Sulle tracce della qualità.“La raccolta migliora davvero solo lavorando sui cittadini”
Agata Fortunato, Responsabile Ufficio Ciclo Integrato dei rifiuti della Provincia di Torino risponde alle domande di Eco dalle Città. “La qualità della raccolta? Comunicazione e controlli. Alla lunga il sistema coercitivo dà ottimi risultati, ma questi due binari devono correre paralleli”
14 June, 2011
Abbiamo già visto che aria tira nei cassonetti di Torino. Ma cosa succede quando i rifiuti raccolti arrivano nelle piattaforme di riciclo, per essere ispezionati dai Consorzi di filiera?
Agata Fortunato, Responsabile Ufficio Ciclo Integrato dei rifiuti della Provincia di Torino ci aiuta a capire come funziona il sistema e mette in luce ciò che funziona e ciò che potrebbe funzionare meglio…
Dottoressa, in base alle analisi qualitative sui rifiuti in ingresso alle piattaforme di riciclo, Conai stabilisce il corrispettivo economico da versare per il materiale raccolto. Come funzionano queste analisi e chi le compie?
Facciamo un esempio concreto, quello della piattaforma Demap di Beinasco: all’interno di questo impianto arriva la quasi totalità della produzione di imballaggi plastici provenienti dalla raccolta urbana del territorio della provincia di Torino. Qui viene effettuata la selezione, normata dall’accordo quadro Anci-Conai, (in allegato, NdR) accordo che definisce anche il sistema dei controlli.
Le analisi merceologiche vengono effettuate all’ingresso della piattaforrma, su un campione. Il campionamento è rapportato, sia nel numero che nella frequenza, alla dimensione del bacino conferitore ( quantità di rifiuti prodotti).
Si va da un minimo di 1 campionamento al semestre ad un massimo di 5 al mese per la raccolta multimateriale e fino a 4 mese per quella mono, e queste quantità sono raddoppiabili. Operativamente viene scelto un campione all’interno di uno dei camion in ingresso (il campionamento e anonimo e non preannunciato). Si avvisa poi il convenzionato del fatto che su uno dei suoi carichi è stato fatto un prelievo, e gli viene indicato il giorno di effettuazione dell’analisi merceologica in modo da potervi presenziare.
Il campione viene suddiviso in due porzioni ed è facoltà del convenzionato – un rappresentante dell’azienda di raccolta/Consorzio – quale parte scegliere per l’analisi.
Sostanzialmente l’analisi è una selezione manuale su un quantitativo ridotto: 100 – 150 kg. Vengono suddivise le frazioni omogenee che sono oggetto di selezione (imballaggi suddivisi per tipologia) separandola dalla frazione estranea. Nel caso di raccolta multi materiale viene ovviamente selezionata anche la frazione metallica. La frazione estranea viene poi rapportata al complesso della quantità di imballaggi solo plastici o ripartita in modo proporzionale sugli imballaggi plastici e su quelli metallici. La quantità di frazione estranea rinvenuta (e mediata) in tutte le analisi merceologiche del periodo costituiscono la quantità di frazione estranea attribuita al singolo convenzionato e sulla base della quale viene attribuito o meno il contributo alla raccolta (attualmente max 280,65€ per la raccolta monomateriale e max 253,84€ per quella monomateriale).
E questa è l’unica analisi che viene fatta? Non c’è un contradditorio?
E’ possibile richiedere fino al raddoppio de numero di analisi allorquando la media delle analisi effettuate da COREPLA porterebbe ad uno sforamento della fascia massima e quindi la non valorizzazione del contributo. A tutte le analisi è consentita la presenza del convenzionato e nel caso riscontri delle anomalie può segnalarlo, non è una situazione frequente.
Torniamo a monte, alle tipologia di raccolta che possono incidere sulla qualità del risultato. Con la raccolta porta a porta e la raccolta stradale si ottengono risultati differenti?
E’ chiaro che la raccolta porta a porta crea una connessione diretta fra il rifiuto prodotto e il cittadino produttore, che determina una maggiore sensibilizzazione e questo in teoria dovrebbe portare ad un miglioramento della qualità. Ma è anche vero che la raccolta stradale la fa solo chi vuole farla davvero, dunque non direi che ci siano differenze sostanziali dal punto di vista della qualità fra le due tipologie di raccolta. La differenza significativa fra i due sistemi, oltre che per la quantità di rifiuti raccolti (il porta a porta determina un significativo incremento quantitativo della RD), sta nella possibilità di effettuare sistematici e puntuali controlli.
Incide invece la scelta fra raccolta multi e mono materiale?
Restiamo ancora sull’esempio della plastica. Ci sono due modalità di raccolta sul nostro territorio: la sola plastica e plastica + metalli. Le due raccolte sono quasi equivalenti in termini quantitativi. La modalità multi materiale è stata avviata a partire dal 2006: ad oggi sono sei i bacini che la effettuano, tutto il Canavese e la parte sud del territorio della provincia di Torino, oltre all’area dell’Alta Valsusa.
La scelta del multi materiale è stata giustificata da motivi gestionali ed economici. E’ evidente che raccogliere due materiali insieme è un risparmio sia dal punto di vista tecnico che economico. La frazione metallica è quantitativamente molto ridotta e viene comune sempre raccolta in modo multi, nel resto della provincia viene raccolta assieme al vetro. Il vantaggio di raccoglierla assieme alla plastica sta nel peso specifico dei due materiali: raccogliendoli insieme riusciamo a valorizzarli al meglio.
Fino a luglio 2010 c’erano regole diverse nell’accordo Anci - Corepla: si diceva che la raccolta multi materiale andava portata nelle piattaforme di selezione e indipendentemente dalla qualità veniva pagato il contributo a valle delle attività di selezione sugli imballaggi effettivamente raccolti. Da luglio dello scorso anno è stata introdotta anche per la raccolta multi una fascia di qualità in ingresso, per stimolare un miglioramento della qualità. A quasi un anno dall’applicazione del nuovo sistema possiamo dire che sul nostro territorio il miglioramento c’è stato, nonostante il cambiamento sia avvenuto in modo troppo repentino: l’accordo era stato sottoscritto nella tarda primavera ed è entrato in vigore pochi mesi dopo, sconvolgendo il sistema in breve tempo. Questo ha senz’altro stimolato un miglioramento della qualità che però in alcuni casi è un miglioramento strutturale (si è inciso sulle modalità di raccolta) con ottimi risultati, come nell’Eporediese, mentre in altri casi è un miglioramento strumentale: semplicemente è stato inserito un ulteriore passaggio fra la raccolta del cittadino e la selezione nella piattaforma, e cioè un altro operatore che fa prepulizia, portando evidentemente ad un aumento dei costi. In questo caso il miglioramento c’è, ma è artificioso.
Per darvi un’indicazione delle fasce merceologiche, ne esistono due per il monomateriale: oggi la fascia max è al 16% di frazione estranea, che sarà ridotta al 15% nel 2012. C’è poi una fascia di eccellenza che oggi è al 5% e sarà ridotta al 4%.
Per il multimateriale c’è invece una fascia unica: oggi al 22% e progressivamente ridotta al 16%, dunque la stessa fascia massima sia per il mono che per il mono. Appare evidente che, benché sia indispensabile ed ormai non più procrastinabile migliorare in modo strutturale la qualità della raccolta (non solo quella della plastica ovviamente), da un punto di vista economico continua ad essere preferibile la raccolta multi poiché lascia qualche margine in più (la frazione estranea dicevo prima viene ripartita fra plastica e metallo)
Corepla ha cominciato ad effettuare analisi merceologiche sul multi materiale dal luglio dello scorso anno. La Provincia di Torino però le effettuava già sin dal 2006. Le modalità tecniche di effettuazione sono pressoché simili. Il numero di analisi effettuate è sempre stato per noi di 3 analisi mese per ogni conferitore, indipendentemente dalle quantità raccolte e vengono svolte da una società terza, dunque c’è una garanzia di imparzialità sia per la piattaforma che per i comuni e la Provincia.
Pur essendo modificato l’accordo, stiamo continuando comunque a mantenere il sistema di monitoraggio. A livello italiano siamo l’unico territorio che ha una simile ricchezza di informazioni, ricchezza che ha permesso di intraprendere le iniziative necessarie per un effettivo miglioramento.
Se vogliamo evitare che l’innalzamento del livello si qualità sia artificioso bisogna intervenire prima che il materiale raggiunga i centri di pre-pulizia. Che cosa si può fare, concretamente?
Dal mio punto di vista il miglioramento della qualità della raccolta avviene solo ed esclusivamente incidendo sulla raccolta fatta dai cittadini. Cicli di prepulizia come quelli che stanno avvenendo sul nostro territorio sono soluzioni tampone da limitare nel tempo. Sia da un punto di vista ambientale che economico si tratta di un aggravio di un sistema che già ha un suo impatto sulla tassa e le tariffe che arrivano ai cittadini. E’ indispensabile risollecitare l’attenzione attraverso campagne di comunicazione, anche perché spesso i cittadini non hanno ancora chiaro cosa devono buttare e come.
Per citare il caso della plastica, la stragrande maggioranza dei contaminanti è materiale plastico ma non imballaggio. Se il cittadino non è supportato da un’adeguata campagna informativa, penserà che l’oggetto in plastica deve andare nella plastica, come sembra logico. All’informazione è però indispensabile affiancare un efficiente ed efficace sistema di controlli e sanzioni. Alla lunga il sistema coercitivo dà ottimi risultati, ma questi due binari devono correre paralleli. Non si può sanzionare il cittadino senza avergli prima dato l’informazione corretta.
Un ultimo elemento è quello del sistema di tassazione: se il cittadino paga per quello che produce e in base alla qualità, allora sarà stimolato davvero a fare meglio. Nel nostro territorio abbiamo l’esperienza del Chierese che ha avviato già dal 2007-2008 un sistema di tariffazione puntuale e controlli e possiamo rilevare che la qualità è mediamente alta. Non si può dire la stessa cosa di altre realtà in cui il porta a porta non è supportato da sistemi tariffari e di controllo adeguati.
Sulla tariffa la normativa degli ultimi anni ci ha portato a cambiare idea molte volte. Qualunque sia la modalità, che si tratti di tassa o di tariffa, bisogna far pagare il cittadino per la quantità e la qualità di ciò che realmente produce.