Ma dove vanno a finire gli ombrelli?
Sempre di più l'ombrello sta diventando un oggetto usa e getta: lo acquistiamo per meno di 5 euro e dura meno di due settimane, per poi finire in discarica. E questo significa almeno 4.500 tonnellate di rifiuti che si accumulano ogni anno. Eco dalle Città prova a capire se sia proprio impossibile pensare al riciclaggio
02 November, 2010
Persi, abbandonati, dimenticati, distrutti, desaparecidos: ma dove vanno a finire tutti quegli ombrelli pieghevoli che acquistiamo per 5 euro e che immancabilmente si rompono poco dopo?
Ce lo stiamo chiedendo in queste giornate di pioggia incessante, in cui statisticamente quasi tutti abbiamo finito per cedere all’ombrello “usa e getta”, che costa poco, ci salva dall’acquazzone improvviso e si fa dimenticare in giro a cuor leggero: tanto dopo una settimana o due si sarebbe sfasciato comunque, basta aprirlo sottovento.
Proviamo a fare una stima al ribasso: se ogni cittadino acquista all’anno almeno un ombrello d’emergenza (probabilmente molti di più) che dura giusto il tempo di un paio di temporali, avremo comunque decine di milioni di ombrelli non più utilizzabili a cui trovare una collocazione. Quale? La discarica.
Come ci confermano Amiat e Amsa, al momento non risulta nessun tipo di raccolta differenziata per gli ombrelli, che hanno discariche e inceneritori come unico capolinea.
In un Paese che fatica ancora a differenziare il vetro per colore può far sorridere pensare ad una raccolta per gli ombrelli, ma stiamo parlando di un oggetto che sempre più sta diventando un usa e getta a pieno titolo.
Un usa e getta che pesa in media 1 etto e mezzo e che moltiplicato per 30 milioni di pezzi acquistati e gettati ogni anno (anche questa è una stima al ribasso) si traduce in almeno 4.500 tonnellate di rifiuti che si accumulano ogni anno in discarica.
Eppure i materiali di cui è composto un ombrello sarebbero di per sé tutti riciclabili. Abbiamo chiesto un parere ad Amiat, che ci invierà le risposte ad una breve intervista sull’argomento, ma a quanto pare questo tipo di servizio non è mai stato preventivato per ragioni economiche: separare le varie componenti dell’ombrello verrebbe a costare troppo.
A rigor di logica un cittadino potrebbe operare da sé questa separazione, ma non risolverebbe molto, visto che la tela degli ombrelli economici è realizzata in poliestere, che, se non è sotto forma di vestito utilizzabile, deve essere conferito nell’indifferenziata (come ci conferma Amsa), nonostante sia perfettamente riciclabile - e riciclato, a livello industriale, ormai da decenni.
Abbiamo fatto un po’ di ricerca per capire cosa succede fuori dai confini nazionali, ma a parte qualche iniziativa originale di tipo creativo (designers, stilisti e artisti che utilizzano la tela degli ombrelli come materiale per le proprie creazioni) non sembra esserci nessun progetto diffuso in modo capillare.
A Venezia però c’è un progetto interessante, di cui pubblicheremo presto maggiori informazioni: i cittadini possono portare gli ombrelli rotti presso la Vetrina del Volontariato e lo Spazio Mestre Solidale, dove vengono raccolti e trasformati in borse e sacche porta stivali.
Ombrelli riciclati, solo un sogno? Forse, ma “di quelli che puoi comperare”, come cantava qualcuno.
1 commenti
Scrivi un commentoPROLOCO ALBIZZATE
08.11.2010 15:11
Le donne di Albizzate che già avevano realizzato 750 borse per la campagna "porta la sporta" stanno cucendo le borse con gli ombrelli rotti che la Pro Loco ha raccolto dalla gente. Questo nello spirito di insegnare agli Albizzatesi l'importanza del riciclo. Anche le fettucce, scarti del taglio, verranno utilizzate per chiudere i sacchi della pattumiera o, per chi ha l'orto, per legare i pomodori.