati. Guardo e riguardo in giro e vedo futuro. Vedo molta più gente rispetto a quando sono arrivato. E forse questo è un buon segno per il domani, in cui si spera sempre più persone possano prendere coscienza dell’importanza di vivere la sostenibilità in tutte le sue forme. “Uniamo le energie” ne crea i presupposti. Noi “ignoranti” siamo abituati a concepire la sostenibilità come un qualcosa strettamente legato alla sfera dei consumi. L’obiettivo dell’evento invece sembra evidente. Si cerca di consegnare informazione, buone regole e pareri di esperti non solo agli addetti al lavoro ma anche al semplice cittadino, il quale avrà potuto certo costatare la vastità dei temi attinenti all’ambiente che solitamente vengono percepiti solo in parte. Uno in particolare ha occupato nella giornata di oggi un ruolo centrale. Parlo della bioedilizia. In mattinata si è aperta la “Sessione Plenaria Congresso NazionaleBioedilizia Italia” dalla quale sono emersi dati preoccupanti relativi al surriscaldamento del Pianeta, il quale, come ha esposto Nils Larsonn (direttore esecutivo di iiSBE) conoscerà alla fine del secolo condizioni drammatiche. Gli interventi di docenti universitari come Filippi (Vice rettore Politecnico di Torino) e Bedrone (presidente albo degli architetti di Torino) hanno evidenziato la necessità di formare nuove figure professionali che sappiano realizzare costruzioni eco-sostenibili. Altrà priorità ha affermato Bedrone è quella di “non costruire più ma di lavorare sulle strutture già esistenti”, lamentando oltremodo un inadatto sistema legislativo all’italiana, troppo antiquato per gli scenari futuri. Ma non è solo di Italia che si parla. Diverse sono le esperienze portate a Torino da tutto il mondo. Nel pomeriggio si è tenuta la Sessione Speciale Internazionale “Edifici e città sostenibili” nella quale sono stati presentati casi studio, da Capetown, da Rotterdam e da altre parti del globo sul ruolo degli edifici nell’ambito della sostenibilità dell’ambiente urbano. Ed è stato molto più che sorprendente vedere ad esempio l’architetto D.Doepel presentare un progetto pilota realizzato nella città di Rotterdam, nella quale si è pensato di realizzare una rete di risparmio energetico partendo da tutte quelle fonti che in condizioni attuali si disperdono. Basti pensare ai freezer dei supermercati che non producono solo freddo ma anche calore emesso dal motorino, calore questo che può essere riutilizzato per produrre energia. Inoltre la città di Rotterdam si prefigge di realizzare degli interi quartieri eco-sostenibili, distretti che recepiscano energia proveniente dal calore prodotto nelle fabbriche distribuendolo a “cascata” nelle fabbriche più piccole e nelle abitazioni. Ricordiamo che i consumi energetici legati all’edilizia sono una delle maggiori cause di emissioni di Co2 nell’atmosfera.
C’è tanto da vedere a “Uniamo le energie”. E pensare che stamattina appena arrivato non mi sembrava sorprendente. Solo pochi minuti fa ho smesso di ballare su una dance floor proveniente da Amsterdam che riesce a produrre energia se ci salti sopra. Non avrei mai creduto di poterlo fare.