Sacchetti dopo il confronto sulla normativa. Quello che resta da chiarire: si spera fra 15 giorni
I sacchetti di plastica sono imballaggi – come dice la Corte di Giustizia – o potrebbero considerarsi merci a tutti gli effetti? E’ sufficiente che un prodotto sia biodegradabile o deve essere compostabile, per poter essere esonerato dal bando? Il convegno di Polieco fa il punto della situazione. Annunciato un pronunciamento del Ministero fra due settimane. In allegato il comunicato stampa Polieco
08 March, 2011
Una cosa è emersa con chiarezza al convegno di Polieco: dei sacchetti di plastica non si sa nulla, a partire dal nome. E non è un dettaglio, una bizza da filologi: fra la parola ‘shoppers’ – che fra l’altro in inglese non indica affatto una busta, ma un acquirente, come ha giustamente ricordato il Prof. Toni di Cigoli – e ‘sacchi da asporto merci’ - definizione più corretta che però non piace, forse per quell’eco vagamente malavitosa che si porta dietro - passa un mare di possibilità, tra le quali bisogna fare ordine. E in effetti l’impressione è proprio quella di dover riordinare il mare.
Dopo messi passati a ragionare su diversi tipi di additivi sconosciuti alla maggior parte dei cittadini, si fa inversione di rotta per tornare a una domanda fondamentale, sfuggita ai più: i sacchetti sono o non sono imballaggi?
Secondo il diritto europeo – adottato dalla normativa italiana – sì, e soprattutto lo afferma una sentenza della Corte di Giustizia (C-341/2001). Dunque i sacchetti sono imballaggi per legge, ma forse non per il senso comune. “I sacchetti sono strumenti per il trasporto delle merci: e allora perché non consideriamo imballaggio anche una betoniera?!” provoca l’Avvocato Tommaso Marvasi, Foro di Roma. La definizione dipende ovviamente dalla destinazione d’uso. Perché la sporta in cotone non è imballaggio e il sacchetto sì, se le uso per lo stesso scopo? “I sacchetti, come le sporte, servono a trasportare oggetti – continua l’avvocato - Facciamo l’esempio delle arance, io che sono calabrese ogni anno faccio su e giù dalla Calabria con le mie buste piene. Così come compro un cestino, una borsa di cotone, chi mi impedisce di acquistare i sacchetti di plastica come merci?”. Il bando. Bando che doveva servire a mettere fine ad un uso scorretto e spropositato dei sacchetti, ma che nella sua totale mancanza di indicazioni ha confuso le idee e messo in crisi un intero settore produttivo. E’ evidente che la battaglia si gioca sul concetto di riutilizzabilità, perché se si bandiscono tutti i sacchi da asporto merci non biodegradabili nel cestino ci vanno a finire anche i bauletti di Vuitton.
Ma chi stabilisce che cosa è riutilizzabile? Un primo criterio base potrebbe essere lo spessore, ed è proprio questo il concetto che il Presidente di Polieco Enrico Bobbio – assieme a una rappresentanza di produttori – cercherà di far presente alla commissione tecnica che dovrà definire gli aspetti attuativi del bando. “Il processo di crescita del settore bioplastica è irreversibile e non ha senso giocare le proprie carte cercando di dimostrare che i biopolimeri e gli additivi fanno acqua. Fare muro non serve a nulla, bisogna ragionare e far capire al Ministero che se un prodotto è resistente e riutilizzabile non c’è ragione di accanirsi per bandirlo”.
Il presidente Bobbio ha annunciato anche che fra quindici giorni il Ministero dovrebbe pronunciarsi proprio su questi argomenti, emanando le specifiche annunciate già da mesi.
La reazione in sala è comprensibilmente poco entusiasta. I produttori presenti, circa 130, sono stanchi: i decreti attuativi sono stati annunciati più volte senza seguito e la sensazione è che né le associazioni di categoria (il cui comportamento è stato duramente contestato da più parti) né il Ministero si siano preoccupati realmente della situazione drammatica di un settore paralizzato dall’incertezza burocratica.
L’altro punto fondamentale da chiarire riguarda la biodegradabilità. I sacchetti dovranno essere anche compostabili per essere a norma? Nessuno ha una risposta chiara. E purtroppo va detto che in un convegno di alto livello come quello organizzato da Polieco l’assenza del Ministero si è fatta sentire. Il Prof. Franco silvano Toni di Cingoli, giurista ed esperto di diritto internazionale (Università di Padova; British Institute of International and Comparative Law di Londra) ha spiegato che dal punto di vista normativo l’unica definizione di biodegradabilità valida è quella presente al punto 3 lettera d dell’Allegato II della Direttiva sugli imballaggi, e cioè: “Imballaggi biodegradabili: i rifiuti di imballaggio biodegradabili devono essere di natura tale da poter subire una decomposizione fisica, chimica, termica o biologica grazie alla quale la maggior parte del compost risultante finisca per decomporsi in biossido di carbonio, biomassa e acqua”.
“E quindi?” chiede un produttore poco lontano da noi. “Questo è ciò che dovrei direi ai miei ex clienti per rassicurali che i miei prodotti sono a norma?”. La dottoressa Loredana Musmeci (Dirigente ricerca dell’Istituto Superiore Sanità) conferma. “Sì, purtroppo la definizione è vaga, non indica tempi precisi di biodegradabilità, e questo è proprio l’altro punto fondamentale che la commissione tecnica dovrà chiarire a breve”.
A breve. E’ stato un convegno zeppo di aneddoti e citazioni letterarie, da Seneca ai viaggi di Gulliver. E allora concludiamo con la battuta riportata del Prof. Toni di Cigoli, che ha fatto sorridere tutti, almeno per un attimo: “Un mio collega di Oxford un giorno mi disse che se fosse annunciata la fine del mondo, quel giorno lui avrebbe voluto essere in Italia. Stupito gli chiesi la ragione. Mi rispose: Perché in Italia tutto arriva sempre molto tempo dopo”.
E adesso che si fa, la diamo vinta a un inglese? Per giunta di Oxford…
6 commenti
Scrivi un commentoBrettCep
18.05.2017 13:05
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Annalisa
09.03.2011 13:03
Sacchetto, è proprio per il resto dell'articolo che quei 1000 contano più di noi 5000...
Ferrante porta avanti una lotta personale per QUEI lavoratori (http://www.francescoferrante.it/?p=1060 )e, casualmente, perchè alla Basell è arrivata una proposta dalla Novamont.
1+1=2! Sempre!
Sacchetto di Plastica
09.03.2011 11:03
http://www.polimerica.it/index.php?option=com_content&view=article&id=8856%3Achimici-in-marcia-su-roma&catid=5%3Aeconomia&Itemid=71
Spettacolo, 1000 lavoratori e fatto una manifestazione a Roma e i sindacati/governo si interssano noi 5000 e pass lavoratori e stiamo con le mani in mano.
per non parlare del seguito dell'articolo!
Mario Maenta
09.03.2011 09:03
prendendo spunto dalla provocazione dell'Avvocato Tommaso Marvasi .. vietare l'uso delle BETONIERE non risolve il problema della cementificazione delle città .. al contrario, vietando l'uso del sacchetto "mezzo di trasporto-contenitore" l'Italia (non l'Europa)verrà liberata dal "contenuto-involucro della spesa-plastica sotto forma di bottiglie, bustine, piatti, bicchieri, flaconi e involucri) ... ma in Italia può accadere tutto .. non è forse vero che siamo il paese dei miracoli ?
Ulisse
08.03.2011 15:03
Anche il governo macedone vuole bandire i sacchetti entro il 2013.Credo che seguiranno tale azione anche altri paesi!
Gino
08.03.2011 12:03
Bravi questo significa fare informazione...