Lasciando l’auto ferma un giorno a settimana si combattono smog e incidenti
Presentati a Roma, in occasione del convegno “Protagonisti e strumenti per le politiche della mobilità urbana sostenibile” nuovi dati sulla mobilità italiana: Roma è la città europea col maggior numero di automobili per abitante. Il Comitato nazionale per la mobilità urbana sostenibile chiede alle istituzioni nuove politiche per ridurre inquinamento e incidenti stradali
25 September, 2008
Nonostante siano passati oltre dieci anni dall’approvazione del decreto del ministero dell’Ambiente sulla mobilità sostenibile, l’Italia sembra – e mai metafora è stata più calzante – dover percorrere ancora molta strada in materia di trasporti e viabilità. Il dato, incontrovertibile, è emerso dal convegno nazionale “Protagonisti e strumenti per le politiche della mobilità urbana sostenibile”, organizzato a Roma dal Comitato nazionale per la mobilità urbana sostenibile, in collaborazione con Euromobility, l’associazione italiana dei mobility manager, e Federmobilità. Fatta salva qualche realtà particolarmente virtuosa, il Belpaese è ancora molto indietro rispetto alla media europea. Qualche esempio? Con 598 automobili ogni mille abitanti, l’Italia è il quarto paese al mondo per tasso di motorizzazione. Roma guida addirittura la classifica europea, con 71 veicoli per abitante, a fronte dei circa 30 di città come Londra e Parigi e dei 20 di Copenhagen. “La questione della mobilità sostenibile – ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, intervenuto al convegno – si risolve solo superando la cultura tutta italiana dell’auto di proprietà, che, contrariamente a quanto succede per gli altri paesi europei, continua ad essere considerata uno status symbol”.
Una mentalità davvero difficile da scalfire. Secondo dati del ministero dell’Ambiente, infatti, lo squilibrio in favore del traffico su gomma rispetto a quello su ferro e via mare continua ad aggravarsi: nel 2005, ha raggiunto quota 92% per la mobilitazione di passeggeri e il 65,8% per le merci, a fronte di medie europee rispettivamente del 78 e 44%. “La responsabilità – ha sostenuto, durante il convegno, Stefano Lenzi, responsabile dell’ufficio legislativo del WWF Italia – sta soprattutto nell’assenza di politiche organiche sul tema”. I segnali politici, in questo senso, non sono dei più confortanti. “L’attuale legislatura – ha constatato Lenzi – ha cancellato i precedenti stanziamenti in favore della mobilità sostenibile, come i finanziamenti triennali assegnati al Fondo per la promozione del trasporto pubblico locale e quelli per l’Osservatorio sul trasporto locale, che sono stati usati per coprire le perdite dovute alla cancellazione dell’Ici”.
Il panorama complessivo, dunque, non lascia spazio all’ottimismo. Vanno però registrati diversi esempi virtuosi di amministrazioni e aziende che stanno investendo risorse umane e finanziarie per migliorare l’efficienza e la sostenibilità della mobilità dei propri dipendenti. È il caso, ad esempio, del Comune di Parma, che ha attivato negli ultimi anni una serie di misure che vanno dal bike sharing agli incentivi per l’acquisto di bici elettriche, dalla costruzione di piste ciclabili e parcheggi scambiatori (arricchiti con servizi per gli automobilisti, come il meccanico e la lavanderia) all’attivazione di un servizio serale di autobus a richiesta. Iniziative che hanno consentito alla città di Parma di risalire all’ottavo posto della classifica Ecosistema Urbano stilata da Legambiente, a fronte della 33ima posizione occupata nel 1999. Il Comune di Venezia, invece, ha introdotto un meccanismo analogo a quello dei buoni pasto aziendali. Le imprese che aderiscono all’iniziativa forniscono ai propri dipendenti un “buono della mobilità sostenibile” dell'importo minimo di un euro. I dipendenti possono utilizzarli per acquistare titoli di viaggio, veicoli a trazione elettrica, carburante a basso impatto ambientale, ticket per la sosta di veicoli elettrici o ibridi. Il vantaggio per l’azienda, che paga i buoni, sta nella possibilità di detrarre le somme investite.
Qualcosa, dunque, si muove, anche se mancano iniziative politiche strutturate e omogenee. Per questo il Comitato nazionale per la mobilità urbana sostenibile, costituito dalle principali sigle sindacali, associazioni ambientaliste e ong del terzo settore, ha elaborato un “manifesto” in cui chiede alle istituzioni nazionali e locali una serie di interventi in favore della mobilità sostenibile. Si va dalla richiesta di prorogare anche per il 2009 la detrazione fiscale per gli abbonamenti annuali al trasporto pubblico locale all’istituzione, da parte dei Comuni, di buoni trasporto sociali per le fasce di popolazione economicamente più deboli, fino all’incentivazione, da parte del ministero dell’Ambiente, della formazione e certificazione di mobility manager di area e di azienda. Ai semplici cittadini, il Comitato chiede infine di lasciare a casa il mezzo privato almeno una volta la settimana, in modo da ridurre del 20% il traffico veicolare.
Le richieste del Comintato nazionale per la mobilità urbana sostenibile