Fotovoltaico, arriva la prima filiera italiana per la raccolta e il riciclo dei pannelli
Il progetto si chiama SunMeet e nasce dalla collaborazione tra il Cobat (Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo) e il Comitato Ifi (Industrie fotovoltaiche italiane). Un tavolo tecnico studierà la realizzazione di un impianto pilota
11 October, 2011
Dove vanno i pannelli solari alla fine della loro vita? Da oggi, la risposta a questa domanda è tutta italiana. Da un accordo tra Cobat, il Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo, e il Comitato IFI-Industrie Fotovoltaiche Italiane, è nato il progetto SunMeet, ossia la prima filiera tutta italiana per la raccolta, il riciclo e lo smaltimento dei pannelli fotovoltaici. Una partnership che unisce il know how delle aziende manifatturiere italiane (il Comitato Ifi rappresenta l’80% della capacità produttiva italaina di celle e moduli fotovoltaici) con la lunga esperienza di Cobat. Il consorzio, infatti, da oltre venti anni si occupa di raccolta, trattamento e riciclo di rifiuti di pile ed accumulatori, ma anche di rifiuti elettrici ed elettronici, pneumatici, pannelli fotovoltaici.
SunMeet, spiegano Cobat e Comitato Ifi, è «un’iniziativa senza precedenti in Italia, la cui importanza è testimoniata dai numeri del mercato». Sul territorio nazionale, infatti, sono presenti ad oggi circa 50 milioni di moduli, pari ad un’estensione di 75 km quadrati. Considerato che la vita media di un pannello è di 20-25 anni, nel prossimo periodo il riciclo e lo smaltimento rappresenteranno, quindi, un notevole problema ambientale che il sistema Paese dovrà affrontare.
Il sistema di gestione dei pannelli fotovoltaici esausti sarà reso possibile grazie ad una mappatura geo-referenziata di tutti gli impianti installati a livello nazionale, facilmente consultabile anche da GSE, e l’implementazione di un sistema di tracciabilità dei moduli a fine vita, istituendo una banca dati centralizzata che i due partner intendono rendere accessibile per la consultazione anche alle autorità competenti. Aderendo al sistema Cobat, tutti i produttori di moduli fotovoltaici, associati al Comitato IFI, nonché i distributori e gli importatori operanti sul territorio italiano, potranno garantire ai propri clienti il ritiro ed il successivo riciclo dei moduli fotovoltaici esausti, in modo da poter rilasciare agli stessi i requisiti certificativi necessari per beneficiare delle tariffe incentivanti previste dal decreto. «Ancora una volta Cobat sta lavorando – ha spiegato il Presidente Giancarlo Morandi – per offrire, grazie alla partnership con il Comitato IFI, un servizio ambientale di cui il sistema Paese dovrà presto dotarsi, vista la crescente diffusione di pannelli fotovoltaici in Italia, offrendo la propria consolidata esperienza ventennale nel settore ed una rete logistica diffusa capillarmente sull’intero territorio nazionale. La gestione dei pannelli fotovoltaici esausti sarà resa possibile grazie ad un sistema informatico messo a disposizione da Cobat per realizzare una mappatura geo-referenziata di tutti gli impianti installati nel Paese ed un sistema di tracciabilità dei moduli esausti, dal loro ritiro nel luogo dell’installazione alla consegna all’impianto di riciclo e smaltimento».
Un progetto, ha spiegato il Presidente del Comitato IFI, Filippo Levati, che rientra a pieno nell’idea di green economy: «È un altro passo in avanti promosso dal Comitato IFI per una filiera industriale italiana che guarda alla sostenibilità ambientale lungo tutto il ciclo di vita del prodotto, dalla sua realizzazione allo smaltimento. Un accordo che porterà ulteriori grandi benefici rispetto all’identificabilità e alla tracciabilità dei prodotti, oltre a positive ricadute sull’indotto delle aziende italiane, che potranno così riciclare e recuperare i materiali dei moduli fotovoltaici dopo la loro disinstallazione».
Aderendo al Consorzio, gli operatori del settore potranno, tramite la loro area riservata on line, indicare il luogo in cui viene posizionato ogni nuovo modulo fotovoltaico e dei moduli già posizionati, per realizzare così la mappatura nazionale, e richiedere la raccolta degli impianti a fine vita. Sarà possibile, spiegano Cobat e Ifi, anche posizionare «chip elettronici presso gli impianti fotovoltaici per una loro geo-referenziazione satellitare».
Altro aspetto rilevante in termini di trattamento e smaltimento è dato dall’origine dei pannelli fotovoltaici presenti a livello nazionale: solo il 25% è prodotto da aziende italiane mentre il 75% è importato da altri paesi e, dunque, risulta difficile tracciare i materiali presenti al loro interno. L’Accordo prevede anche l’istituzione di un Tavolo Tecnico che studierà proprio le diverse tipologie di moduli di vecchia e nuova generazione, per caratterizzarne la componentistica in prospettiva del loro trattamento, riciclo e smaltimento e creare un sistema nazionale di raccolta e stoccaggio dei moduli esausti. Compito principale del Tavolo tecnico sarà quello di analizzare le tecnologie di trattamento e riciclo per moduli fotovoltaici a fine vita esistenti sul mercato e realizzi uno studio di fattibilità per un impianto-pilota. Potranno così essere sperimentate nuove modalità di trattamento e riciclo dei pannelli fotovoltaici, sulla base delle quali prevedere la possibilità di realizzare in futuro un impianto nazionale. Una prospettiva che sta molto a cuore anche a Legambiente: «L’accordo risponde perfettamente alle esigenze di tutti quei cittadini che, per contrastare la realizzazione di grandi impianti a terra, si pongono il problema dello smaltimento dei pannelli fotovoltaici giunti a fine vita. Ci auguriamo che l’Italia possa continuare ad occupare un posto di primo piano nel settore della raccolta, del riciclo e dello smaltimento dei rifiuti anche attraverso la realizzazione di un impianto sul territorio nazionale per il trattamento dei pannelli esausti», ha spiegato Stefano Ciafani, responsabile scientifico nazionale dell’associazione.