Traffico Raee: il viaggio di un televisore rotto dal Regno Unito all’Africa
Nascondendo un dispositivo GPS all’interno di televisori-rottame, la rete di attivisti inglese Environmental Investigation Agency è riuscita a tracciare uno dei tanti esempi di traffico illegale di rifiuti verso il Ghana e la Nigeria. Sorprendente la facilità con cui i trafficanti riescono ad eludere i controlli
18 May, 2011
Del traffico illegale di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche verso l’Africa se ne parlava da tempo. Le immagini di televisori, cellulari e computer ammassati in vere e proprie discariche all’aria aperta testimoniano un commercio clandestino in piena attività, che mette seriamente a rischio la salute dell’ambiente e delle persone, sia quelle che in questo traffico ci lavorano sia chi accanto alle discariche dei RAEE ci vive ogni giorno.
Ma quei rifiuti non sono nati sotto il cielo africano: hanno fatto un lungo viaggio, di solito via nave, partendo da quel “primo mondo” che non riesce più a controllarli. Una testimonianza arriva dall'Inghilterra dove l'Environmental Investigation Agency (EIA) ha appena pubblicato il dossier “System Failure: The UK’s harmful trade in electronic waste” (in allegato) che documenta il viaggio dei RAEE da Londra al Ghana.
L’operazione sotto copertura è durata 18 mesi e ha portato alla luce un mercato internazionale estremamente redditizio per la criminalità organizzata e le aziende che “cadono in tentazione”. Un elemento interessante dell’indagine ha rivelato infatti come nel traffico siano coinvolti attori di ogni livello, dal piccolo rivenditore di elettrodomestici alle istituzioni governative.
Poiché per legge le apparecchiature elettroniche possono essere esportate verso Paesi in via di sviluppo solo se funzionanti, gli agenti dell’EIA hanno nascosto all’interno di alcuni televisori non più riparabili dei sensori GPS per tracciarne gli spostamenti: settimane dopo uno degli apparecchi era finito in Ghana, l’altro in Nigeria.
Durante i mesi dell’indagine gli agenti dell’EIA a conoscenza di parecchi accorgimenti messi in campo dai trafficanti per eludere i controlli: in alcuni casi i RAEE venivano registrati con diciture generiche, spediti con documenti di viaggio irregolari in cui il contenuto delle casse non veniva dichiarato, oppure venivano fatti passare per apparecchiature funzionanti.
Il resto è storia nota: una volta raggiunta l’Africa le apparecchiature vengono smantellate per recuperare i materiali preziosi, spesso colpendole con martelli e mazze. A compiere il lavoro sono perlopiù ragazzini e bambini, che entrano in contatto con sostanze estremamente pericolose senza alcuna protezione. Le conseguenze sono gravi: problemi riproduttivi e di sviluppo, danni al sistema immunitario, o addirittura danneggiamento cerebrale.
“Il lavoro che abbiamo svolto – ha commentato Fin Walravens, veterano dell’EIA – dimostra che il Regno Unito non ha preso seriamente le sue responsabilità ambientali e non è stato in grado di controllare questo traffico illegale. Eppure il commercio illegale dei RAEE non è un problema nuovo: è tempo che il Governo dedichi alla questione tutto il tempo e le risorse che necessita”.