Sacchetti oxobiodegradabili: sarà "libera concorrenza in libero$mercato"? Intervista a Emo Chiellini (BIOlab)
Il bando ministeriale li aveva ignorati, ma a 3 mesi dall'entrata in vigore i commercianti in cerca di biodegradabile sembrano aver puntato più sugli additivi che sulle "bioplastiche", pur nell'incertezza delle regole. Emo Chiellini, Direttore del BIOlab di Pisa, risponde alle domande di Eco dalle Città
28 April, 2011
Professor Chiellini, come valuta la bozza di normativa secondo la quale il Ministero sarebbe intenzionato ad includere nel bando i sacchetti prodotti con additivi, imponendo per la bioplastica non compostabile uno spessore minimo di (pare) 40 micron?
La volontà di includere sacchetti per asporto merci fabbricati con materiali polimerici contenenti additivi pro-degradanti nei decreti attuativi del disegno di legge relativo al “bando di quelli non biodegradabili” è sicuramente un’iniziativa più che giusta in quanto garantisce:
a) La salvaguardia dei vari comparti ambientali laddove vengano incautamente abbandonati sacchetti per asporto merci che altrimenti se fabbricati con materiali esenti da additivi pro- degradanti tenderebbero a persistere per decine di anni con tutte le ben note nefaste conseguenze derivanti da un loro accumulo nei vari comparti ambientali.
b) Un risparmio di risorse energetiche e di materie prime per la loro produzione in armonia ai presupposti auspicati dalla Direttiva Europea 94/62 in quanto i sacchetti a base poliolefinica (PE, PP) additivati con pro-degradanti presentano caratteristiche di lavorabilità e resistenza fisico-meccanica identiche a quelli dei corrispondenti manufatti ottenuti dalle stesse materie prime non additivate. Queste possono essere riusate varie volte per la stessa funzione o per il contenimento della frazione indifferenziata dei rifiuti solidi, o recuperati mediante riciclo meccanico (materia prima-seconda) o, ancora, come fonti di energia termica in processi di incenerimento.
c) Che i sacchetti a base amidacea compostabili, che mi rifiuto di identificare con l’attributo di “bioplastica” in quanto dizione fuorviante ed ingannevole [non lo penso e dico solo io, ma è anche sancito dal Technical Report CE/TR-15932/09 sulla “nomenclatura delle plastiche” e autorevoli documenti quale il Rapporto elaborato dal Prof. Martin Patel et al dell’Università di Utrecht per conto della European Commission “Techno-economic Feasibility of Large-Scale Production of Bio-based Polymers in Europe (PRO-BIP) http://ftp.jrc.es/EURdoc/eur22103en.pdf”], debbano avere, come suggerito apparentemente dal Ministero dell’Ambiente, uno spessore non inferiore a 40 micron per poter garantire un’adeguata resistenza fisico-meccanica.
Questo comporta l’uso di una quantità di materia prima assai più elevata di quella utilizzata nella fabbricazione di un sacchetto della stessa capacità a partire da materia prima poliolefinica additivata, pertanto in contro tendenza a quelli che sono i dettami suggeriti dalla Direttiva Europea 94/62
Lei venne ricevuto una prima volta al Ministero per spiegare la Sua posizione sugli oxobiodegrabili. Può raccontarci brevemente cosa emerse da quel primo incontro e spiegarci perché, a suo parere, sembra attualmente prevalere una posizione di forte opposizione all'uso di questo tipo di additivi?
In un primo incontro informale avuto con un funzionario del Ministero dell’Ambiente a Novembre 2010, in previsione dell’entrata in vigore della legge sul bando dalla produzione e dal commercio dei sacchetti in plastica per asporto merci, ho illustrato l’importanza e le opportunità legate all’uso di materiali polimerici a base poliolefinica (PE e PP) contenenti additivi pro-degradanti nella fabbricazione di sacchetti per asporto merci. Successivamente ho inviato allo stesso funzionario una serie di documenti relativi al comportamento della plastica a base poliolefinica principalmente film e termoformati, contenenti additivi pro-degradanti, onde offrire dati tangibili validati sperimentalmente a conferma di quanto anticipato verbalmente.
A distanza di circa cinque mesi dall’incontro mi e´ lecito ritenere che gli elementi forniti nel colloquio e i documenti cartacei successivamente inviati siano in qualche modo serviti ad un ripensamento sulla posizione irremovibile del Ministro dell’Ambiente. In ogni caso, abbiamo assistito ad una serie di iniziative (conferenze e dibattiti Polieco-Roma 7/03/2011, Fare Ambiente 6/04/2011, Unionplast-Milano 20/04/2011) e tavoli tecnici tenutisi al Ministero dell’Ambiente (Roma-31 marzo 2011), in merito alla legislazione entrata in vigore il 1° Gennaio 2011. Questi sicuramente hanno aiutato a fare chiarezza sulle caratteristiche e comportamenti delle plastiche additivate con pro-degradanti e a mettere in rilievo il danno socio-economico che l’impostazione monopolistica sull’uso di sacchetti di plastica per asporto merci “compostabili” a base amidacea avrebbe prodotto. In questa malaugurata evenienza, a soffrire sarebbero non solo i consumatori per il maggior costo/prestazione, ma principalmente le piccole medie imprese di convertitori (sacchettari) ed anche i produttori di macchinari per l’estrusione di materie prime a base poliolefinica.
Che impressioni ha riportato al termine dell'incontro organizzato da FareAmbiente? Ritiene che la proposta a favore degli additivi che sarà presentata in parlamento possa essere presa in considerazione?
La riunione organizzata da FareAmbiente a Roma il 06/04/2011 è stata di estrema utilità in quanto sono stati messi a fuoco in maniera chiara ed incisiva le ragioni ed opportunità per cui l’uso dei materiali polimerici additivati con componenti pro-degradanti nella fabbricazione di sacchetti per asporto merci , che dopo una degradazione guidata su basi tipologiche e di contenuto degli additivi, subisconouna completa metabolizzazione da parte di microrganismi ubiquitari nei diversi comparti ambientali. In tal modo questi rientrano a pieno titolo nelle disposizioni della Direttiva Europea 94/62 per quanto riguarda la biodegradabilità dei manufatti e il relativo livello di tossicità nel comparto ambientale dove il processo di biodegradazione ha avuto corso.
La suddetta riunione ha permesso di aprire un sereno e costruttivo dialogo tra le Associazioni di Categoria quali Unionplast, Federazione Gomma Plastica, Conai, Corepla Convertitori di Materiali Polimerici e consumatori che hanno riportato sui binari di una corretta visione, nell’ambito del rispetto ambientale la centralità del consumatore a cui non si possono e non si devono imporre soluzioni monopolistiche nell’acquisto ed uso di prodotti e manufatti nel rispetto della libera concorrenza in libero mercato.
L'obiezione più frequente che viene fatta agli oxobiodegradabili
riguarda le difficoltà che creerebbero alle filiere del riciclaggio, sia per quanto riguarda il compostaggio sia nel caso in cui questi sacchetti vengano inseriti nel circuito della plastica. Abbiamo già avuto modo di toccare l'argomento con il Dott. Claudio Maestrini in una precedente intervista, ma senza addentrarci più di tanto. Le chiederei allora qual è la destinazione migliore per o sacchetti oxobiodegradabili e che cosa capita se vengono inseriti nella campana della plastica o se finiscono in un impianto di compostaggio.
La risposta a questa domanda è molto semplice in quanto ci sono documenti tecnico-scientifici prodotti da istituzioni indipendenti che comprovano in maniera chiara e convincente come i manufatti plastici oxo-biodegradabili integri o frammentati rientrano a pieno titolo nel riciclo monocomponente e policomponente di manufatti plastici e quindi non contenenti additivi pro-degradanti.
Se inavvertitamente vengono utilizzati per la raccolta della frazione umida dei rifiuti solidi urbani ed avviati ad impianto di compostaggio non creano problemi di sorta. Se il manufatto ha subito infatti un invecchiamento ambientale sufficientemente prolungato ed in dipendenza della tipologia e contenuto dell’additivo, si può disintegrare durante il processo di compostaggio ed in maniera parziale o totale in casi estremi essere metabolizzato ad anidride carbonica, acqua e biomassa cellulare con apporto di un contenuto di carbonio effettivo al compost maturo finale.
Qualora il manufatto plastico additivato non abbia subito stress ambientali prolungati che hanno avviato la sua disintegrazione, una volta immesso in un ciclo di compostaggio, si può frammentare a seguito dello stress termico-ossidativo subito nel cumulo di compostaggio ed i frammenti una volta separati durante la fase di vagliatura possono essere riimmessi in un ciclo di compostaggio successivo per essere compostati totalmente o parzialmente con benefici di apporto di carbonio organico come sopradetto al compost maturo.
Ancora nessun tentativo di mettersi in contatto con voi da parte del Ministero dall'invio della lettera che spiegava le Vostre posizioni?
A seguito dell’incontro-dibattito organizzato da Polieco a Roma il 6 Marzo 2011, ho preso parte ad una riunione, tra un rappresentante Polieco e rappresentanti industriali dei convertitori di materiali polimerici a base poliolefinica e sacchetti plastici di varia forma e dimensione promosso dal Presidente dell’VIII Commissione Ambiente della Camera, On.le Alessandri, con il Ministro dell’Ambiente Prestigiacomo e funzionari esperti dello stesso Ministro.
In tale occasione, dopo aver chiarito la differenza tra biodegradabilità e compostabilità, sono state ribadite le ragioni sulla opportunità di introdurre nei decreti attuativi del disegno di legge relativo al bando dei sacchetti plastici per asporto merci la produzione e commercializzazione di sacchetti plastici ottenuti materiali poliolefinici contenenti additivi pro-degradanti .
Il tutto e´ ampiamente motivato dalla necessità a salvaguardia dell’ambiente e tutela delle leggi di libero mercato e concorrenza nell’interesse dei consumatori.