Oxobiodegradabili: “Ddl sacchetti irricevibile. Cerchiamo una soluzione ragionevole”
In attesa della Conferenza Stato – Regioni, abbiamo chiesto a Claudio Maestrini, rappresentante ufficiale per l'Italia di Oxo-Biodegradable Plastics Association, un commento sul Ddl sacchetti del Ministero e sulla bozza contente le prime osservazioni delle Regioni
19 September, 2011
Dopo l’approvazione da parte del CdM del disegno di legge sui sacchetti di plastica si attendono ora le osservazioni delle Regioni. Partirei proprio da un commento della bozza contenete i primi appunti, che abbiamo pubblicato venerdì. Dal suo punto di vista è condivisibile? Il limite di spessore compreso fra 60 e 100 micron appare ragionevole?
Comincerei col dire che il DDL nella forma in cui è stato presentato dal Ministro Prestigiacomo è semplicemente irricevibile. Non solo per quanto riguarda gli spessori, ma anche per la mancanza di chiarezza sul campo di applicazione e per le sanzioni, che sarebbero ridicole se non fossero preoccupanti nella loro durezza, rapportate alla reale gravità delle eventuali infrazioni. E’ scandaloso che il falso in bilancio non sia più reato e la produzione di un manufatto in plastica comporti invece multe di centinaia di migliaia di euro. Così come è inaccettabile la campagna demagogica e fuorviante che il Ministero dell’Ambiente sta conducendo con i soldi dei contribuenti – quindi anche con i miei quattrini!– contro la plastica.: “Basta plastica!”. Simili toni apocalittici e perentori si addicono a campagne di altro genere e ad argomenti veramente tragici. Mi associo pertanto a quanto sostiene il Dr Lomellini, Presidente dell’Associazione Italiana Macromolecole, quando afferma che ai punti esclamativi del Ministero, che vogliono suscitare sgomento e indignazione in un’opinione pubblica disorientata, bisognerebbe aggiungere qualche punto di domanda. E in questa vicenda di punti interrogativi ce ne sono veramente tanti. A mio modesto parere la questione più importante però è questa: lo scopo della legislazione che riguarda i sacchi per asporto delle merci è quello di tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini o quello di garantire al comparto della bioplastica compostabile un mercato protetto? Se lo scopo della legge è la tutela ambientale, come credo tutti auspichiamo, allora bisogna chiedersi: che senso ha che venga introdotta sul mercato più plastica compostabile di quanta viene realmente inviata al compostaggio, visto che, quando questa finisce in discarica, sviluppa metano, che è un gas serra molto più nocivo dell’anidride carbonica, e quando finisce erroneamente nella filiera del riciclo della plastica crea seri problemi? Immaginiamoci, ad esempio, l’emergenza Napoli coi sacchi compostabili, che lascerebbero fuoriuscire i rifiuti ed attirerebbero insetti e roditori con il pericolo serissimo di epidemie! Che senso ha proibire gli shopper in plastica convenzionale o additivata, se poi si è costretti ad acquistare i “sacchi neri” per il rifiuto indifferenziato, le cui vendite sono aumentate del 1000 % da gennaio? La bioplastica compostabile va bene, ma deve finire nel compostaggio e solo nel compostaggio, deve cioè servire esclusivamente come contenitore della frazione umida o organica dei rifiuti. Per cui un valore ragionevole di spessore a mio giudizio non può superare i 25-30 micron. Fare sacchi in bioplastica compostabile più spessi significa sprecare inutilmente risorse, con potenziali danni per l’ambiente superiori a quelli che si vorrebbero evitare.
Partendo dal presupposto che la bioplastica compostabile è attualmente appannaggio quasi esclusivo della GDO, Lei sarebbe favorevole una sorta di "suddivisione di campi", un compromesso che preveda l'obbligo di utilizzare sacchetti compostabili per i grandi distributori e lasci "liberi" i piccoli commercianti di attrezzarsi con gli additivi?
Come ho detto sopra, la discussione sembra che ormai si sia ridotta ad una spartizione del mercato: tu prendi questa fetta e io mi prendo quest’altra. Probabilmente bisogna rassegnarsi a questa logica, ma questo non è il nostro punto di vista e non lo è mai stato. So di fare una proposta che nessuno ascolterà, ma secondo me varrebbe la pena di riprendere seriamente in mano la questione degli imballaggi plastici in generale, non solo degli shoppers, che sono stati ingiustamente demonizzati. Vale la pena di approfondire la tematica della compostabilità – che va benissimo purché non diventi un totem – e della biodegradabilità e di mettere in pista, affrontando la questione serenamente e senza pregiudizi, una legislazione chiara e meditata che, prima di arrivare a divieti bruschi ed inattuabili come quello che abbiamo per le mani, preveda una fase di incentivi per produttori ed utilizzatori che si rivolgano a soluzioni più ecocompatibili rispetto alla plastica convenzionale. Un lavoro non facile che richiede competenze tecniche ed acume politico, per cui faccio una facile previsione: non si farà. Si preferirà continuare ad andare avanti per slogan, anche perché gli interessi economici in gioco sono importanti e da una discussione aperta e trasparente potrebbero venire danneggiati. Fatta questa premessa, “obtorto collo” direi che una segmentazione del mercato come quella che lei menziona potrebbe essere un’accettabile base di discussione, anzi forse la migliore possibile, e noi siamo più che disponibili a considerarla. Preferiamo sicuramente un discorso come questo, che non uno che riguardi le fasce di spessore.
Parlando di costi di produzione, produrre un sacchetto additivato da 60 - 100 micron quanto potrebbe venire a costare? E sarebbe realmente riutilizzabile?
La plastica additivata con additivi oxo-biodegradabili costa circa un terzo di quella compostabile, forse meno: è difficile essere più precisi perché i prezzi delle materie prime subiscono continue e turbolente variazioni e per onestà bisogna dire che la bioplastica compostabile ha visto i prezzi un po’ ridursi negli ultimi mesi. Pertanto un sacchetto di plastica oxo-biodegradabile con spessore di 60 micron costa circa come un sacchetto di plastica compostabile delle stesse dimensioni, ma con spessore di 20 micron. Il sacchetto oxo-biodegradabile è sicuramente riutilizzabile almeno per 2 - 3 anni. Inoltre un sacchetto oxo-biodegradabile con spessore di 60 micron ha caratteristiche di resistenza ed elasticità sicuramente ottime: si può farci la spesa 10 o 20 volte senza problemi e poi può essere riutilizzato come contenitore del rifiuto differenziato, senza pericoli di lacerazioni. E qualora venisse incautamente abbandonato nell’ambiente – ma tutti quanti lavoriamo perché non succeda – si trasformerebbe rapidamente in biomassa, acqua ed anidride carbonica. Aggiungo che il sacchetto oxo-biodegradabile può essere realizzato con importanti percentuali di plastica riciclata, anche il 100%, diminuendone così ulteriormente l’impatto ambientale. Se dunque la logica è quella dello spessore, che come abbiamo detto non ci piace affatto, perché, tra l’altro, potrebbe indurre il mercato alla produzione di imballaggi inutilmente spessi, e quindi aumenterebbe, anziché diminuire, il consumo di plastica, non ci sono dubbi sulla validità e riutilizzabilità del sacchetto oxo-biodegradabile. Ripeto che per la plastica oxo-biodegradabile avrebbe senso considerare spessori anche molto inferiori ai 60 micron: si otterrebbero ugualmente sacchi robusti e riutilizzabili.
Sono previste azioni organizzate da parte dei produttori di oxobiodegradabili?
La plastica oxo-biodegradabile è continuamente fatta oggetto di critiche che, quando non sono semplicemente diffamatorie per screditarci come potenziali concorrenti (e un paio di querele siamo già stati costrette ad farle), derivano da pregiudizi e cattiva informazione. Le principali iniziative a cui stiamo lavorando intendono fare arrivare agli utenti un’informazione più chiara e veritiera sui nostri prodotti, che, pur con i loro limiti – il prodotto perfetto non esiste - possono rappresentare una valida opzione per andare verso un futuro di maggiore compatibilità ambientale. Ad esempio abbiamo vinto l’iniziale diffidenza nei confronti dei nostri prodotti da parte dei riciclatori: la plastica oxo-biodegradabile è presente da mesi nella filiera del riciclo delle materie plastiche e, come noi abbiamo sempre sostenuto, non crea assolutamente alcun problema. Nonostante si tenti di persuadere i consumatori che la plastica oxo-biodegradabile è un imbroglio – e non lo è affatto! – notiamo che i nostri prodotti vengono sempre più apprezzati, perché uniscono alle caratteristiche positive della plastica convenzionale la garanzia di una maggiore compatibilità ambientale. Portare su queste posizioni il Ministero però è molto più difficile, ma qualcosa stiamo tentando anche in questa direzione. Ci auguriamo anche che al DDL Prestigiacomo si oppongano, oltre a noi, le Regioni che devono presto valutarlo, le associazioni di categoria e tutti i portatori di interesse nelle opportune sedi competenti, non ultimi i parlamentari dotati di buon senso se e quando si arriverà alla discussione in aula. Noi non mancheremo di fare la nostra parte e di dare il nostro appoggio a tutte le iniziative che andranno verso una soluzione ragionevole di questa vicenda, divenuta ormai paradossale.