Ecolamp, nel 2009 recuperate mille tonnellate di lampadine
Il consorzio che raccoglie le lampadine esauste ha diffuso i dati relativi allo scorso anno. L'Italia, con oltre 938 tonnellate di materiale conferito, si avvicina agli standard europei. Ai primi posti, tra le regioni più virtuose, Lombardia e Veneto
16 February, 2010
Le lampade a fluorescenza compatte (le cosiddette lampadine a risparmio energetico), si sa, consentono di abbassare notevolmente i consumi elettrici rispetto ai vecchi bulbi a incandescenza. Quando si esauriscono, oppure si rompono, però, non devono essere conferite insieme ai rifiuti domestici. Contenendo, infatti, sostanze altamente inquinanti come mercurio, argon e fosforo, oltre a materiali plastici e circuiti elettrici, sono dei veri e propri rifiuti speciali e sarebbero molto pericolosi se liberati nell'ambiente. Le lampade fluorescenti giunte "a fine vita" vanno invece conferite presso le isole ecologiche e gli altri punti di raccolta allestiti dai Comuni per il recupero dei rifiuti speciali (in attesa che anche i rivenditori di materiale elettrico si attrezzino per ritirarle, come prevede la normativa europea). In questo modo, il consorzio Ecolamp (costituito nel 2004 proprio per occuparsi della raccolta e del trattamento di questo tipo di rifiuti) può recuperarle e smaltirle nel modo più sicuro per l'ambiente.
Secondo i dati diffusi proprio da Ecolamp, in Italia il recupero delle lampadine a basso consumo esauste cresce sempre di più. Lo scorso anno, infatti, sono state recuperate in tutto il territorio nazionale quasi mille tonnellate di lampadine, un risultato che avvicina l'Italia alla media europea. I dati, presentati in occasione del Carnevale di Venezia, dove il consorzio è presente con attività di sensibilizzazione e con uno stand informativo, rivelano, per la precisione, che la quantità di materiale raccolto ha raggiunto i 938.955 chilogrammi, con un forte incremento nella seconda metà dell'anno (nel primo semestre, erano stati 320mila), e ha permesso di recuperare circa 100 chili di mercurio, una sostanza altamente inquinante. Grande soddisfazione è stata espressa da Fabrizio D'Amico, direttore generale di Ecolamp, soprattutto in relazione al corretto smaltimento del mercurio. «La quantità recuperata – ha dichiarato – è davvero considerevole, se si pensa che l'assunzione di pochi millesimi di microgrammi può causare intossicazioni, nonché' gravissimi problemi di tipo neurologico, respiratorio e cardiocircolatorio, e che pochi grammi di mercurio potrebbero danneggiare l'intera fauna e flora del Lago Maggiore».
La maggior parte delle lampadine (il 64%, pari a 599.074 chilogrammi) è stata raccolta grazie al conferimento da parte dei privati presso le isole ecologiche comunali, mentre il restante 36% (per un totale di 339.921 chilogrammi) proviene dal cosiddetto servizio “Extralamp”, il ritiro gratuito che il consorzio offre agli operatori professionali. Per quanto riguarda il conferimento dei privati, la classifica delle province più virtuose vede al primo posto Milano, con 136mila chilogrammi raccolti, Bergamo (79mila), Treviso (53mila), Varese e Vicenza (entrambe con circa 38mila chilogrammi), Padova (32mila) e Roma (29mila). Spiccano dunque i risultati raggiunti da Lombardia e Veneto, ma sono degli di nota, in proporzione al numero inferiore di abitanti, anche i risultati raggiunti da Bolzano e Udine, rispettivamente con 23mila e 21mila kg di lampadine raccolte. Il capoluogo meneghino primeggia anche nella classifica dedicata agli operatori professionali. Le aziende milanesi, infatti, hanno recuperato circa 84mila chilogrammi di lampadine, seguiti sempre dai bergamaschi (26mila). Il servizio ExtraLamp ha ottenuto risultati significativi anche a Roma (19mila chilogrammi raccolti), a Brescia (13 mila), Treviso (13 mila), Padova (12 mila). «Per noi di Ecolamp – ha commentato ancora D'Amico – questo è uno stimolo significativo e una conferma che la strada percorsa fino ad ora è quella corretta. Abbiamo scelto di investire molto in comunicazione ed attività di educational, anche qui a Venezia. Riteniamo, infatti, che sia proprio questo il primo tassello su cui costruire una nuova sensibilità e un corretto costume, insieme alla sinergia con le istituzioni e le amministrazioni comunali».