Stati Uniti: la città di Santa Monica vieta i sacchetti di plastica usa e getta
Santa Monica (California) ha adottato un’ordinanza che vieta i sacchetti di plastica monouso ed impone un tassa di 10 cent su sacchetti di carta forniti da supermercati, negozi di alimentari e farmacie. Il divieto entrerà in vigore a settembre 2011
02 February, 2011
Massimiliano Milone
Settembre 2011: scatta il bando dei sacchetti usa e getta nella città di Santa Monica
Il Consiglio comunale di Santa Monica, città della contea di Los Angeles (nello stato della California), ha vietato all’unanimità i sacchetti di plastica monouso.
Dal prossimo settembre, quando entrerà in vigore l’ordinanza, non si sentirà più la tipica frase alle casse dei supermercati: «Plastica o carta?».
I sacchetti usa e getta, ora disponibili gratuitamente, spariranno dai negozi di Santa Monica, come alimentari, farmacie e rivenditori di liquori. Faranno eccezione i ristoranti take away, che forniscono cibo e liquidi da asporto.
L'intento è quello di scoraggiare i cittadini ad utilizzare i sacchetti usa e getta, di ridurre significativamente gli impatti ambientali legati alla plastica monouso e di promuovere un importante spostamento verso le borse riutilizzabili (che al momento costano 99 cent).
Chi non porterà con sé la propria borsa riutilizzabile dovrà pagare 10 cent per l’acquisto di un sacchetto di carta.
Parlando alla folla dei sostenitori del divieto il sindaco Gleam Davis ha detto: «Questa è una sorta di inizio, non la fine. Dobbiamo essere felici di utilizzare la parola “borse riutilizzabili”».
Santa Monica si unisce altre aree della California che hanno divieti simili e diventa così l’ottava giurisdizione della California ad aver introdotto il bando.
I numeri dell’ordinanza
Il divieto riguarderà complessivamente 1.870 tra supermercati, mini-market e negozi, «i più grandi fornitori di sacchetti monouso» come ha ricordato Dean Kubani, Direttore dell’Ufficio di Sostenibilità e Ambiente di Santa Monica. L'ordinanza include anche l’esenzione per 402 ristoranti take away, per motivi di sicurezza legati al trasporto di cibi e liquidi caldi che potrebbero infiltrarsi e indebolire i sacchetti di carta.
Kubani ha reso noti i costi dell’intera manovra. Per attuare l’ordinanza e per il personale saranno impiegati inizialmente 60.000 $, che verranno coperti dai risparmi di bilancio dell’anno in corso. Per quanto riguarda l’attuazione dell’ordinanza si attingerà ai bilanci futuri. Inoltre sono stati stimati altri 115.000 $ per l’anno fiscale 2011-2012 e 75.000 $ all’anno per gli anni successivi.
Come si è arrivati al divieto
Già nel 2007 i sostenitori del divieto avevano chiesto al Consiglio di intervenire per bandire i sacchetti. Nel febbraio 2008 il Consiglio inizia seriamente a considerare l’adozione di un divieto e stila un’ordinanza.
Nel gennaio 2009, a ordinanza ultimata, Santa Monica si trova costretta a fare un passo indietro poichè l'industria della plastica minaccia di citarla in giudizio se non effettua prima una relazione di impatto ambientale sul divieto proposto, secondo le linee guida del California Environmental Quality Act (CEQA).
Oggi il Comune ha completato il suo studio di impatto ambientale Environmental Impact Report (EIR) ed ha studiato anche molto attentamente le questioni giuridiche, ma una nuova complicazione è emersa con il passaggio, nel novembre scorso, della Proposition 26, una misura che riclassifica tutte le tasse governative (comprese quelle legate al bando dei sacchetti) e che ne consente l’introduzione solo con il voto favorevole dei due terzi dei votanti.
E così il Comune ha modificato il decreto: ad esempio inizialmente era prevista una tassa di 20 cent per ogni sacchetto di carta, poi è scesa a 10 cent. Inoltre, come si legge ora, i negozianti intascano la totalità delle entrate derivanti dalla tassa di vendita. Il Consiglio ha inoltre deciso di rafforzare gli standards di produzione per avere migliori borse della spesa riutilizzabili.
Superato quest’ultimo ostacolo il decreto è stato approvato all’unanimità lo scorso 25 gennaio.
Tra le tante dichiarazioni spiccano quelle di due Consiglieri. Kevin McKeown ha sottolineato poco prima dell’approvazione: «Faremo passare un decreto che sarà in tribunale, che sta per attaccare e che gli altri comuni potranno seguire». Richard Bloom ha invece affermato poco dopo: «Volevamo qualcosa che reggesse in tribunale e pensiamo che quest’ordinanza faccia proprio al caso nostro».
I sostenitori dell’ordinanza
Mark Gold, Presidente di Heal the Bay (organizzazione americana non profit che si dedica alla tutela della Baia di Santa Monica), intervistato dal Los Angeles Times per testimoniare l'importanza di questa votazione, ha dichiarato: «Oggi il Consiglio di Santa Monica ha dimostrato che i governi locali stanno affrontando questo problema critico nonostante le minacce da parte dell’industria della plastica e l’inerzia dello Stato. Questo voto ha dato nuovo slancio a proposte simili in tutta la California. È stato inviato un messaggio potente alla popolazione: possiamo diminuire l’inquinamento dalla plastica! L’industria della plastica è ormai al declino».
Dai dati di Heal the Bay la città di Santa Monica utilizzerebbe ogni anno 26 milioni di sacchetti monouso, ma di questi solo il 5% all’anno verrebbe riciclato. I comuni della California spendono ogni anno quasi 25 milioni di dollari per raccogliere e smaltire i rifiuti da sacchetti di plastica.
Juli Schulz di Surfrider, Fondazione internazionale non profit che si occupa della tutela delle spiagge e degli oceani, ha applaudito al divieto di Santa Monica: «Quando andiamo a pulire le spiagge raccogliamo sono sacchetti di plastica, che non vengono riciclati; sono là fuori che uccidono uccelli marini ed animali. Siamo stufi di questo».
La parola agli oppositori
Di tutt’altro parere sono gli oppositori.
Secondo Save the Plastic Bag, una coalizione che rappresenta gli interessi dei produttori e distributori di materie plastiche, il passaggio dai sacchetti di plastica a quelli di carta sarà molto dannoso per l’ambiente.
Stephen Joseph, avvocato e portavoce del gruppo, ha sollevato alcune obiezioni tecniche circa il divieto di Santa Monica. A suo avviso, il Municipio avrebbe dovuto fare riferimento allo studio di impatto ambientale della contea di Los Angeles, che ha recentemente adottato un divieto simile per le zone prive di personalità giuridica.
Il gruppo, che ha già citato in giudizio i comuni che hanno vietato i sacchetti, non ha annunciato per ora azioni legali contro Santa Monica. Gli avvocati della City Hall si sono detti pronti a difendere il divieto nelle aule di tribunale.
Ma Stephen Joseph ha anche elogiato Santa Monica per aver apportato due modifiche all’ordinanza iniziale, sulla base dello stesso studio di impatto ambientale della contea di Los Angeles:
- l’accettazione delle borse in polietilene riutilizzabili in favore di borse di stoffa o di altro materiale durevole e lavabile. Secondo lo studio della contea di Los Angeles i sacchetti di polietilene riutilizzabili sarebbero di gran lunga migliori rispetto ai sacchetti di stoffa o a quelli monouso perché possono essere utilizzati e puliti più volte.
- l’autorizzazione ad utilizzare i sacchetti di plastica nei ristoranti take away.