Bottiglie di plastica colorate, che fatica riciclarle…
Gli errori nel conferimento danneggiano spesso la qualità della raccolta differenziata della plastica PET. A complicare ulteriormente il riciclo, la tendenza fra le aziende produttrici a personificare le bottiglie con colorazioni particolari e stampe in PVC. L’opinione di Gianluca Bertazzoli, Responsabile Comunicazione e Relazioni Esterne di Corepla
12 October, 2010
Secondo il rapporto 2009 fornito da Corepla, il Consorzio Nazionale per la Raccolta, il Riciclaggio e il Recupero dei Rifiuti di Imballaggi in Plastica, lo scorso anno sono state avviate al riciclo 173.228 tonnellate di contenitori per bevande in PET, a fronte delle 420.000 tonnellate immesse sul mercato: si tratta dunque del 41%, un dato in crescita rispetto agli anni precedenti, ma che deve essere ancora migliorato di molto per raggiungere risultati davvero sostenibili.
Il PET (acronimo di polietilenetereftalato), è riciclabile al 100% può essere impiegato nuovamente anche per la realizzazione di fibre tessili e tessuti non tessuti, e dal 2008 anche per la produzione di nuove bottiglie, sebbene in questo caso la purezza delle scaglie debba essere decisamente superiore a quella richiesta per le fibre. Proprio per questo è fondamentale ridurre il più possibile la presenza di frazioni estranee nella raccolta, ma spesso accade il contrario: i frequenti errori nelle modalità di conferimento arrivano ad intaccare il 35-40% del materiale, con un danno ambientale enorme se si pensa che una bottiglia di plastica può impiegare anche 1000 anni a decomporsi completamente.
Il primo passo per ridurre l’impatto ambientale delle bottiglie di plastica va compiuto ovviamente in fase di produzione; prima di tutto andrebbe evitato l’utilizzo di PET vergine: una soluzione evidente, ma spesso scartata a causa dalle aziende produttrici a causa della minor trasparenza.
In seconda battuta andrebbe ridotto il peso del materiale, poiché fra le caratteristiche tecniche del PET c’è la resistenza elevata, che rende perfettamente efficaci anche contenitori più leggeri. A questo proposito va detto che la tendenza a diminuire lo spessore degli imballaggi è già una prassi piuttosto frequente fra le aziende, anche per una questione di costi.
Invece, un elemento molto importante che non viene quasi mai preso in considerazione è il colore delle bottiglie.
Sempre più spesso le aziende scelgono di colorare la plastica degli imballaggi per questioni di marketing pubblicitario, e molte delle bottiglie che si trovano in commercio presentano un’ampia gamma di colori, blu, azzurro, giallo verde, rosso, rosa… Una scelta che può funzionare sul piano dell’immagine, ma che complica ulteriormente il processo di riciclo. Per capire il perché abbiamo chiesto aiuto a Gianluca Bertazzoli, Responsabile Comunicazione e Relazioni Esterne di COREPLA.
Ci può spiegare in sintesi perché la colorazione della plastica delle bottiglie complica il processo di riciclo?
La colorazione del PET limita i campi di riutilizzo; mentre le bottiglie incolori possono essere utilizzate per qualunque applicazione, lo stesso non vale per quelle colorate: si pensi ad esempio alla produzione di lastra per ottenere blister o vaschette tramite termoformatura, che diventano impraticabili. Tutto ciò rende necessaria una selezione ulteriore a valle della differenziata, per separare il PET incolore da quello che invece ha subito un processo di colorazione.
Per ovviare a questo problema in Giappone si è scelto di uniformare la produzione delle bottiglie, evitando i diversi tipi di colorazione. Potrebbe essere una soluzione praticabile anche in Italia?
La scelta giapponese certo non è molto gradita dagli "uomini marketing" che, al contrario, tendono ad esasperare il valore comunicativo dell'imballaggio introducendo continue personalizzazioni dello stesso.
Francamente non penso sia una soluzione facilmente esportabile; quello che invece si potrebbe sicuramente fare è evitare almeno le modifiche che rendono ostico per non dire impossibile il riciclo, come ad esempio l'utilizzo sulle bottiglie di PET di "sleevers" in PVC, le etichette coprenti dell'intera bottiglia, colorate o con fotografie.
Più in generale, quali azioni potrebbero essere intraprese per migliorare i risultati della raccolta della plastica?
Essenzialmente quattro indicazioni: prima di tutto gli imballaggi in plastica sono molto leggeri, per cui l'introduzione nella loro raccolta differenziata anche di quantitativi relativamente modesti di "frazioni estranee" provoca un inquinamento della stessa percentualmente molto elevato; in secondo luogo la raccolta differenziata "della plastica" è in realtà sempre una raccolta dei soli "imballaggi in plastica", per cui non vi vanno conferiti giocattoli, articoli da cucina, di cancelleria, elettrodomestici, eccetera; ancora, gli imballaggi vanno conferiti vuoti o comunque privi di residui evidenti del loro contenuto (anche se è ambientalmente preferibile non lavarli); infine, nel dubbio, mettere nell'indifferenziato.