Ma quanta polvere nelle scuole
Una ricerca del Ministero dell'Ambiente fotografa l'aria che si respira all'interno delle scuole italiane. Nelle aule la situazione è peggiore che in strada: valori fino a quattro volte superiori ai limiti di legge. Il fenomeno è prevalentemente dovuto all'accumulo di polveri provenienti dall'esterno: nell’80% dei casi le scuole si trovano in aree con forte presenza di traffico. Il Pm10 è corresponsabile di assenze e basse prestazioni scolastiche
23 March, 2010
Finora trascurato dai tradizionali monitoraggi, l'inquinamento "indoor" (confinato cioè in ambienti chiusi) è stato recentemente oggetto di una ricerca promossa dal Ministero dell’Ambiente che, nello specifico, ha fotografato l'aria che si respira all'interno delle scuole italiane. L'attenzione sulla qualità dell'aria, storicamente concentrata sull’ambiente esterno, solo da alcuni anni è stata rivolta anche agli ambienti chiusi. Anche grazie al riconoscimento nel 2000 da parte dell’OMS del diritto fondamentale a “Respirare aria sana negli ambienti confinati (indoor)” prende forma la ricerca italiana "Qualità dell'aria nelle scuole, un dovere di tutti, un diritto dei bambini", che si inserisce all'interno del progetto europeo SEARCH (School Environment and Respiratory Health of Children) condotto contemporaneamente in 6 Paesi europei (Italia, Albania, Bosnia, Erzegovina, Serbia, Slovacchia).
Lo studio ha coinvolto in Italia 13 scuole dell'obbligo in cui sono state compiute valutazioni ambientali attraverso questionari, campagne di misurazione della qualità dell'aria indoor-outdoor e analisi spirometriche per valutare la salute respiratoria dei bambini. Ebbene, i valori di Pm10 indoor sono sempre superiori a quelli esterni.
Le concentrazioni più alte di polveri sottili in classe sono state registrate nelle aule della scuola media Don Milani di Veneria (TO) dove le famigerate Pm10 arrivano ad una concentrazione di 185 mg/mc, quasi quattro volte superiori ai limiti di legge che fissano a 50 mg/mc il valore limite a tutela della salute pubblica. I 180 mg/mc captati invece all'esterno della struttura indicano come negli ambienti chiusi della scuola l'aria sia più irrespirabile che in mezzo ad un incrocio trafficato. Per i curatori del dossier non si tratta affatto di un'anomalia: l'accumulo di polveri sottili provenienti dall’esterno e le polveri generate all'interno delle scuole (ad esempio dal gesso delle lavagne) sono fenomeni tutt'altro che trascurabili.
La conferma si ha dai risultati provenienti da tutte le scuole monitorate. Concentrazioni di polveri doppie rispetto ai limiti di legge sono state registrate anche tra i banchi delle scuole dell'Emilia Romagna, della Lombardia, della Sicilia e della Sardegna. Nelle scuole emiliane monitorate la concentrazione media di polveri si è attestata su 107 mg/mc (contro i 105 mg/mc registrati all'esterno delle stesse strutture), in quelle lombarde a 101 mg/mc (83 mg/mc all'esterno), nelle scuole siciliane sono stati registrati 99 mg/mc (50 mg/mc all'esterno) e nelle aule delle medie Tuveri e Regina Elena di Cagliari 58 mg/mc (contro i 24 mg/mc captati fuori dalle scuole). La campagna di monitoraggio ha assolto soltanto le scuole laziali: la concentrazione media di Pm10 registrata negli istituti Baccano, Valente e Verga di Roma è stata di 35 mg/mc. Superiore comunque, anche in questo caso, a quella registrata all'esterno delle strutture: 33 mg/mc.
"I bambini -ha dichiarato il Direttore generale del Ministero dell'Ambiente Corrado Clini presentando la ricerca alla V Conferenza Ministeriale su Ambiente e Salute di Parma- sono l'indicatore più sensibile delle relazioni tra fattori di rischio ambientale e salute delle popolazioni. Se vogliamo migliorare dobbiamo agire fuori dalle scuole". Scuole che, nell’80% dei casi indagati nel progetto SEARCH sono localizzate in aree urbane dove l’inquinamento esterno è prevalentemente legato ad una forte presenza di traffico.
I 6 milioni e 200 mila alunni di asili, elementari e scuole medie italiane sono dunque soggetti "vulnerabili" non solo per strada a contatto diretto con il traffico ma anche, e soprattutto, all'interno delle mura scolastiche, dove passano ogni giorno, insieme a più di 50 mila insegnanti, circa 8 ore (1/3 della loro giornata). Ma il legame tra inquinamento atmosferico e mondo scolastico non finisce qui. Secondo la ricerca "le assenze scolastiche sono principalmente dovute a malattie delle prime vie respiratorie, asma e allergie. I bambini asmatici e allergici (e le loro famiglie) sono i più vulnerabili: concentrazione e prestazioni scolastiche sono talora condizionate da disturbi del sonno e dagli effetti collaterali dei farmaci, i bambini asmatici sono spesso vittime di atti di bullismo e le cure mediche possono avere costi molto elevati". Fenomeni asmatici ed allergie che continuano a presentarsi in numero crescente tra i bambini. Lo studio SIDRIA (Studi Italiani sui Disturbi Respiratori nell’Infanzia e nell’Ambiente) ha stimato che il 20% dei ragazzi con meno di 15 anni ha sofferto o soffre di rinite allergica; il 9,5% dei bambini e il 10,4% degli adolescenti soffrono di sintomi asmatici; il 10% dei bambini (6-14) anni soffre di dermatite atopica e circa l’8% di bambini al di sotto dei tre anni e il 3-4% dei bambini in età scolare e prescolare soffre di allergie.
Il verde intorno alle strutture scolastiche, le caratteristiche di costruzione degli edifici e la loro localizzazione in aree più o meno inquinate, potrebbero quindi contribuire in modo sostanziale a combattere fattori di rischio ambientale tutt'altro che marginali.
Qualità dell’aria nelle scuole: cosa fare per combattere le polveri sottili
Le scuole coinvolte nella ricerca del Ministero dell'Ambiente