Guido Viale sul bando dei sacchetti: "Una buona mossa, giocata male. Il biodegradabile? Antiecologico"
Eco dalle Città intervista lo studioso Guido Viale sulle polemiche scatenate dal bando dei sacchetti di plastica. "Purtroppo è possibile e probabile che l'Italia sarà costretta a fare marcia indietro. Simili provvedimenti vanno concordati per tempo con l'Unione Europea, non si possono improvvisare"
18 January, 2011
Come valuta il divieto di commercializzazione e distribuzione di sacchetti di plastica non biodegradabile, entrato in vigore il 1° gennaio?
Il bando è sicuramente una buona mossa, nonostante il ritardo con cui ci siamo arrivati. In molti Stati Africani, in cui i sacchetti stavano creando danni enormi, il provvedimento è già stato preso da anni, non si capisce perché in Europa si debba aspettare tanto.
Detto questo, le modalità con cui il divieto è entrato in vigore sono sicuramente inconsulte, non solo perché mancano i decreti applicativi – o almeno spiegazioni e regole che consentano di stabilire con esattezza l’oggetto del bando – ma anche perché non sono state previste soluzioni alternative per i produttori di sacchetti.
Non si possono cambiare abitudini e consumi senza intervenire sulla produzione, così dall’oggi al domani. E’ vero che di questo bando si parlava da anni e le associazioni di categoria avrebbero dovuto preparare i produttori affinché arrivassero pronti al momento dell’entrata in vigore – e invece ora fanno i paladini dei posti di lavoro, dopo aver tirato la corda fino ad ora- ma è anche vero che la responsabilità è del Governo, che invece ha agito in totale assenza di consideratezza, senza prevedere una politica economica di sostegno alle imprese.
Inoltre, quali tipologie di sacchetti sono interessate dal bando? Tutte? E allora i sacchettini che si utilizzano nel reparto ortofrutta di tutti i supermercati? La grande distribuzione si è organizzata in questo modo da anni, il provvedimento avrebbe dovuto dare indicazioni chiare per adeguarsi con soluzioni alternative.
Lei ritiene possibile che un parere contrario della Commissione Europea costringa l'Italia ad una marcia indietro?
E' possibile ed è anche probabile che si finisca per fare marcia indietro. Simili provvedimenti, che interessano questioni di mercato e concorrenza, vanno concordati per tempo con l'Unione Europea, non si possono improvvisare unilateralmente.
Né la Francia nel 2006 né il Governo Italiano ora l'hanno fatto, duqnue il rischio è concreto.
D'altro canto, le deroghe ambientali sono numerosissime, e la Commissione Europea commetterebbe un grave errore bocciando il provvedimento; bisogna piuttosto trovare strategie comuni a tutti i Paesi dell'Unione, un piano di incentivi che renda possibile e attuabile un reale cambiamento.
La principale conseguenza del bando sarà certamente la corsa verso il sacchetto biodegradabile. Una buona soluzione?
Il sacchetto biodegradabile è la peggiore soluzione possibile come alternativa al sacchetto: prima di tutto perché molte di queste bioresine provengono dalla Cina, che spesso per produrle utilizza additivi che si rivelano altamente tossici quando il sacchetto viene avviato a compostaggio.
Sono poi profondamente contrario all'utilizzo del termine “biologico” in riferimento a sacchetti – o stoviglie – che comportano l'impiego di terreni fertili, risorse agricole e idriche che potrebbero essere usate molto meglio di così: destinarle invece alla produzione di usa e getta è sempre un gravissimo spreco, esattamente come per il caso dei biocombustibili: in entrambi i casi si tratta di processi completamente antiecologici.