Ipotesi nuovo inceneritore (privato) a Settimo Torinese. Legambiente: "Inutile un nuovo impianto in provincia di Torino"
La preoccupazione dell'associazione ambientalista: "Uscito dalla porta ora rientra dalla finestra con un progetto presentato da un soggetto privato, partecipato societariamente dallo stesso comune di Settimo". Comunicato stampa Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta del 21.09.2011
21 September, 2011
Prevenzione dei rifiuti e recupero di materia sono la ricetta per scongiurare nuovi inceneritori. Le dichiarazioni pubblicate negli ultimi giorni sui giornali e il comunicato stampa diffuso dal Comitato “Settimo non incenerire” di Settimo Torinese relativo ad un nuovo inceneritore nella provincia di Torino, previsto nel sito dell’ex CEAT di Settimo, preoccupano Legambiente, che già aveva aspramente contestato l'ipotesi di un impianto 3 anni fa, quando il Sindaco di Settimo, Aldo Corgiat, rese disponibile il sito per la realizzazione del secondo impianto di incenerimento previsto dal Piano Provinciale con lo slogan da lui coniato “se non serve non lo faremo”. Gli studi fatti dalla Provincia di Torino in questi anni, il positivo trend della prevenzione e del recupero di materia hanno nei fatti reso inutile un secondo impianto come quello prefigurato dal P.P.G.R.2006. Oggi si potrebbe sostanzialmente dire che lo slogan sia diventato “non serve ma lo facciamo lo stesso”.
A distanza di 3 anni il progetto dell'inceneritore di Settimo ritorna in auge. Uscito dalla porta ora rientra dalla finestra con un progetto presentato da un soggetto privato, partecipato societariamente dallo stesso comune di Settimo, che si basa sulla tecnologia del Forno a Griglia Mobile con una linea da 160.000 ton/anno con l’obiettivo di bruciare rifiuti speciali non soggetti a privativa pubblica e pertanto fuori dal Piano Provinciale dei Rifiuti, attualmente gestisti dalla società SMC s.p.a nella discarica di Chivasso. Appare di tutta evidenza l’insostenibilità economica di tale proposta ed è pertanto logico attendersi sia l’adesione alla medesima della SMAT per i fanghi degli impianti di depurazione acque che dell’ATO-R per la quota residua degli RSU. Il tutto in regime di privativa, con o senza gare o con gare di facciata, lo vedremo. Insomma lo stato di cose rende del tutto inutile il tavolo di confronto che negli ultimi tre anni ci ha portati a condividere un percorso con la Provincia di Torino che doveva sfociare nella revisione del P.P.G.R. 2006, tra gli impegni programmatici dell’attuale presidente della provincia.
“Riteniamo che il vero obiettivo di questo progetto non sia l'interesse dei cittadini ed il corretto smaltimento dei rifiuti, bensì il mero interesse economico – dichiarano Michele Bertolino, responsabile settore rifiuti Legambiente Piemonte e Valle d'Aosta e Stefano Ciafani, responsabile scientifico Legambiente Nazionale -. Da sempre Legambiente sostiene che il futuro è la prevenzione dei rifiuti ed il recupero di materia e non la costruzione di impianti che saranno destinati ad essere alimentati con ulteriori rifiuti per potere essere pagati, con i soldi dei cittadini. La scelta di un nuovo impianto è inoltre ingiustificata: i dati relativi alla produzione dei rifiuti dimostrano che il semplice rispetto delle leggi vigenti che impongono il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata renderebbero semplicemente inutile un secondo inceneritore per il ciclo degli urbani”.
In allegato gli articoli pubblicati da La Nuova Periferia del 21 settembre con il comunicato del Comitato “Settimo non incenerire”