Sacchetti biodegradabili ma non compostabili: dove si buttano?
I sacchetti realizzati con additivi, biodegradabili ma non compostabili, devono essere conferiti nella plastica, nell’umido o smaltiti come indifferenziato? Amiat di Torino: “nell’organico”. Asia di Napoli: “nell’indifferenziato”. Cresce però il numero di quelli che finiscono nella raccolta della plastica, mentre si cerca ancora di capire quali soglie di additivo possano essere tollerate senza creare un danno alla qualità del processo
09 February, 2011
I sacchetti di plastica puliti vanno nella plastica. Quelli sporchi nell’indifferenziato. I sacchetti biodegradabili compostabili nell’organico. E i sacchetti biodegradabili e basta? Per capirci, quelli prodotti con additivi, e che il Ministero sta ancora cercando di capire se includere nel bando o no.
La risposta non è così banale come potrebbe sembrare. Di base stiamo parlando di un polimero di plastica, a cui vengono miscelati gli additivi; dunque dovrebbe andare nella plastica? A rigor di logica sì – tant’è che viene versato il contributo Conai per la plastica, sebbene lo stesso contributo valga anche per il Mater-Bi, che invece finisce nell’organico – ma la presenza di additivi interferisce con la raccolta differenziata di qualità, e Corepla sta ancora valutando quali soglie massime di additivi siano tollerabili dal sistema. Insomma, la campana per la raccolta plastica non è comunque la destinazione ottimale. Ma le aziende municipali per la raccolta dei rifiuti che cosa dicono?
Alla domanda “Dove si buttano i sacchetti biodegradabili ma non compostabili?”, a Torino il centralino dell’Amiat ci ha risposto “nell’organico”. Non vanno conferiti nella plastica, né a Napoli (Asia) né a Milano (Amsa), che optano entrambe per l’indifferenziato, anche se va ricordato che il servizio di raccolta dell’umido a Milano non c’è.
A Genova (Amiu) ci viene risposto direttamente nella plastica.
Curioso come in tutti i casi l’operatore abbai preferito chiedere consiglio ai piani superiori, segno che l’argomento è ancora abbastanza spinoso.
E nella vostra città?
6 commenti
Scrivi un commentoteresa
05.03.2011 15:03
Come sempre c'è il caos su ogni legge che si fa in Italia. Io penso che indipendentememte dal tipo di sacchetto prodotto, biodegradabile compostabile o non il top sarebbe produre meno imballaggi. Dovrebbe esere posto un tetto massimo di produzione, ma soprattutto lasciare la scelta al buon senso dei cittadini. Io uso borse di stoffa e molti cittadini lo fanno (anche se si dice il contrario), lo vedo nei mercatini e nelle grandi distribuzioni.In molte citta Europee, vedi Londra , vendono sacche in tela per lo shopping e chi sceglie un acquisto ecocompatibile le usa. Vivo in un grande paese in provincia di Napoli, dove contrariamente a quello che si vede facciamo la differenziata con il metodo del "porta a porta". I cittadini non hanno perso tempo ad abituarsi al cambiamento con educazione e a mio parere con grande senso civico. Lasciamo ad ognuno le proprie scelte basta solo una buona informazione e comunicazione sociale.
pasquale
13.02.2011 10:02
e' davvero incredibile.
Mi fanno morire tutti quei "nuovi ambiantalisti" che nelle varie interviste si sentono fieri con i loro carrelli senza shoppers.
.....e poi quando vai a guardarci meglio dentreo cosa vedi ?
Bottiglie in Pet , vaschette di plastica, flaconi del detersivo, salumi preconfezionati in plastica ecc. ecc. ecc.
Ma fatemi il piacere.
E' ripetitivo dirlo ma se si fa la differenziata di Riduce si Riutilizza si Ricicla. (legge 94/62 della CE
Andrea
10.02.2011 20:02
@Ivan
mi spiace ma ti devo contraddire. I prodotti additivati da coopolimero di EtilVinilAcetato andreabbero smaltiti nell'indifferenziato o secco che dir si voglia. Comunque destinato a recupero energetico per incenerimento. Questo perchè, anche se presente di norma solo per l'1% del peso,una volta entrati in contatto con gli altri scarti polimerici in ciclo di rigenerazione vanno ad inquinare quest'ultimi dando luogo ad una, seppur minima, ossidazione che si presenta in fase di successive estrusione sotto forma di infusi o croste che compromettono la ciclicità del lavoro (tradotto: continue rotture!)
Non parliamo poi del caso in cui le bioresine finiscano insieme al politene perchè in quel caso se vi capita di lavorare del rigenerato così miscelato potete spegnere e andare sul lago in gita prima che vi venga voglia di dar fuoco a tutto!
Meglio ancora se finiscono in un termovalorizzatore dove gli addetti saranno costretti ad aggiungere nafta per ovviare ai problemi causati dai Bio!
Ivan
10.02.2011 20:02
I sacchetti biodegradabili con additivi, NON CREANO alcun problema negli impianti di riciclaggio, poichè oltre ad essere riutilizzabili sono riciclabili al 100%, al contrario di quelli realizzati con le bioplastiche che se immessi nella raccolta della plastica possono danneggiare il processo di riciclo.
Alla domanda dove si buttano la risposta è semplice:
I sacchetti in bioplastica dovranno finire esclusivamente nella raccolta dell'umido, mentre invece i sacchetti biodegradabili con gli additivi finiranno nella raccolta indifferenziata o nella raccolta della plastica. La soluzione ai dubbi è semplice, basta scrivere su ogni tipo di sacchetto dove può e dove non può essere messo.
Annalisa
10.02.2011 19:02
Sig. Claudio, la risposta l'ha dato all'interno del suo commento.
"Una domanda per tutti: ma perchè mai la bioplastica compostabile, che è piena di difetti, costa una cifra, sottrae risorse alimentari ad un pianeta già affamato e fa arricchire 3 multinazionali nel mondo viene incensata da tutti, e il povero sacchetto con o senza additivi, che è RICICLABILE, riutilizzabile, può anche facilmente essere reso biodegradabile e che tiene in piedi 1000 aziende italiane dove sgobbano onestamente 5000 e più persone che non sono né delinquenti né inquinatori invece viene così criminalizzato?"
Marzulliana come situazione, non crede? :-)
claudio
10.02.2011 13:02
Scusate, ma a me sembra che il problema sia un altro. Vale a dire a dire il numero di sacchi compostabili (quelli che puzzano e si rompono subito!) che stanno GIA' OGGI finendo nella raccolta differenziata della plastica, dove è una certezza che creeranno problemi.
Vogliamo lanciare una campagna ed andare a fotografare tutte le pattumiere per la plastica d'Italia e vedere quanta plastica compostabile ci finisce dentro?
Chiedete ai riciclatori di plastica cosa succede se nel loro stream ci finisce dentro la bioplastica e sentiamo cosa vi dicono.
Una domanda per tutti: ma perchè mai la bioplastica compostabile, che è piena di difetti, costa una cifra, sottrae risorse alimentari ad un pianeta già affamato e fa arricchire 3 multinazionali nel mondo viene incensata da tutti, e il povero sacchetto con o senza additivi, che è RICICLABILE, riutilizzabile, può anche facilmente essere reso biodegradabile e che tiene in piedi 1000 aziende italiane dove sgobbano onestamente 5000 e più persone che non sono né delinquenti né inquinatori invece viene così criminalizzato?
Tangenziale nord di Milano, se volete ho le foto: abbandonati al ciglio della strada trovate, lattine, bottiglie, giornali, pacchetti e mozziconi di sigarette, preservativi (molti! incredibile l'attività amatoria italica... anche in tangenziale.), oggetti vari ed impensabili in materiali vari (vetro, legno, etc.), E NEANCHE UN SACCHETTO DI PLASTICA!
Ma allora dov'è il problema?
Scusate, ma viene il sospetto, che il bando dei sacchettin plastica non serva moltissimo all'ambiente.
Ma allora a cosa serve?
Perchè tanto accanimento mediatico?
Qualche suggerimento?
Se un'azienda fa veramente un buon prodotto, che bisogno ha di una legge che obbliga ad usarlo per venderlo?
Il parlamento italiano ha mai approvato una legge che ci obbliga a comperare un i-Phone? O una BMW?
No, almeno che io sappia, eppure la gente li compra lo stesso... e volentieri!