Inceneritori di Settimo: 0, 1 o 2?
Il Comitato Settimo non incenerire ha ricostruito luci (poche) e ombre (tante) del progetto di un inceneritore per rifiuti speciali sull’area ex Ceat. Ma intanto restano i dubbi sul primo inceneritore, per rifiuti urbani, previsto dal PPGR del 2006, che dovrebbe bruciare ciò che il Gerbido non potrà smaltire. Si farà? Cauta la Provincia
20 October, 2011
Primo: ridurre i rifiuti. Secondo: riutilizzarli prima che qualcuno li chiami rifiuti. Terzo: aumentare la percentuale di raccolta differenziata. Quarto: aumentarne soprattutto la qualità. Quinto:ricordarsi che il Gerbido non brucerà tutti i rifiuti della provincia di Torino. Sesto: capire cosa fare delle 130.000 tonnellate di rifiuti che il Gerbido non può bruciare. Settimo: non incenerire.
“Un secondo inceneritore nel Comune di Settimo era già previsto dal PPGR del 2006 – chiarisce Arnaldo Cirillo, Presidente del circolo di Legambiente Simba di Settimo Torinese – ma poi dopo vari studi, rapporti e opposizioni (come la nostra) sembrava tutto fermo. Ora invece la macchina è ripartita, con un progetto sostenuto da una struttura societaria a scatole cinesi, che unisce Comune e soggetti privati non troppo raccomandabili”. Il comitato Settimo non incenerire si è dato un gran da fare in questi mesi a documentare gli interessi in gioco, ricostruendo un quadro che certamente non fa una bella pubblicità al sindaco.
(Per conoscere la storia leggi qui)
L’impianto che vorrebbe costruire Ecoema srl, che presenterà il progetto alla Provincia prevede due linee, una per rifiuti industriali e una per i fanghi – che in un primo momento sembrava avesse interessato da vicino il Gruppo Smat, anche se poi l’amministratore delegato ne ha preso le distanze sui giornali. Insomma, nulla a che vedere con i rifiuti urbani della Provincia. (Anche se ovviamente a livello tecnico l’impianto potrebbe riceverli, magari su una terza linea).
E quindi? Settimo avrà 0, 1 o 2 impianti di termovalorizzazione?
Ad oggi la situazione è complicata: da un lato c’è la necessità di rivedere il PPGR, come si cominciò a fare nel 2010, prima che la notizia dell’abolizione delle Ato e i problemi di governance bloccasse tutto, che prevede ancora la costruzione dell’impianto. Dall’altra il progetto di Ecoema, fra poche luci e molte ombre.
Ma serve o no un secondo inceneritore alla Provincia? Su questo punto ll’Assessore Roberto Ronco, presente oggi in audizione a Palazzo Città assieme a Paolo Foietta (Direttore ATO-R) non si sbilancia. “Magari non servirà, o forse basterà un impianto di piccole dimensioni. Possiamo lavorare sulla raccolta differenziata, che nei comuni della provincia ha raggiunto ottimi risultati, arrivando al 58%. Il nodo da sciogliere resta Torino”. Che oggi si assesta sul 42-43%. Ma di quanto può crescere la percentuale nei prossimi anni? “L’Amiat ha calcolato che alzare di un punto la raccolta differenziata costa circa un milione di euro” spiega Ronco “Torino può arrivare al 50% di RD, però bisogna trovare le risorse. E non si può contare sulla riduzione dei rifiuti, perché a differenza delle nsotre previsioni non è calata quanto ci si aspettava, anzi. Un leggero aumento c’è stato, dello 0,2-3%.
Insomma, il Gerbido brucerà – se tutto va come previsto e a pieno regime- 420.000 tonnellate all’anno – ma la necessità di smaltimento nel territorio della Provincia ad oggi è di (circa) 570.000 tonnellate (520 di RSU e 50 di scarti della raccolta differenziata). Restano (circa) 150.000 tonnellate, forse meno, forse più.
Intanto per quantificarle con esattezza bisognerà aspettare che il Gerbido entri a regime. Sarà collaudato alla fine del 2012; per tutto il 2013 saranno aumentate progressivamente le quantità di rifiuti conferite e nel 2014 l’impianto comincerà ad operare a pieno carico, con le famose 420.000 tonnellate.
“Attenzione però – ha chiarito Foietta – un conto è dire che un impianto è stato autorizzato per una certa capacità, un conto è dare per scontato che sicuramente funzionerà sempre a pieno regime. Ora non si può dire con certezza quanti rifiuti brucerà ogni anno il Gerbido, le valutazioni vanno fatte al termine della fase transitoria”. Per un po’ ci sarà ancora il supporto delle discariche, che grazie al lavoro di ATO-R e Amiat potrà fare da sostegno fino a metà del 2017.
“L’obiettivo però è chiuderle, e chiuderle significa esaurirle, anche per evitare che i bacini continuino a volerle utilizzare al posto degli impianti”. Ad oggi lo spazio ancora disponibile è di circa 865.000 metri cubi, con una riserva di ampliamenti già autorizzati di altri 700.000: abbastanza per coprire senza emergenze l’avviamento del Gerbido, ma per Foietta la decisione sulla strada da intraprendere per completare il ciclo integrato non si può rimandare oltre il 2012.