Il Consiglio di stato: a Roma emergenza post Malagrotta
I giudici respingono il ricorso di Colari e scrivono che lo stato di emergenza ambientale a Roma in merito alla chiusura di Malagrotta si fonda "su una situazione oggettiva"
18 January, 2012
Lo stato di emergenza ambientale a Roma "in relazione all'imminente chiusura della discarica di Malagrotta e conseguente realizzazione di un sito alternativo per lo smaltimento dei rifiuti" si fonda "su una situazione oggettiva". Lo ha stabilito la quarta sezione del Consiglio di Stato respingendo il ricorso presentato dal Consorzio Laziale Rifiuti-Colari contro l'ordinanza emanata nel novembre scorso dal Tar del Lazio.
A fine dicembre Palazzo Spada aveva fermato l'esproprio del sito di Quadro Alto (Riano) e allungato di fatto la vita della maxidiscarica romana accogliendo l'istanza di "misure cautelari provvisorie" presentata dal Consorzio (presieduto Manlio Cerroni, proprietario di Malagrotta ed anche del sito di Riano) fissando pero' al 17 gennaio il giudizio di merito. Ieri, appunto, la decisione, spiegate nell'ordinanza numero 142 in cui vengono definite "del tutto condivisibili le affermazioni operate dal giudice di prime cure" e si sottolinea come lo stato di emergenza appaia "rilevante ai sensi dell'art. 2 della legge n. 225 del 1992 (quella che istituisce il servizio nazionale di protezione civile, ndr), norma che qualifica gli eventi unicamente in relazione alle modalita' con cui questi devono essere fronteggiati".
A novembre scorso, il Tar del Lazio aveva respinto la sospensiva richiesta da Federlazio e Colari sugli impianti alterinativi di stoccaggio di Riano e Corcolle. Secondo quanto scrissero allora i giudici, lo stato di emergenza rifiuti “si fonda su una situazione oggettiva”. Al momento, inoltre, non risultavano "adottati atti di definitiva localizzazione” per i siti provvisori di smaltimento rifiuti per gestire l’emergenza rifiuti nel Lazio. Per queste motivazioni il Tribunale amministrativo respinse le richieste con le quali il consorzio Federlazio e Colari che contestavano il decreto che, in relazione alla chiusura della discarica di Malagrotta, indicava la necessità di realizzare siti alternativi.