Francia: bocciata dal Senato la tassa sui sacchetti di plastica non biodegradabili
Nell’ambito della Finanziaria 2011 il Senato francese ha bocciato l’eco-tassa sui sacchetti di plastica distribuiti nei supermercati, precedentemente approvata dall'Assemblea Nazionale. Le associazioni ambientaliste e i produttori di bioplastiche condannano aspramente la decisione del Senato. Il “tira e molla” che ha portato alla situazione odierna
17 December, 2010
Massimiliano Milone
Anche se il carrello della spesa e le borse riutilizzabili sono più resistenti, più vicini all’ambiente ed esteticamente più presentabili dei sacchetti di plastica sembra che in Francia gli shoppers usa e getta avranno ancora un brillante futuro.
Pochi giorni fa il Senato, nell'ambito della Finanziaria 2011, ha votato a maggioranza un emendamento che elimina (all’articolo 66) l’eco-tassa sui sacchetti di plastica non biodegradabili distribuiti nei supermercati, già adottata in prima lettura dall'Assemblea Nazionale
Nel 2008 il deputato del Nouveau Centre Charles de Courson aveva proposto di tassare 20 centesimi di euro ogni sacchetto di plastica non biodegradabile. La disposizione, votata dall’Assemblea Nazionale, è stata respinta in Senato.
Qualche giorno fa il relatore generale del Bilancio Philippe Marini nonché sostenitore della tassa (appartenente al partito di centro-destra Unione per un Movimento popolare) aveva sottoposto alla Commissione Finanze alcune richieste per modificare il sistema di distribuzione dei sacchetti di plastica, in particolare per quanto riguarda il commercio al dettaglio. Ma l’emendamento di eliminazione della tassa, presentato dal suo collega UMP Adrien Gouteyron, è stato votato prima.
«I sacchetti di plastica sono una piaga per l'ambiente; l’idea dei nostri colleghi deputati merita di essere sostenuta in modo responsabile» ha dichiarato Philippe Marini.
Di parere totalmente opposto il senatore Gouteyron, autore della modifica: «Questa tassa è inadeguata in considerazione del forte calo del numero di sacchetti utilizzati: oggi in Francia si consumano circa un miliardo di sacchetti all’anno contro i 10,5 miliardi del 2002»
Anche il ministro del Bilancio François Baroni sostiene con forza l’emendamento, ritenendo che solo le piccole imprese risulterebbero colpite da questa tassa: «La proposta dei deputati è inapplicabile e la creazione di tale imposta è sproporzionata».
Le motivazioni portate in Senato per respingere l’eco-tassa
Gli argomenti utilizzati in Senato per respingere questa imposta sono stati sostanzialmente tre.
1. L’occupazione. Secondo alcuni senatori è fondamentale difendere piccole e medie imprese specializzate nella produzione di sacchetti di plastica e i loro subappaltatori. Françoise Gerardi, Segretaria Generale di Elipso, il sindacato delle imprese di imballaggio plastico, ha ricordato che «le linee di produzione stanno scomparendo dalla Francia, uno dei pochi paesi ad avere un’industria nazionale del settore. Oggi viene tutto importato dall’Asia».
2. Evitare la politica del “bastone”. Senza tassa il numero di sacchetti di plastica è sceso di un decimo rispetto al 2002. Bisogna dunque avere fiducia nei supermercati, che hanno promesso di fare scomparire del tutto gli shoppers usa e getta entro la fine del 2011, secondo le dichiarazioni di Jérôme Bédier, Presidente della Fédération des entreprises du commerce et de la distribution (FCD).
3. La difesa delle piccole imprese. Una tassa non penalizza la grande distribuzione, che troverebbe comunque delle soluzioni alternative, ma i piccoli commercianti, il cui ruolo è molto prezioso per fare vivere i quartieri cittadini.
Le associazioni si schierano contro l’emendamento del Senato
Le ONG condannano aspramente la scelta del Senato francese. «A pochi giorni dalla conclusione della Settimana europea di riduzione dei rifiuti questo voto mostra l’influenza di alcune lobby, che riescono ad ottenere provvedimenti puramente clientelari al termine di una discussione sul bilancio» ha contestato l’associazione di mobilitazione cittadina Agir pour l’environnement.
Una visione condivisa da Christophe de Boissoudy Doukhi, Presidente del Club Bio-Plastiques, secondo il quale «questa decisione consentirà soprattutto alla grande distribuzione di ritardare il passaggio alle plastiche biodegradabili, come invece stanno già facendo i vicini europei. Con oltre un miliardo di sacchetti di plastica distribuiti sarebbe utile guardare ai nostri partner europei più rispettosi dell'ambiente. L’Irlanda, ad esempio, ha capito che il sacchetto biodegradabile porta a benefici ambientali che il suo omologo in plastica non può permettersi: 40% di energia prodotta in meno e minori emissioni di gas serra. Malgrado un prezzo dalle due alle quattro volte superiore il biodegradabile è indubbiamente migliore, ma questo evidentemente non è bastato al Senato».
I consumatori francesi apprezzano la scomparsa dei sacchetti usa e getta, secondo quanto afferma il portavoce della FCD. Da un sondaggio del 2009 è infatti emerso che l’88% degli intervistati ritiene utile o molto utile la rimozione dei sacchetti di plastica dai negozi. Un altro dato interessante a cura della FCD: i sacchetti di plastica biodegradabile ora rappresenterebbero solo lo 0,2% del mercato, dieci volte in meno rispetto al 2002.
Il WWF francese: «Quando c’è la crisi, l’ambiente diventa facoltativo»
Anche il WWF francese attacca la scelta del Senato: «Questa politica di regressione ambientale segna di nuovo il trionfo della versatilità sulla coerenza. Oggi l’opinione pubblica è molto sensibile al disastro ambientale causato dai sacchetti di plastica. Come si può comprendere una tale rinuncia dopo una mobilitazione così forte dei consumatori, dei governi internazionali e delle industria in tutti questi anni? Perché scoraggiare i cambiamenti positivi?».
Il WWF ritiene che il recente voto non rappresenti affatto la fine di una “tassazione sproporzionata”, come invece sostiene il ministro del Bilancio. Questa manovra vuole solo ritardare l’evoluzione, alla quale dovrà sottostare la grande distribuzione. I consumatori, dal canto loro, hanno già adottato i sacchetti riutilizzabili sia quando vanno al supermercato sia quando vanno nel negozio sotto casa.
In conclusione, secondo il WWF, l’eliminazione di questa tassa significa negare lo sforzo compiuto ogni giorno dalla maggioranza dei cittadini.
Il “tira e molla” che ha portato alla situazione odierna
Già a fine 2005 i deputati francesi votano all’unanimità un emendamento al progetto di “loi d’Orientation Agricole”, che vieta la distribuzione e la commercializzazione dei sacchetti non biodegradabili e degli imballaggi in plastica sul territorio francese, a partire dal 1 gennaio 2010.
Il Senato, in seconda lettura, limita l’emendamento ai soli sacchetti usa e getta per lasciare alle industrie del settore il tempo di adattarsi al cambiamento e per orientare la popolazione verso l’uso graduale dei materiali biodegradabili.
Nel gennaio 2006 viene varata la Loi d’orientation agricole, che fa riferimento al divieto di distribuire i sacchetti usa e getta non biodegradabili a partire dal 1 gennaio 2010 e alle condizioni di verifica della biodegradabilità dei sacchetti da commercializzare.
Nel dicembre dello stesso anno la Commissione europea dichiara questa legge non conforme alla Direttiva Imballaggi 94/62 CE in materia di libero scambio: il divieto dei sacchetti di plastica non biodegradabile ostacolerebbe infatti il libero commercio. La Commissione raccomanda quindi alle autorità francesi di ricorrere ad altri mezzi per promuovere l’uso dei sacchetti biodegradabili come, ad esempio, la tassazione dei sacchetti di plastica usa e getta senza ostacolare la libera circolazione dei prodotti.
Da allora la Francia si è impegnata da un lato per aumentare l’offerta dei sacchetti biodegradabili favorendo nel contempo la raccolta selettiva dei rifiuti organici all’interno del Piano Rifiuti 2009-2012 e dall’altro per tassare i sacchetti usa e getta fino al recente emendamento