Confusione fra i produttori: ma che cosa vuol dire "sacco"?
Shopper, bags, manico a fagiolo, a bretella o a canottiera: ma che cos’è che è stato messo al bando con le nuove disposizioni del Ministero? E ancora, i commercianti potranno smaltire le scorte in giacenza, ma i produttori? Eco dalle Città intervista diversi titolari d’azienda di tutta Italia: da Brescia a Napoli, nessuna certezza
03 January, 2011
L’art. 1130 della 296 parla di “divieto di commercializzazione di sacchi non biodegradabili per l’asporto merci”, la stessa dicitura riportata dal comunicato stampa del Ministero dello Sviluppo Economico. Cosa si intenda per sacco da asporto, però, non è affatto chiaro, o almeno non lo è per i produttori: “Mi piacerebbe capire se stiamo parlando solo dei classici sacchetti con il manico a canottiera, come quelli dei supermercati, o anche delle borse con le maniglie che facciamo per i negozi di abbigliamento” ci racconta un produttore di un’azienda torinese. “Che cosa vuol dire “sacco”? Una bustina in plastica di quelle che vi danno in profumeria, con il manico a fagiolo è un sacco o no?”. Domanda interessante. L’abbiamo fatta anche al Ministero dello Sviluppo; ad una prima rapida risposta dell’ufficio stampa pare che il decreto vada interpretato in modo ampio, includendo dunque ogni tipo di sacco-borsa-busta con o senza manico, ma siamo ancora in attesa di un parere ufficiale. Nel frattempo continuiamo il nostro giro di telefonate alle aziende, ottenendo risposte contraddittorie. “Nel decreto non si parla nemmeno di dimensioni, di spessore della plastica, come facciamo a regolarci? Mancano le norme attuative, non c’è un minimo di chiarezza - dice un produttore brianzolo - Siamo in attesa di vedere un testo di legge, perché la 296 così com’è non chiarisce aspetti fondamentali, e nel comunicato diffuso dal Ministero non c’è nulla di più”. Nella confusione generale c’è anche chi pensa che il bando riguardi solo i supermercati e gli alimentari, perché sarebbero quasi gli unici ad utilizzare il classico sacchetto, mentre per i negozi si parla di borse e buste. In un’Italia in cui il latte a Torino si mette nei pacchetti e a Catania nelle buste, pensare che una parola come sacco sia universalmente inequivocabile è un po’ ingenuo. “Io non sono troppo preoccupato – ci confessa un piccolo produttore milanese – si sente sempre parlare di shopper, non di bags, dunque mi pare di aver capito che ad essere vietati saranno solo i sacchetti da supermarket, non le borse che vi danno quando comprate un paio di scarpe, per esempio”.
Se alcune aziende si sono organizzate da tempo, convertendo la produzione in materiali biodegradabili, la maggior parte cerca ancora di capire come vada interpretato il divieto. “Non è possibile che il bando interessi tutti i tipi di buste – si lamenta un produttore – come si farà con gli elettrodomestici e i pc? Le borse biodegradabili e quelle di carta non reggono il peso, e i clienti non possono mica infilarsi un monitor nella sporta”. “In Italia non si capisce mai niente. Ma come faccio io a capire se devo cambiare mestiere o no? In teoria dovremmo fidarci solo delle comunicazioni del Ministero, che però non dicono nulla per noi produttori, e allora per forza andiamo a leggere su internet, forum e giornali, e ciascuno capisce le cose a modo suo. E poi, cosa fare delle scorte che mi sono rimaste chi me lo dice? I commercianti non le possono più comprare, io cosa ne faccio?”.
Aspettiamo una risposta dal Ministero.
10 commenti
Scrivi un commentoIvan Segala
10.01.2011 12:01
Gent.le Annalisa,
onde evitare che questa discussione si trasformi in una chat, vorrei contattarla personalmente, ho lasciato tramite mail alla redazione di Ecodallecittà i miei dati, poichè non so se qui si possono pubblicare.
Su facebook non trovo quello quanto da lei scritto e comunque mi può rintracciare anche li.
Annalisa
08.01.2011 18:01
Sig Ivan, ho creato una nota sul famigerato facebook in quanto UNICO mezzo di informazione per TUTTI.
Non immagina nemmeno quante persone non sapessero nulla della condizione di noi produttori.
Resta comunque il problema di capire come non perdere tutto.. Qualsiasi azione ci sarà dopo, sarà stata fatta troppo tardi (considerando i tempi biblici italiani). E noi? Come possiamo tutelarci?
Ivan
08.01.2011 18:01
Appunto,
nella stessa finanziaria è stato stanziato 1 milione di euro per lo studio e la ricerca per poter studiare un piano di passaggio adeguato al bando degli shoppers non biodegradabili.
STA DI FATTO che questi studi e sperimentazioni a TUTTOGGI non sono nemmeno stati fatti, PERO' hanno comunque bandito i sacchetti senza dare tempo a nessuno per organizzarsi, per lo più il periodo di passaggio si è effettuato proprio durante le feste natalizie, dove tutte le aziende erano chiuse e così nessuno ha potuto correre ai ripari per salvaguardarsi.
Grazie ai ministri che hanno permesso tutto ciò e grazie a Legambiente, che naturalmente quest'ora sta festeggiando il suo successo a discapito di famiglie che stanno perdendo tutto quanto fatto in una vita intera di lavoro.
Annalisa
08.01.2011 15:01
Salve a tutti.
Ero intenta a leggere questo documento
http://www.ecologia-applicata.it/Documenti/Abstra.pdf
al capitolo 2 si parla di ECM e il capitolo inizia con queste parole: "La seconda strada intrapresa dalla ricerca scientifica in materia di plastiche riguarda gli additivi.
Questa particolare categoria di prodotti sono in grado, aggiunti in minime quantità alla materia
prima ( es. poliolifine, polistirene ), di rendere la plastica biodegradabile. Tale qualità si esprime ai
massimi livelli in condizioni operative ottimali sebbene i tempi necessari alla sua completa
biodegradazione risultano a tutt'oggi variabili tra i 12 e i 36 mesi secondo il tipo e la qualità
dell'additivo utilizzato.
Occorre anche oggettivamente premettere che una eventuale sostituzione delle plastiche olefiniche
con altri materiali di base (es. biopolimeri derivanti dall'amido ) risulterebbe lenta e complicata;
risulterebbe infatti impossibile riconvertire impianti di produzione in tutto il mondo in tempi stretti
o anche medi. Nuove materie prime, nuovi protocolli di processo, nuovi impianti richiedono ingenti
investimenti e tempi lunghi. La European Bioplastics Association, l'associazione europea dei
produttori di polimeri biodegradabili, ha stimato che per le plastiche biodegradabili il mercato
potenziale europeo si aggira intorno a 4 milioni di tonnellate, vale a dire il 10% dei consumi
continentali di materie plastiche. Per fronteggiare la domanda di plastiche biodegradabili
risulterebbero però necessari investimenti nell'ordine dei miliardi di euro per la creazione di una
capacità produttiva adeguata, ed il tutto dovrebbe essere accompagnato da interventi normativi in
grado di sostenere la crescita della domanda e dell'offerta, così come sta avvenendo per il settore
dell'energie rinnovabili. "
Per noi produttori l'ECM, come affermava il Sig. Ivan, potrebbe essere una manna dal cielo perchè ci permetterebbe di ripartire e iniziare così a pensare come chiudere al meglio l'attività.
Con una punta di sfida pongo il seguente quesito:
lo stop allo shopper non esiste nella milleproroghe, proprio perchè non vi è stata proroga, quindi dovrebbe essere valido il primo decreto incluso nella 296 del 2006. Questo dovrebbe significare che restano valide TUTTE le condizioni affinchè possa entrare in vigore lo stop, ovvero:
- sperimentazione di 3 anni
- fondi per la sperimentazione
- successivo abbandono dello shopper.
Io non sono avvocato, ma un po' di diritto lo conosco. Conoscete degli avvocati ai quali sottoporre questa questione?
marco freddi
08.01.2011 14:01
ma come è possibile che in un paese serio a dieci giorni dall'entrata in vigore di una legge ancora non ci sia nulla di chiaro e definito??
che lavoratori e imprese di produzione e distribuzione debbano rifarsi a sporadiche e talvolta contradditorie (e comunque mai chiare ed esautive=) dichiarazioni da ufficio stampa del ministero??
e intanto???si lasciano a casa le persone e nella totale confusione consumatori e commercianti...
grazie Legambiente...
Ivan
08.01.2011 12:01
Confermo anche io quanto scritto da Anna Rita,
è tutto vero, ci sono test e documenti anche in rete che lo provano.
Potrebbe essere una vera soluzione per le piccole aziende che in questo modo potrebbero continuare a sopravvivere offrendo comunque un prodotto che rispetta l'ambiente, che è riciclabile, riutilizzabile e biodegradabile conforme alla direttiva europea.
anna rita
08.01.2011 10:01
L'ecm non è un oxo degradabile!!!!!! e cmq gli oxo degradabile rilasciano metalli pesanti e per questo sono fuori mentre l'ecm no.
L'ecm ha superato tutti i test di biodegradabilità e compostabilità, l'unico punto che non riesce a superare è la soglia di biodegradazione al 90% in 6 mesi, dal momento che ce ne mette dai 18 ai 36 mesi....... cmq sia un lasso di tempo sicuramente piu alto dei sei mesi ma accettabile se paragonato ai famosi 4 miliardi di anni della plastica..
Tutto quello che ho dichiarato è documentabile da test di laboratorio delle univesrita di napoli e milano. I file sono anche disponibili on line.. e molti prodotti hanno gia ottenuto la certificazione della comunita europea....
non facciamo confusione
rosaria
05.01.2011 21:01
i sacchetti prodotti con additivo oxo 1% sono considerati biodegradabili secondo la normativa ministeriale?
Annalisa
04.01.2011 21:01
No Gianfranco, l'ECM non ha superato i test necessari per rientrare nei criteri di Biodegradabilità e compostabilità della direttiva europea.
Il quesito più importante è: ma i produttori dove prenderanno i soldi per i pagamenti? Chiuderanno e perderanno il lavoro di una vita?
Gianfranco
04.01.2011 15:01
Intanto il quesito più importante nessuno lo chiarisce. Cosa si intende precisamente per sacchi biodegradabili??? Quelli prodotti con additivo ECM sono regolari?