Consultazione UE sui sacchetti: 70% per il bando, ma non c'è accordo sul biodegradabile
Ecco i risultati della consultazione pubblica indetta dalla Commissione Europea per valutare le soluzioni per ridurre l’uso di sacchetti di plastica: 5.000 partecipanti volontari. Il 70% è per il bando, ma oltre l’80% non è d’accordo con le attuali definizioni di biodegradabilità
29 September, 2011
A maggio 2011 la Commissione Ambiente dell’Unione Europea aveva lanciato una consultazione pubblica per raccogliere l’opinione di cittadini e associazioni su quale fosse il modo migliore per ridurre l’utilizzo quotidiano dei sacchetti di plastica.
I dati sono stati raccolti mediante un questionario on line, su libera compilazione degli interessati. Al termine della consultazione – che ha chiuso le porte il 9 agosto – hanno risposto al questionario 15.056 cittadini, 151 associazioni industriali, 35 università, 52 enti pubblici, 60 ONG e 184 indicizzati come “altro”.
Alla prima domanda del questionario (Ritenete necessario adottare misure a livello europeo per limitare l’uso dei sacchetti di plastica?) ha risposto con “Assolutamente sì” il 46,79% dei partecipanti. “Sì” per il 27, 31%. Non è invece d’accordo il 7,92%. Fortemente contrario il 14,37%. Non ha un’opinione il 3,60%.
Ma che genere di misure dovrebbe adottare l’Europa? Il 61% dei partecipanti ritiene che un prezzo più alto sarebbe utile per disincentivare l’acquisto dei sacchetti. Alla domanda diretta “Ritenete che sia necessario un bando a livello europeo?” il 52,85% ha risposto “Assolutamente sì”. “Sì” per il 17,70%. Non è d’accordo il 7,14% ed è in fortissimo disaccordo il 20,81%. L’1,49% non ha un’opinione.
Possiamo quindi affermare che il 70% dei partecipanti alla consultazione ritiene il bando una misura necessaria – che non è proprio come dire che il 70% dei cittadini europei è a favore del bando! Ricordiamo che la partecipazione era volontaria, e che ha interessato 15.000 persone su 731.000.000 abitanti: lo 0,008% della popolazione. Chiariamoci: ciò non significa nemmeno che il dato sia improbabile, ma la consultazione non ha potuto – comprensibilmente – coinvolgere un numero sufficiente di persone, né tantomeno un campione significativo di popolazione.
Resta il fatto che 15.000 risposte sono comunque un ottimo risultato, vista la natura del questionario, e soprattutto considerata la scarsissima pubblicizzazione.
Torniamo al questionario: (quasi) tutti d’accordo sulla necessità di bandire i sacchetti, ma molte meno certezze su quali. La domanda che riguardava le esenzioni, era posta in questo modo: “Le misure atte a ridurre l’uso dei sacchetti di plastica dovrebbero fare una distinzione fra:
1) Biodegradabili e Non biodegradabili.
2) Riutilizzabili e Non riutilizzabili
3) Nessuna distinzione
4) Non so"
Il 57,60% ha indicato la risposta 1. Il 23,52%la risposta 2. Il 23,26% la risposta 3. Il 12,74% non ha un’opinione. Quindi quasi il 60% esonererebbe da un eventuale bando (ma anche da una tassazione?) i sacchetti biodegradabili.
Benissimo. Quali però? Possibile che a Bruxelles non si siano accorti della “leggera bagarre” sulla compostabilità?
No, tant’è che nella domanda successiva si chiede se gli attuali requisiti di compostabilità e biodegradabilità contenuti nella Direttiva Imballaggi siano da ritenersi efficaci. Il 31,62% non sa che dire. Il 29,66% li considera inappropriati. Il 26,42% parzialmente appropriati. Appena il 12,30% li promuove pienamente. E questo è un dato interessante: sarebbe anche utile capire che mestiere fanno i 15.000 cittadini in questione.
Curiosa anche la scelta della domanda successiva. Mentre in mezzo mondo il settore della plastica fa riferimento ai tempi di degradazione in impianto per determinare la compostabilità, la Commisione vuole sapere se sia il caso di considerare biodegradabile solo ciò che lo fa in condizioni naturali (suolo, acqua dolce, mare): ha risposto sì oltre l’80%.