Bike sharing, Legambiente: «A Roma servizio lasciato a se stesso»
L'associazione ha monitorato tutte le stazioni di deposito biciclette lo scorso 15 febbraio alle 23,30, scoprendo che erano disponibili solo 85 bici su 369. Avenali: «Se sono state rubate perché non è stata modificata la gestione del servizio e perché non sono state acquistate nuove bici?»
21 February, 2011
Solo 85 bici in 369 cicloposteggi erano disponibili alle 23.30 di martedì scorso, il 23% del totale, una bicicletta su quattro. Le altre che fine hanno fatto? È questo il risultato del monitoraggio effettuato da Legambiente Lazio, in collaborazione con il quotidiano Metro, nella notte del 15 febbraio tramite il sito ufficiale dell'iniziativa bikesharing.roma.it. «Nonostante il servizio sia disponibile 24 ore su 24, appare poco probabile che le restanti fossero in uso nella notte di un giorno infrasettimanale», denuncia l’associazione.
Secondo il monitoraggio di Legambiente, ci sono diverse stazioni senza nessuna bicicletta: Moro nel III Municipio, come Flaminio che ne dovrebbe avere 18 e non ne ha invece nessuna, piuttosto che Torlonia, Verano, S. Andrea della Valle, Tritone, tutte con zero biciclette. Anche Ostia se la passa male visto che sono rimaste in servizio solo 9 biciclette nelle 41 stazioni disponibili. Si salvano Arenula dove sostano 10 bici e Spagna dove ne sostano 12, evidentemente più controllate e al sicuro, ma è decisamente un po' poco visto il contesto generale.
«Che fine hanno fatto le bici del bike sharing? E se sono state rubate perché non è stata modificata la gestione del servizio e perché non sono state acquistate nuove bici? È incredibile, mentre Parigi gestisce 20mila biciclette, Roma non riesce nemmeno a gestirne 300C, accusa Cristiana Avenali, direttrice di Legambiente Lazio. «L’unico modo per salvare Roma dal traffico selvaggio e dall’inquinamento atmosferico ed acustico è quello di puntare su misure di mobilità sostenibile finalizzate alla riduzione dell’utilizzo dell’auto individuale, che devono passare necessariamente attraverso il potenziamento del mezzo pubblico e la diffusione di bike e car sharing, oltre ai provvedimenti emergenziali come le targhe alterne e i blocchi programmati della circolazione. Servono risposte, e sul bike sharing una volta per tutte serve che il servizio venga rilanciato ed esteso a tutta la città», continua la direttrice.
Legambiente Lazio, già due anni fa, aveva denunciato la «cattiva gestione» di un servizio potenzialmente molto utile per rendere Roma più sostenibile. Partito in via sperimentale durante gli ultimi mesi della giunta Veltroni, il servizio di condivisione delle bici fu inizialmente affidato ad una multinazionale spagnola; con il cambio di maggioranza in Campidoglio, la gestione è poi passata all'Atac, che, denuncia Legambiente, «ha cancellato la gratuità della prima mezz'ora relegando il servizio ad una sorta di “noleggio bici” e soprattutto abbandonando in sostanza la manutenzione delle bici e delle stazioni».
«Mentre le biciclette invadono le principali città europee e mondiali – sottolinea Legambiente – l'esperienza del bike sharing nella Capitale rappresenta un fallimento unico per scarsità di stazioni e di biciclette, mancanza di un vero progetto a più ampio raggio che renda per i ciclisti meno rischioso spostarsi per le strade di Roma. Londra inaugura il suo bike sharing di 400 stazioni e 6.000 bici (contro le nostre 29 e 369) e a Milano il numero di biciclette disponibile aumenta (i prelievi giornalieri sono 5.000 contro i nostri 150), ma Roma non coglie affatto l'opportunità di un servizio popolare e utile per la città».
«Un servizio così innovativo e importante non può essere abbandonato a se stesso proprio nella Capitale, è indecente. In tante città italiane ed europee grazie alla bici condivisa è cambiata la mobilità, chiediamo all'assessore Visconti di puntare subito in questa direzione», dichiara il presidente di Legambiente Lazio Lorenzo Parlati. «Con i livelli di polveri sottili alle stelle – continua Parlati – prendere provvedimenti rapidi per rilanciare l'utilizzo delle biciclette come mezzo di trasporto è d'obbligo. Intanto bisogna subito prevedere di nuovo la gratuità dei primi trenta minuti di utilizzo, altrimenti non ha senso parlare di bike saring. Poi va verificata la possibilità di utilizzare il canale della pubblicità per pagare le spese del servizio come avviene in molte città, e infine va introdotta la possibilità di pagamento tramite carta di credito per evitare che le biciclette vengano rubate, oltre a prevedere un costante monitoraggio e manutenzione».