Dalla Puglia nessuna ospitalità ai rifiuti di Napoli senza protocolli d'intesa
Nessuna ospitalità extra-regionale. I rifiuti di Napoli e provincia, per i quali, durante la crisi del 2007-2008, si individuarono alcune destinazioni (Lombardia, Sardegna, Puglia, Calabria per citarne alcune), nel 2010 non trovano alcuna discarica in grado di ospitarli. Da destra a sinistra, da Nord a Sud, naufraga la solidarietà interregionale, mentre Napoli rimane sull’orlo della crisi
19 November, 2010
Il 23 agosto 2010 è stato pubblicato, sul Supplemento alla G.U.(5a Serie Speciale) Contratti Pubblici n. 97 del 23/08/2010, il bando di gara per appaltare il “servizio di smaltimento fuori Regione ed in territorio italiano di 61.000 ton. di rifiuti speciali non pericolosi, codice CER 19.12.12 (frazione umida tritovagliata), prodotti e stoccati negli Stabilimenti di Tritovagliatura e Imballaggio Rifiuti urbani (STIR) della Regione Campania”. Tale frazione in genere serve proprio alla coltivazione delle discariche, come chiarisce la legge n.36 del 2003.
L’aggiudicatario della gara è stato il Consorzio CITE, che ha indicato, quali impianti finali di smaltimento, le discariche site nella Regione Puglia: ITALCAVE SPA di Taranto, ECOLEVANTE di Grottaglie (TA) e VERGINE SRL di Taranto. Un affare da 8 milioni di euro, con oltre 200 tir per il trasporto di rifiuti speciali dalla Campania in Puglia, nelle discariche di Taranto e Grottaglie.
Successivamente, in data 12.10.2010, il Coordinatore per l’Area Generale di Coordinamento Programmazione e Gestione Rifiuti della Regione Campania ha chiesto all’Assessore alla Qualità dell’Ambiente della Regione Puglia la disponibilità alla stipula di un protocollo d’intesa per il ricevimento dei rifiuti speciali non pericolosi dalla Regione Campania, al fine di consentire l’avvio del servizio oggetto della gara.
Il giorno successivo al ricevimento della suddetta nota, la Regione Puglia (pur ribadendo la propria solidarietà istituzionale, già dimostrata nel 2008, quando provvide a smaltire circa 50.000 ton di rifiuti campani) ha chiarito, con una nota di riscontro inviata alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e alla Giunta della Regione Campania, che, ad oggi, non sussistono le condizioni per la sottoscrizione del protocollo d’intesa . La Regione Puglia dunque, già dal 13 di ottobre, ha ribadito il proprio no al ricevimento dei rifiuti speciali non pericolosi provenienti dalla Campania”.
Si tratta degli stessi rifiuti che, giorni prima, erano stati al centro di una polemica tra Campania e Veneto. L'assessore veneto all'Ambiente Maurizio Conte, militante di Lega Nord sin dal '93, aveva attaccato sprezzante: «Ribadiamo il nostro no ai rifiuti campani. Nessuna solidarietà, se la sbrighino loro». Del resto le enormi problematiche determinate dalle recenti alluvioni avrebbero presto reso impossibile qualunque tipo di aiuto, e anzi rovesciato, in un contrappasso dantesco, le posizioni di bisognoso e di benefattore.
Dopo il diniego del Veneto e della Puglia, è stata la volta della Calabria. Il Commissario delegato all’emergenza, il governatore Giuseppe Scopelliti (Pdl), ha limitato lo scarico a 3.000 tonnellate di spazzatura già lavorata nell'arco di 10 giorni presso la discarica di Pianopoli (vicino Lamezia Terme e dunque a una distanza di 390 km). Delle 3.000 tonnellate, 600 risultano essere state conferite da 30 automezzi nei giorni del 27, 29 e 30 ottobre. Le rimanenti quote, invece, hanno subito a un certo punto il blocco da parte delle autorità politiche locali e dei cittadini stessi, che hanno espresso ostilità all'iniziativa.
Non risultano attualmente ulteriori movimentazioni.
La soluzione è, ancora una volta, nella riduzione e nella raccolta differenziata dei rifiuti. Dagli STIR napoletani escono due prodotti, il combustibile da rifiuti (cdr) e l’umido trito-vagliato, il primo destinato agli inceneritori, il secondo alla coltivazione delle discariche. Mancando però queste ultime, il conferimento dell’umido tritovagliato aggiunge problemi alle criticità già presenti. Sono perciò prioritari l’apertura di centri di compostaggio e un forte incremento della raccolta differenziata “porta a porta”, quali misure volte a ridurre la filiera dell’indifferenziato.